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La scudisciata inferta due settimane fa da Carlo Calenda ha smosso le acque nel sistema fieristico italiano. Dal ministro dello Sviluppo economico, in occasione della Summer School di Confartigianato in quel di Roma è arrivato un caldo invito al settore a non disperdere soldi in iniziative poco utili e a non farsi la guerra (qui il resoconto di Formiche.net). Ma quali sono i fronti più caldi oggi nel risiko delle fiere italiane?

SEGNALI POSITIVI

Prima di passare in rassegna le principali frizioni, è bene dare un’occhiata alla 29° rilevazione trimestrale sulle tendenze del settore condotta dall’Osservatorio congiunturale di Aefi (Associazione espositori e fiere italiane) e rivolta a 25 poli fieristici aderenti al network. Nel secondo trimestre del 2016 (aprile-giugno) si registra una ripresa rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso sia in termini di manifestazioni che nel numero di espositori (qui tutti i dettagli). In crescita anche superfici occupate e flussi di visitatori (soprattutto italiani) con previsioni “decisamente ottimistiche per il trimestre successivo”.

GENOVA, SI LITIGA SULLA NAUTICA

Nemmeno un euro nel 2017 al Salone Nautico di Genova se le due associazioni del settore, Ucina (Confindustria) e Nautica Italia non si mettono d’accordo. Questo l’affondo del ministro Calenda scagliato dal palco della Confartigianato e tuttora oggetto di discussione tra gli addetti ai lavori presenti alla kermesse ligure tuttora in corso. Secondo il presidente di Ucina Carla Demaria, il Salone di Genova merita il contributo del Governo a prescindere dalle divisioni “perché è la vetrina internazionale della nautica”. Il timore di dover fare a meno in futuro del milione e 150mila euro sborsati dal Ministero quest’anno è evidente. Ma non è detto che possa bastare a sanare la frattura tra i confindustriali e Nautica Italia, l’associazione avviata da alcuni grandi marchi. “Il ministro Calenda – ha aggiunto Demaria – ha ragione quando chiede unità all’interno del settore. Ma io penso abbia fatto bene a dare quest’anno un contributo molto significativo che ci ha permesso di fare un salone più internazionale e più bello,e lo ringrazio”. Che poi il Salone Nautico debba essere fatto a Genova, lo ha ribadito anche il governatore lombardo Roberto Maroni spiegando di aver avviato un dialogo con Fiera Milano per capire come valorizzare ulteriormente quella manifestazione, scegliendo in un secondo momento di lasciare tutto nel capoluogo ligure.

LA FRATTURA SUL LIBRO

Dove le tensioni del risiko fieristico sono sfociate in una rottura è lungo la direttrice Torino-Milano. Chiara Appendino non ha fatto in tempo a sistemarsi sulla poltrona da sindaco del capoluogo torinese, che subito Fiera Milano (particolarmente attiva nel tentare di accaparrarsi manifestazioni in giro per l’Italia) le ha soffiato il Salone del Libro portandosi dietro gli editori. I tentativi di riconciliazione con il compromesso di una kermesse giocata su due fronti non hanno raggiunto i risultati sperati, così la trattativa è definitivamente saltata, come spiegato in questo articolo di Formiche.net. Morale della favola, Aie e Fiera Milano si faranno il loro salone con gli editori, Torino – come sostenuto dalla stessa Appendino e dal governatore dem Sergio Chiamparino – cercherà di mettere in piedi un evento in grado di differenziarsi.

BOLOGNA FA SHOPPING A BARI (CON L’INCOGNITA REGIONALE)

Altro fronte di fibrillazione in ambito fieristico è quello bolognese. Non solo per i problemi finanziari di BolognaFiere, alle prese con un braccio di ferro tra soci privati e sindacati che sarebbero riusciti a scongiurare 123 esuberi (senza dimenticare gli scontri dentro al Cda), ma anche con riferimento ai movimenti in terra pugliese. La società di gestione dei padiglioni bolognesi è infatti prossima a stringere un accordo con Fiera del Levante per costruire una newco alla quale per sessant’anni sarà affidata l’organizzazione di eventi nel salone di Bari (qui l’approfondimento). Questa operazione sta suscitando ostilità sia in terra pugliese che a Bologna, dove il Movimento 5 Stelle ha accusato i vertici di BolognaFiere e Regione di fare shopping senza curarsi dei problemi di casa propria. Va poi aggiunto che lo stesso governatore emiliano Stefano Bonaccini da tempo ha spinto sull’acceleratore del progetto per arrivare alla creazione di un polo fieristico emiliano-romagnolo che si basi su una sempre maggiore sinergia e collaborazione tra i saloni di Rimini, Bologna e Parma. Ma è chiaro che se Bologna va a braccetto con Bari e Rimini ha appena stretto un accordo con Vicenza, le premesse del polo regionale non sono certo buone.

LE TENSIONI TRA ORTOFRUTTA E FOOD

Ci sono infine i comparti di ortofrutta e food a vivacizzare il dibattito su fiere e dintorni. Nel primo caso, CesenaFiera ha appena chiuso un’edizione molto positiva di Macfrut (il salone ortofrutticolo ospitato nei padiglioni di RiminiFiera) che si è confermata la principale manifestazione della filiera a livello nazionale, tanto da godere del contributo governativo. Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina intervenuto per l’inaugurazione, ha chiesto “meno organizzazioni e più organizzazione”, auspicando maggiori sinergie. Peccato che nel maggio 2017 si terranno pressoché in contemporanea sia Macfrut (che viene così anticipato) sia Fruit & Veg Innovation a Fiera Milano in contemporanea con Tuttofood, un nuovo format scaturito dalla collaborazione tra la società milanese e Veronafiere che ha concesso di portare un po’ di Vinitaly nei padiglioni di Rho. Non bastasse, Tuttofood è il concorrente diretto di Cibus, il salone internazionale del cibo organizzato da Federalimentare a Parma e protagonista lo scorso maggio di un acceso dibattito tra i vertici di Fiera Milano e i vertici dell’associazione confindustriale sull’opportunità o meno di trasferire una manifestazione di tale importanza in una location più attrezzata sotto tutti i punti di vista come Milano.

Fiere e dintorni, ecco tutte le grane sul tavolo di Calenda

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