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Questa settimana la massoneria va in scena sul palcoscenico del Palazzo. Già si era avuto un anticipo la scorsa settimana, con l’audizione in commissione antimafia del gran maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi (nella foto). Nelle prossime ore, però, davanti alla presidente Rosy Bindi e agli altri parlamentari della commissione, sfileranno i maestri venerabili di altre logge.

Le audizioni rispondono alla guerra che la Bindi ha dichiarato alla massoneria sugli elenchi degli iscritti. La scorsa estate, durante un tour in Calabria e Sicilia, la presidente della commissione è venuta a conoscenza di diversi casi di infiltrazioni mafiose e criminali nelle logge locali, specie nella zona di Castelvetrano (Trapani). Per questo motivo aveva convocato in audizione Bisi già il 3 agosto scorso. Poi c’è stato il caso dell’arresto dei fratelli Occhionero: Giulio, appartenente al Goi, spiava alte cariche dello Stato ma anche molti suoi “fratelli”, Bisi compreso. Da qui la sua sospensione da parte del Grande Oriente. Ma la vicenda ha spinto la Bindi a ripartire all’attacco sugli elenchi. Poiché la commissione ha poteri inquirenti pari a quelli della magistratura, la richiesta potrebbe presto diventare un ordine cui i massoni non possono sottrarsi. Per il momento, però, la risposta di Bisi è stata negativa. Ma altre logge si sono dette disponibili. “Gli elenchi non li do. La legge del 2003 garantisce la privacy di tutti i cittadini e il loro diritto a mantenere riservata la loro iscrizione ad associazioni, partiti politici, sindacati e anche logge massoniche. Non mi pare che dopo Mafia Capitale sia stato chiesto alle forze politiche l’elenco dei loro iscritti. Quindi non vedo perché a noi si chieda una cosa simile”, sostiene Bisi. “Riteniamo invece che, alla luce delle ultime vicende e in nome della trasparenza, sarebbe utile conoscere le liste degli iscritti, proprio a garanzia delle logge stesse”, fanno sapere della commissione. “Noi siamo disponibili a collaborare su tutto, perché siamo i primi ad avere l’interesse di individuare eventuali infiltrazioni mafiose o criminali al nostro interno. Ma, a causa del pregiudizio anti-massonico presente ancora nella società italiana, dare gli elenchi metterebbe in imbarazzo i nostri membri e scatenerebbe una sorta di caccia alle streghe verso gli affiliati”, ribatte Bisi.

Il Grande Oriente d’Italia da tempo ha fatto della trasparenza uno dei suoi punti forti, tanto che sul sito si possono trovare ogni genere di informazioni, dalla storia della massoneria alle qualità necessarie per un aspirante massone fino ai requisiti richiesti per l’affiliazione. Detto questo, a causa dello scandalo della P2 di Licio Gelli ma non solo, sulla massoneria resta sempre quell’ombra nera di mistero e di sospetto di trame occulte al confine con l’illegalità, ma soprattutto l’idea che le persone si affilino per fare carriera e migliorare la loro posizione sociale grazie a una presunta azione di lobby all’interno della società. “Troppi pregiudizi gravano sulla massoneria ed è ora che si faccia chiarezza. In tal senso l’audizione in Parlamento non potrà che essere un momento positivo”, afferma Antonio Binni, gran maestro della Gran Loggia d’Italia, che sarà ascoltato mercoledì. Prima di lui, martedì saranno sentiti il gran maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi, e il gran maestro della Serenissima Gran Loggia d’Italia – Ordine Generale degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Massimo Criscuoli Tortora. E mentre Binni è sulla stessa posizione del Goi (“se dessi quegli elenchi commetterei un reato, ma sono disponibile a fornire informazioni su singoli membri”, dice), gli altri massoni hanno mostrato disponibilità. “Sono pronto a pubblicare i nostri elenchi sul sito. Questo toglierebbe le pruderie di chi vede sempre il marcio nel mondo del libero muratorio, anche se non tutti i fratelli saranno d’accordo”, ha detto Venzi in commissione. “Abbiamo qualche problema a darvi gli elenchi per via della privacy, ma se lei me lo ordina, io le consegno le chiavi della cassaforte e vado al bar”, ha sostenuto Criscuoli Tortora davanti alla Bindi. Insomma, sul tema i massoni si dividono.

Ventitremila sono i membri del Grande Oriente, affiliati in 850 logge. E, secondo Bisi, non ci sono parlamentari. “Siamo molto severi sui nuovi ingressi, facciamo controlli e chiediamo il certificato penale. Detto questo, io non sono un magistrato o un poliziotto: se un fratello massone è un criminale, il mio compito è sospenderlo, prima, e procedere all’espulsione, poi, quando lo vengo a sapere. Ordinarci di rendere pubblici gli elenchi sarebbe un atto persecutorio verso il Goi”, sottolinea Bisi. Bindi, però, non sembra abbia intenzione di mollare la presa: ormai ha messo la massoneria nel suo mirino e le audizioni in Parlamento continueranno. “Noi non siamo tutti belli e bravi, siamo uomini e siamo cittadini come tutti gli altri”, conclude Bisi, “e vogliamo vedere rispettati i nostri diritti”.

Rosy Bindi però non si accontenta solo degli elenchi, ma pensa a una legge che regoli l’appartenenza dei dipendenti pubblici alla massoneria. “Non si può correre il rischio che chi lavori per lo Stato assuma comportamenti devianti a causa della sua obbedienza massonica”, ha spiegato la presidente della Commissione Antimafia.

Stefano Bisi

Tutte le tensioni fra commissione Antimafia e massoni

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