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Durante il nostro recente Investment Forum di Hong Kong, alcuni dei principali temi affrontati sono stati la “disruption” tecnologica (quando un’innovazione crea una rottura con il passato) e la situazione geopolitica.

Entrambi dovrebbero continuare ad influenzare i mercati dei capitali ancora a lungo, come del resto è stato evidenziato anche dalle prime misure adottate dal nuovo Presidente degli Stati Uniti. Trump non solo ha messo in discussione l‘intera politica delle alleanze in Occidente, ma anche la globalizzazione, e con essa il meccanismo che, attraverso concorrenza e vantaggi comparativi, contribuisce a creare una situazione favorevole a tutti i partecipanti. E non solo per la Cina, altro importante punto all‘ordine del giorno: al nostro forum è stato infatti interessante discutere della progressiva apertura di Pechino anche per quanto riguarda i mercati dei capitali.

Dopo la fase di grande ottimismo in attesa degli interventi di politica fiscale di Trump, ora ci troviamo di fronte alla realtà. Nel frattempo la geopolitica rimane un tema più che mai attuale, considerando l’avvio della Brexit, le elezioni parlamentari nei Paesi Bassi in marzo e le presidenziali in Francia nel mese di aprile.

L‘unica costante in mezzo a tante variabili sembra essere la politica monetaria globale, che comunque non è immune da possibili variazioni. Le critiche che Donald Trump ha rivolto alla politica di Janet Yellen inducono a chiedersi se la curva dei tassi non potrebbe rivelarsi ancora più ripida del previsto. È pur vero che, se si vuole un dollaro statunitense più debole, non si può adottare una politica monetaria più restrittiva.

Nell‘Area Euro, il Presidente della BCE Mario Draghi è invece alle prese con l‘aumento dell‘inflazione, che rende sempre meno probabile una nuova proroga del programma di acquisto titoli nella sua forma attuale oltre dicembre 2017. In ogni caso, la linea delle principali Banche Centrali rimane espansiva, e non si prospetta una imminente conclusione dell’era dei tassi d‘interesse bassi o negativi.

La buona notizia è che nelle ultime settimane gli indicatori congiunturali hanno delineato un quadro sempre più favorevole in quasi tutte le principali aree geografiche.

Affinché la disruption si trasformi nella “distruzione creativa” di Schumpeter risulta fondamentale la gestione attiva: sia nella selezione dei titoli, per individuare i vincitori del cambiamento (tecnologico), sia nella scelta dei segmenti di mercato, per avvantaggiarsi della volatilità. Al di là di ogni disruption, la politica monetaria, l’andamento dell’economia e degli utili societari dovrebbero supportare le asset class più rischiose.

L’allocazione tattica, azioni e obbligazioni: 

  • Le politiche espansive delle Banche Centrali dovrebbero fornire un sostegno strutturale alle azioni, anche se il momentum si sta indebolendo.
  • Le valutazioni dei diversi mercati azionari appaiono molto eterogenee. Quelle della borsa statunitense sono elevate, mentre in Europa sono neutrali o contenute; anche i listini di diversi Paesi emergenti possono essere considerati convenienti.
  • I mercati globali sono tuttora dominati dalle “tendenze reflazionistiche”. Il progressivo miglioramento congiunturale, gli stimoli fiscali attesi negli USA e l’inasprimento dei tassi da parte della Fed lasciano presagire un rialzo dei mercati azionari e una maggiore debolezza in ambito obbligazionario. A lungo termine, per diverse asset class prevediamo rendimenti inferiori alle medie di lungo periodo.
  • Alla luce della volatilità attesa, la gestione attiva degli investimenti risulta essenziale, sia a livello di titoli che di asset class.
trump

Cosa succederà nelle Borse di America, Europa e Asia

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