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Il Teatro dell’Opera di Roma ha perso un’opportunità: ricordare i 15 anni dalla morte di Giuseppe Sinopoli a Berlino nel 2001, durante una recita di Aida alla Deutsche Oper. Veneziano, Sinopoli amava fortemente Roma, dove aveva acquistato casa e pensava di viverci per sempre con la moglie ed i figli. L’aveva riempita di oggetti antichi (quando morì stava per laurearsi in Archeologia, dopo aver già conseguito una laurea in Medicina). Si era dedicato anima e corpo in un tentativo di rilancio del Teatro dell’Opera e nella costruzione di un’orchestra internazionale di livello mondiali. Ma aveva tutti contro, dovette cedere le armi e ne soffrì tanto che ciò accelerò i problemi cardiaci che nascondeva.

Invece, il Teatro alla Scala, a cui fu legato da un rapporto durato dieci anni di straordinaria densità affettiva non meno che musicale, lo ricorda il 6 ottobre con un concerto dei Cameristi della Scala diretti da Enrico Dindo e con un incontro al Ridotto dei Palchi.

Il concerto, fortemente voluto da diversi professori d’orchestra che con Sinopoli hanno a lungo collaborato e dal direttore artistico dei Cameristi Gianluca Scandola, inaugura la stagione “Invito alla Scala” 2016/2017. Sui leggii il Quartetto “Der Tod und das Mädchen” di Franz Schubert nell’orchestrazione di Gustav Mahler, Klangfarben dello stesso Sinopoli (mai eseguito a Milano) e Metamorphosen di Richard Strauss. Schubert, Mahler, Strauss: punti cardinali che evocano il multiforme e complesso universo culturale di Sinopoli, impossibile da racchiudere nel programma di un concerto.

Alle ore 17.30 dello stesso 6 ottobre al Ridotto dei Palchi si svolge un incontro dal titolo “Giuseppe Sinopoli direttore d’orchestra, compositore e saggista” condotto da Franco Pulcini e con la partecipazione di Enzo Restagno, Paolo Arcà e Cesare De Michelis.

Giuseppe Sinopoli, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente stabilendo un’ottima relazione personale, è una delle figure più originali della cultura italiana, non solo musicale, dell’ultimo scorcio del ‘900. Nato a Venezia, studia nei conservatori di Messina (organo) e Venezia (composizione) prima di laurearsi in Medicina a Padova e seguire i corsi di Stockhausen a Darmstadt. Tra i suoi insegnanti di direzione d’orchestra Bruno Maderna e Hans Swarowsky. La carriera direttoriale di Sinopoli si snoda tra Berlino (Deutsche Oper dove debutta con Macbeth nel 1980), Londra (dove è dal 1984 Direttore principale e dal 1987 Direttore musicale della Philharmonia), Roma (Direttore dell’Orchestra di Santa Cecilia dal 1983 al 1987), Firenze (Direttore onorario del Maggio), Bayreuth (Tannhäuser nel 1984, indi Parsifal, e nel 2000, primo italiano, l’intero Ring), Dresda (dove è Direttore musicale della Staatskapelle dal 1992) oltre alla Fenice di Venezia.

A Milano Sinopoli sviluppa una relazione privilegiata con la Filarmonica e quindi con il Teatro alla Scala. Tra le grandi orchestre dirette da Sinopoli ricordiamo almeno i Berliner e soprattutto i Wiener Philharmoniker che diresse spesso a Vienna e in tournée. Sinopoli fu anche il primo grande direttore ad accettare di dirigere l’Orchestra Sinfonica Nazionale Infantile del Venezuela: Gustavo Dudamel ricorda spesso di essere entrato alla Scala per la prima volta in occasione del grande concerto che Riccardo Muti diresse in sua memoria. Del 1994 è la decisione di restringere l’attività a quattro istituzioni: “Ho deciso di lavorare solo con Bayreuth, Dresda, Wiener e Scala”. La sua opera Lou Salomé, presentata a Monaco nel 1981, è stata ripresa nel 2011 alla Fenice di Venezia.

Tra i saggi e altri scritti di Sinopoli ricordiamo Il mio Wagner, Parsifal a Venezia, e, appena pubblicato, I racconti dell’Isola, tutti per i tipi di Marsilio.

Foto Lelli e Masotti

In ricordo di Giuseppe Sinopoli

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