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Si potrebbe definire la rivoluzione dolce del trasporto urbano. Dopo le proteste di tassisti imbufaliti che vedevano ridursi la proprio rendita di posizione, adesso la nuova frontiera per Uber non sono più le quattro ruote ma le due ruote e, in particolare, quelle delle biciclette.

Funziona il servizio che la società californiana ha lanciato in tre città dopo oltre un anno di sperimentazione. Si chiama Uber Rush e consente agli utenti di chiamare un corriere attraverso una specifica applicazione che traccia il percorso fino all’avvenuta consegna della merce. Così gli autisti si sono trasformati in fattorini e Uber in un corriere speciale per trasportare pacchi, documenti, fiori o abiti da un punto all’altro della città. Il servizio è attivo a Chicago, San Francisco, e New York. Ma si pensa di estenderlo ad altre città campione e non solo americane, a partire da Città del Messico e San Paolo in Brasile.

“Quando i clienti sono in attesa, ogni minuto è importante”. È la filosofia che sta alla base del servizio di Uber Rush che proprio grazie all’agilità delle biciclette consente di evitare i “colli di bottiglia” durante le ore più trafficate e ottenere il maggior numero di consegne sulla strada di cui si ha bisogno. Il business fiutato da Uber sopratutto per le metropoli c’è tutto, perché è indubbio che vengono apportati cambiamenti sostanziali non solo alle economie di tutti i punti vendita che ne usufruiscono ma anche al modo di vivere e gestire il tempo.

Tanto è importante questa nuova frontiera che già alcuni studi classificano Uber Rush come un modello aziendale che potrebbe rosicchiare entro il prossimo triennio il 10% della quota mondiale. Stavolta, però a differenza dei tumulti di piazza, non ci sono state manifestazioni anche se il settore ha grandi colossi nella consegna come FedEx o DHL. Un’espansione business to business che porterà la società californiana – inventata dal nulla dallo spregiudicato Travis Kalanick e già oggi valutata oltre 50 miliardi di dollari – a competere con altri colossi del web, come Amazon e Google che stanno cercando di entrare nel mondo delle consegne rapide a colpi di tecnologia.

Ma la sfida di Uber è stata subito presa a modello dal concorrente cinese Didi Chuxing che ha investito 10 milioni di dollari in Ofo, un’azienda che si occupa di bike sharing, nell’ottica di espandere i propri servizi al di là del semplice ride-sharing, ma in altri settori più competitivi come appunto quello dei corrieri postali.

Per adesso il servizio è indirizzato soprattutto agli amanti della bici che attraverso un’applicazione possono utilizzare una delle 70mila biciclette diffuse per oltre 20 città cinesi. Si utilizza il mezzo e si paga calcolando la quota in base al tempo trascorso sulle due ruote. L’idea inizialmente è stata rivolta agli studenti universitari – che possono usufruire del servizio gratuitamente – ed è stata pensata come un incentivo per tutti a lasciare a casa l’auto, considerando che la tariffa media è di 27 centesimi di euro al minuto. Ma anche Didi – che è passata alla cronache recenti per aver costretto Uber a dismettere la propria rete cinese – è pronta ad allargare il raggio d’azione e sfruttare la bici, che poi in Cina è sempre stata tradizionalmente il primo mezzo di trasporto, per le consegne rapide e veloci.

Per adesso la rivoluzione è dolce sulle due ruote, chissà se questa frontiera arriverà mai anche in Italia dove alcune start up per la verità hanno fiutato il business. Come Youpony, messa in pista da Rodolfo Falletti, l’inventore del portale subito.it, che vorrebbe imitare Uber proprio nella spedizione e gestione delle consegne: dove tutti possono diventare un corriere consegnando merci per conto terzi. Anche se c’è tanta strada ancora da fare.

 

Uber e Didi adesso si sfidano a colpi di biciclette

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