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Chiara Appendino ha un problema: nel 2017 deve trovare almeno 30 milioni per risolvere una questione contabile che coinvolge Gtt e Infra.to, società controllate al 100% dal Comune di Torino che si occupano rispettivamente di gestire i trasporti e ampliare la linea della metro. La sindaca l’ha detto chiaramente, qualche giorno fa, al convegno “Quale giustizia?” organizzato da Magistratura indipendente. “Ci saranno 30 milioni in più di cui la Città dovrà farsi carico”. Sono i soldi necessari a coprire le rate dei mutui accesi dalle società controllate per acquistare i tram e costruire la linea 1 della metropolitana. Rate che negli ultimi tre anni il Comune non ha rimborsato alle sue società.

L’INDAGINE DELLA CORTE DEI CONTI

Sulla vicenda indagano sia la Procura che la Corte dei Conti. I magistrati contabili hanno avvertito l’amministrazione del rischio di un “potenziale debito fuori bilancio” dovuto agli squilibri delle due società. In sintesi, è emerso un disallineamento fra i crediti inseriti a bilancio dalle controllate e i corrispettivi debiti che avrebbero dovuto comparire nei bilanci del Comune e tuttavia non ci sono.

I MUTUI NON PAGATI

La matassa che la sindaca grillina è chiamata a dipanare non è stata ingarbugliata da lei né dall’amministrazione a 5 Stelle, insediatasi solo la scorsa estate. È invece eredità della gestione Fassino, considerato che i problemi sono cominciati nel 2014. La Appendino ha parlato di 30 milioni. La cifra racchiude le rate del 2017 di alcuni mutui accesi da Gtt e Infra.to per l’acquisto delle motrici della linea tranviaria 4 e per la realizzazione delle metropolitana. Ma il problema è soprattutto il pregresso: da quanto è emerso, il Comune, a partire dal 2014, non ha rimborsato né Gtt né Infra.to per quelle spese. Nel triennio 2014-2016 mancherebbero 76,9 milioni di euro. Cifra che si raggiunge sommando i 28,6 milioni reclamati da Gtt (13,6 di mutui e 15 di interessi passivi), i 18,7 milioni chiesti da Infra.to, e le varie rate del 2016.

L’ESPOSTO DELLA LEGA

Questo l’esito della ricognizione avviata dall’amministrazione guidata dalla Appendino, che ha spedito tutto in Corte dei Conti e in Procura. Della vicenda si parlava già quest’estate, quando a renderla di dominio pubblico erano state le interpellanze e gli esposti del notaio Alberto Morano, ex candidato a sindaco per la Lega e oggi consigliere di opposizione. A ottobre c’è poi stato un blitz delle Fiamme Gialle in Municipio. Nel frattempo la giunta ha analizzato i bilanci, avviando un dialogo con la Corte dei Conti. Quest’ultima, nella sua ultima relazione, è stata perentoria: poco importa che i mutui gravino sui bilanci delle società: per il Comune “questa spesa deve essere considerata obbligatoria, di fatto “incomprimibile”, quindi prioritaria rispetto ad altre: infatti, il Comune si è impegnato convenzionalmente a coprire quelle spese”. E ancora: “Considerata l’esistenza di specifiche convezioni, il mancato impegno potrebbe profilarsi come un potenziale debito fuori bilancio”.

I TAGLI ALLE FERMATE

Ora la questione è in mano alla sindaca. La strategia scelta per risolvere il problema passerà dalla rinegoziazione dei mutui, e la Appendino ha già annunciato un audit interno per capire quali spese degli anni passati dovranno andare a gravare sugli equilibri del Comune. In parallelo, c’è il tentativo di “razionalizzazione” i servizi, di cui si è cominciato a discutere già in autunno. Gtt dispone 8 linee tranviarie, 80 linee urbane e suburbane e 70 linee extraurbane. Gestisce due linee ferroviarie, la Torino-Ceres e la Rivarolo-Chieri. I servizi urbani e suburbani percorrono 56 milioni di chilometri l’anno, quelli extraurbani oltre 13 milioni. La società dispone di 8851 mezzi fra bus e tram, mentre le fermate sono 3779, comprese quelle fuori Torino.

E a proposito di fermate, da qualche mese si parla di una possibile rivoluzione: eliminarne una parte per accorciare i tempi delle corse. L’ipotesi è stata lanciata lo scorso autunno, relativamente alla lunghissima linea 4. La soluzione limiterebbe i tempi di percorrenza e permetterebbe il risparmio di un mezzo e di un turno del personale, ma molti utenti protestano perché tagliare le fermate limiterebbe il servizio, più che migliorarlo.

LOTTA AI “PORTOGHESI”

Poi c’è la lotta all’evasione. Su questo punto la settimana scorsa la sindaca ha lanciato la sua proposta direttamente dal suo blog: da maggio ogni passeggero sarà obbligatorio “bippare” con la tessera tutte le volte che salirà sul un bus o su un tram. Compresi gli abbonati. “Questo piccolo sforzo da parte dei passeggeri ci aiuterà in diversi modi – scrive Appendino – Innanzitutto ci permetterà di avere dati molto più precisi sui carichi delle diverse linee. In secondo luogo questa misura ci aiuterà a combattere l’evasione. Avete mai preso un mezzo pubblico in Inghilterra, ad esempio? Vi assicuro che, se qualcuno sale senza timbrare, il primo a riprenderlo non è l’autista ma il passeggero più vicino. Perché, giustamente, chi paga un biglietto o un abbonamento, pretende che tutti rispettino le regole. Ma questa forma di controllo sociale è possibile soltanto se la regola impone a tutti di validare il biglietto”.

A Bologna già si fa, ma a Torino anche questa proposta ha suscitato polemiche. Prima di tutto nell’ora di punta molti mezzi sono così pieni che è complicato salirci, figurarsi “bippare”. In secondo luogo, la multa prevista per l’abbonato che non passa il badge sarebbe ridicola, si parla di circa 3 euro . E quindi, più che alle sanzioni, a Palazzo Civico stanno pensando a un sistema che premi gli utenti virtuosi, ma non è ancora chiaro come.

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