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È bello il manifesto del ministero della Difesa per celebrare il 4 novembre, Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze armate, ed è bello lo spot di 30 secondi, “Noi per Voi”, un pezzo della campagna “La sicurezza del Paese fa parte della nostra missione”. Sarà una bella giornata il 4 novembre con un programma molto più scenografico del solito: a Roma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scenderà dal Quirinale a Piazza Venezia e gli faranno da ali due file di uomini e donne in divisa, mentre molti altri lo attenderanno schierati davanti al Milite Ignoto. Nella piazza un parà atterrerà con un tricolore di 250 metri quadrati e non mancheranno le Frecce tricolori. Ci sarà anche una rappresentanza dei reparti di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza che sono stati impegnati ad Amatrice e negli altri Comuni colpiti dal terremoto del 24 agosto, testimoni anche dell’impegno in tutti gli altri Comuni devastati negli ultimi giorni. Inoltre, a Piazza Venezia ci saranno studenti delle scuole romane e ad Amatrice suonerà una banda interforze. Alla Difesa parlano di migliaia di militari schierati. Nel pomeriggio dal Coi, il Comando operativo interforze, il ministro Roberta Pinotti si collegherà in videoconferenza con i contingenti impegnati all’estero e manifestazioni ci saranno in decine di altre città.

Il 4 novembre è da un secolo la festa delle Forze armate e ancor di più nel triennio 2015-2018, visto che si celebra il centenario della Prima guerra mondiale. Ogni Comune, anche il più piccolo, ha un monumento al Milite Ignoto perché tutti i Comuni hanno avuto lutti un secolo fa e ogni 4 novembre ci sono un sindaco, un prefetto, un comandante locale e una corona d’alloro. Dunque, che il ministero della Difesa voglia risvegliare l’attenzione degli italiani su quello che fanno le Forze armate enfatizzando la loro festa va benissimo. Purtroppo, però, questa scelta fa il paio con la progressiva scomparsa dei militari dalla parata del 2 giugno: ridotti nelle ultime edizioni, è probabile che il prossimo anno saranno ulteriormente tagliati e che la manifestazione in occasione della festa della Repubblica sarà riservata quasi esclusivamente alle componenti civili dello Stato. Addio dunque alla “rivista militare”, ma sarebbe un errore.

Il concetto che il 2 giugno, essendo festa della Repubblica e dunque di tutti, non debba essere rappresentato solo dal popolo in divisa è giusto, ma un conto è ampliare la componente civile della parata, un altro cancellare o quasi quella militare. Com’è noto, fu l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a volere la reintroduzione della parata ai Fori imperiali in occasione della festa della Repubblica: avvenne il 4 giugno 2000, prima domenica del mese (solo nel 2001 la giornata del 2 sarebbe stata di nuovo festiva). Lo fece per ripristinare una tradizione abbandonata da anni e per rendere omaggio proprio alle Forze armate che da metà degli anni Novanta si facevano onore all’estero, in particolare nei Balcani: la guerra in Kosovo terminò nel giugno 1999, circa un mese dopo l’elezione di Ciampi al Quirinale. In occasione della sua recente scomparsa, il Corriere della Sera intervistò il presidente Mattarella, che nel 2000 e 2001 fu ministro della Difesa nel secondo governo Amato: “Il giorno in cui Ciampi ripristinò la sfilata del 2 giugno ero accanto a lui, nella vecchia Flaminia, e mi colpì come non nascondesse la commozione nel vedere la conferma d’aver incontrato un condiviso sentimento popolare» disse Mattarella.

Il presidente ha colto il punto: il sentimento popolare. Le migliaia di persone che affollano i Fori imperiali e piazza Venezia il 2 giugno, spesso sotto il sole cocente, sono lì solo per vedere i militari. Cancellarli dalla parata assumerebbe, anche se involontariamente, un sapore punitivo per chi non ha niente da nascondere e non merita di essere nascosto. E sarebbe quasi certo che una sfilata di vigili urbani, sindaci con fascia tricolore e altre componenti civili dello Stato raccoglierebbe una magrissima presenza di pubblico. Ben venga dunque uno straordinario 4 novembre, ma c’è tempo per decidere di tenere vivi anche i prossimi 2 giugno. C’è da giurare che il bagno di folla delle ultime due edizioni commosse anche Mattarella.

4 novembre, evviva la Giornata delle Forze Armate (ma non trascuriamo il 2 giugno)

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