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Non solo corrispondenza e assicurazioni. Francesco Caio, amministratore delegato di Poste italiane, spera di vincere la gara per Pioneer, la società del risparmio gestito messa in vendita da Unicredit, e proseguire il cammino intrapreso nel settore del risparmio. Per farlo ha siglato giovedì scorso un accordo con Cassa depositi e prestiti, presieduta da Claudio Costamagna e controllata all’80 per cento dal Tesoro, e Anima, l’operatore indipendente dell’industria del risparmio gestito di cui lo scorso anno ha acquisito il 10,3% detenuto da Banca Monte dei Paschi di Siena. E, “se non sarà Pioneer – ha detto la presidente di Poste, Luisa Todini, per noi sarà qualosa d’altro. Per noi il risparmio gestito fa già parte di un binario tracciato”. Forse presagendo una possibile vittoria della francese Amundi nella gara per Pioneer?

L’ACCORDO

La cordata con Anima e Cdp prevede “lo sviluppo di un progetto comune finalizzato alla creazione di un primario operatore del settore della gestione del risparmio capace di valorizzare al meglio il risparmio privato in Italia”, si legge in una nota. “Oggi compiamo un ulteriore passo importante nel settore del risparmio gestito, con l’ambizione di creare un player italiano che avvalendosi di nuove competenze anche internazionali rafforzi le sue prospettive di crescita in un settore strategico per il paese”, ha commentato l’offerta per Pioneer l’ad di Poste. A prescindere dal fatto che l’acquisizione di Pioneer vada o meno in porto, nell’ambito dell’accordo è previsto un riassetto che diventerà operativo nel corso del prossimo anno. L’accordo prevede che Poste conferisca ad Anima la propria sgr BancoPoste fondi attraverso un aumento di capitale riservato al gruppo postale.

LE OFFERTE PER PIONEER

Il termine per la presentazione delle offerte vincolanti per Pioneer è scaduto il 10 novembre. Oltre al gruppo di Caio, hanno manifestato il loro interesse la francese Amundi, ritenuta in testa, l’australiana Macquarie insieme ad Ameriprise. Mentre Aberdeen Asset Management ha abbandonato la sfida ritenendo il prezzo per l’acquisto del gruppo di risparmio gestito di Unicredit troppo alto. “Eravamo entrati nella seconda fase ma ci siamo ritirati” ha dichiarato il Ceo del fondo, Martin Gilbert.

Tutte le offerte giunte per il gruppo del risparmio gestito sono superiori ai tre miliardi di euro. La decisione di Unicredit sarà presa entro il 13 dicembre, in occasione della presentazione del nuovo piano industriale a Londra.

IL PIANO DI POSTE E CDP

“Assumendo che Poste e Cdp costituiscano un veicolo che partecipi al 70% la NewCo, il restante 20% di equity andrebbe a Anima e il 10% ad Aberdeen – ha scritto in un report Gian Luca Ferrari di Mediobanca Securities – l’ipotesi è di un’offerta di 3 miliardi aumentabile a 3,5 grazie a una leva di mezzo miliardo”. Un’offerta che in base ai rumors circolati potrebbe essere anche potenziata ulteriormente e che in ogni caso sarebbe accrescitiva di valore per Poste. Lo spiega ancora Ferrari: “Poste potrebbe mettere nel veicolo 1,8 miliardi, pari all’86% del suo valore – dice l’analista – in questo caso avrebbe una quota del 60% della NewCo che dal veicolo è partecipata al 70%: Assumendo i profitti pro-quota in assenza di sinergia di cisti e un costo lordo del funding del 4%, il deal sarebbe accrescitivo dell’epa di Poste per il 5%, se Pioneer venisse acquistata a 3,5 miliardi”. Ma anche ipotizzando che non ci sia alcuna sinergia di costo e un prezzo superiore a 4,5 miliardi, il deal genererebbe ancora un valore aggiuntivo del 2% sull’epa delle Poste. Un’operazione win-win.

Se l’operazione andasse in porto, il gruppo postale guidato da Caio diventerebbe l’azionista principale della terza società di gestione italiana, con 292 miliardi di euro di asset, dopo Generali, che conta 475 miliardi miliardi di asset sotto gestione, e Intesa Sanpaolo 367.

SPERANZE E PREVISIONI

Per il governo è importante che Pioneer resti in mani italiane, meglio se sotto il controllo della Cdp, braccio creditizio del Tesoro, e della sua controllata, Poste italiane. “Al Tesoro non va a genio che uno dei grandi magazzini di Bot e Btp finisca in mani straniere. Meglio le Poste che, assieme alla controllata Anima, può permettersi un’ operazione tra i 2 i 3 miliardi di euro, in parte a debito”, ha scritto Ugo Bertone su Libero Quotidiano sottolineando che sarebbe proprio Matteo Renzi, a voler giocare “la carta Poste per rimpolpare il capitale di Unicredit”. Bonafede sottolinea inoltre che “un francese (Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, ndr) che vende a dei francesi (Amundi, ndr) come primo atto importante della sua nuova gestione potrebbe non essere un buon inizio”.

Francesco Caio e Luisa Todini

Ecco come Poste Italiane puntano su Pioneer di Unicredit

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