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In calo rispetto allo scorso anno ma sono sempre una montagna di soldi. I crediti deteriorati lordi – ovvero il denaro erogato sotto forma di mutui, finanziamenti e prestiti che i debitori non riescono a restituire – degli undici gruppi bancari italiani quotati ammontano al 30 settembre scorso a 252 miliardi di euro.

Una primaria società di consulenza ha analizzato i bilanci di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi, Banco Popolare, Ubi Banca, Bper, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Carige, Credem, Credito Valtellinese e in un report riservato evidenzia come rispetto a fine dicembre 2015 i crediti deteriorati si siano ridotti in media del 3 per cento. Per gran parte dei gruppi la flessione varia tra -1% e -5% con Intesa Sanpaolo guidato dall’ad, Carlo Messina (nella foto), che si dimostra l’istituto “più virtuoso” grazie alle azioni di recupero messe in atto sia internamente sia attraverso servicer esterni.

“Altri operatori – si legge nel documento – hanno ceduto crediti deteriorati”: tra questi Unicredit che ha venduto un pacchetto di sofferenze lorde anche nel terzo trimestre, mentre un’altra operazione è stata conclusa a ottobre, e Bper che nel terzo trimestre ha ceduto sofferenze “perlopiù garantite” per un ammontare lordo di 450 mi-lioni di euro.

Nonostante il calo dei crediti deteriorati l’Npl ratio lordo, ovvero il tasso di crediti in sofferenza, è aumentato tra dicembre 2015 e settembre 2016 per sette gruppi su undici: “La riduzione dei crediti complessivi (lordi) ha in molti casi attenuato i benefici derivanti dalla riduzione dello stock di crediti dubbi, ge-nerando una stabilità o un lieve peggioramento dell’Npl ratio (lordo)”.

In particolare, Carige si distingue per il peggioramento “più significativo” (+374 punti base rispetto al dato di dicembre 2015) mentre Montepaschi, “seppure con un incremento dell’indicatore più moderato e pari a 74 punti base, si distingue per il livello di ratio più elevato, 35,5 per cento (di cui 22 per cento di sofferenze lorde)”.

Oltre a Mps – che a dicembre dello scorso anno già vantava un valore percentuale di 34,8 – nelle parti alte della classifica c’è spazio per Carige (31,6 per cento), Credito Valtellinese (27,7 per cento), Banco Popolare (23,9 per cento) e Bper (23,1 per cento).

Da notare che in coda, insieme a Credem (6,8 per cento), ci sono Unicredit – che vanta un Npl ratio in calo a 14,7 per cento – e Intesa Sanpaolo che fa segnare un coefficiente a 15,1 per cento dal precedente 16,5 per cento.

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