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Si deve agli psicologi americani Daniel Kahneman e Amos Tversky la definizione e lo studio dei bias cognitivi. Una pietra miliare lungo la strada delle scienze sociali che nel 2002 valse a Kahneman il Premio Nobel per l’economia.

Detta in estrema sintesi, la nostra mente tende ad ingannarci, inducendoci a prendere coscienza e sopravvalutare gli elementi che sembrano confermare i nostri pregiudizi sottovalutando o trascurando, invece, quelli che potrebbero smentirli.

Una forma di distorsione sistematica della realtà cui siamo tutti esposti e che balza agli occhi, ad esempio, nei giudizi su ciò che sta accadendo in Medio Oriente. Chi, per ragioni culturali, politiche o addirittura razziali, detesta Israele è oggi convinto che l’offensiva missilistica iraniana della scorsa notte sia largamente giustificata dall’attacco israeliano al “consolato” iraniano a Damasco del primo aprile. Chi lo pensa è evidentemente vittima di almeno due bias cognitivi che lo inducono a distorcere la realtà dei fatti.

Il primo: Israele non ha colpito in territorio iraniano, ma in territorio siriano; ad essere bombardato non è stato il consolato iraniano di Damasco, ma l’edificio attiguo che non era protetto dall’immunità diplomatica; obiettivo di Benjamin Netanyahu non era le rappresentanza diplomatica iraniana, ma Mohammad Reza Zahedi, uno dei capi delle forze al Quds, la componente del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica iraniano responsabile delle operazioni militari al di fuori del Paese.

Responsabile, cioè, del sostegno economico e militare ad Hamas, così come degli attacchi missilistici che prima e soprattutto dopo il pogrom del 7 ottobre sono stati quotidianamente scatenati contro lo Stato di Israele dal Libano e dalla Siria. Ed ecco comparire, dunque, il secondo bias cognitivo.

Si trascura il fatto che da Nord, attraverso le forze militari libanesi di Hezbollah, e da Sud, attraverso l’azione terroristica di Hamas, lo Stato di Israele sia oggettivamente sotto attacco e che ad orchestrare tale attacco sia indiscutibilmente l’Iran.

Cioè un Paese che, al pari di Hamas, ha fatto della “distruzione dello Stato di Israele” il proprio obiettivo politico esistenziale. L’attacco israeliano a Damasco del 1 aprile, dunque, non è stato un salto di qualità. Lo è stato, invece, l’attacco iraniano ad Israele della notte scorsa, perché mai prima d’ora l’Iran aveva colpito direttamente il territorio ebraico. Ma questi fatti, naturalmente, non verranno presi in considerazione da chi, suggestionato da bias cognitivi coerenti con i propri convincimenti antisionisti e/o antisemiti, considera Israele la causa di tutti mali del Medio Oriente e forse anche del mondo.

I bias cognitivi degli anti israeliani. L'opinione di Cangini

I bias cognitivi sono una forma di distorsione sistematica della realtà. Un po’ quello che sta accadendo nella questione mediorientale: chi, per ragioni culturali, politiche o addirittura razziali, detesta Israele è oggi convinto che l’offensiva missilistica iraniana della scorsa notte sia largamente giustificata dall’attacco israeliano al “consolato” iraniano a Damasco del primo aprile. Chi lo pensa è evidentemente vittima di almeno due bias cognitivi che lo inducono a distorcere la realtà dei fatti. L’opinione di Cangini

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