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Tre giorni trascorsi a Caracas sono bastati al senatore Pier Ferdinando Casini per capire il caos che vive il Venezuela. Sprofondato in una crisi economica e sociale – che sul piano alimentare e sanitario è tramutata in crisi umanitaria -, il Paese sudamericano non è un luogo così estraneo per l’Italia. In Venezuela vivono milioni di italiani (di prima, seconda e terza generazione) che in questo momento attraversano condizioni di precarietà per mancanza di alimenti, medicine e prodotti di prima necessità.

SOLIDARIETÀ CON GLI ITALIANI IN VENEZUELA

In un’intervista con Formiche.net Casini, presidente della commissione Esteri del Senato, spiega la missione principale del viaggio in Venezuela: “Sono andato a Caracas per portare solidarietà ai nostri connazionali in Venezuela, che vivono in uno stato di sofferenza in questo momento. Loro hanno investito nel Paese, hanno contribuito alla crescita economica del Venezuela e ora si trovano in difficoltà, preoccupati per il futuro dei loro figli”. Casini conferma che dal 1° gennaio 2017 è in atto un accordo tra l’Inps e il governo venezuelano per la rivalutazione delle pensioni degli italiani residenti in Venezuela. Inoltre, pensa di portare in Senato un’iniziativa per rafforzare la presenza consolare e aiutare in maniera concreta gli italiani residenti in Venezuela.

SEGNALI DI TOTALITARISMO 

Nelle elezioni del 6 dicembre del 2015, l’opposizione ha vinto 117 dei 167 seggi dell’Assemblea Nazionale del Venezuela. Nonostante ciò, in questo anno il governo di Nicolás Maduro ha bloccato ogni iniziativa del Parlamento con i più svariati e inediti provvedimenti. “Il Parlamento è la voce del popolo – dice Casini -. Quando non si rispetta il Parlamento si è contro la sovranità del Paese e questo è un elemento largamente rivelatore dell’intenzione di creare un regime. Noi non vogliamo abbandonare i nostri colleghi in difficoltà. Sull’autonomia del Parlamento non si possono fare sconti”.

IL FALLIMENTO DEL CHAVISMO

Questa non è stata la prima volta di Casini in Venezuela. Era andato in visita altre due volte, ma ora la situazione è molto peggiorata. “Se si pensa che il Venezuela era una delle prime economie del mondo negli anni Settanta, si può verificare il disastro che il modello economico del chavismo ha provocato. Il mio è un giudizio politico: penso che la crisi non è colpa soltanto di Maduro, ma degli anni del chavismo. Un sistema politico che ha privilegiato i profitti del barile di petrolio a 100 dollari, devastando l’economia sociale del Paese. C’è stata un’esclusiva dipendenza del greggio, senza diversificare altri settori, e oggi si pagano le conseguenze di questa scelta”.

IL SILENZIO DELLA SINISTRA

Sul silenzio degli esponenti della sinistra europea che in passato elogiavano il modello socio-economico di Hugo Chávez in Venezuela, Casini preferisce non fare polemica: “È un bene che non se ne parli più. È la prova che quelli che sulle ali dell’entusiasmo abbracciavano Chávez, oggi riconoscono il modello del bolivarismo chavista come esempio di fallimento”.

L’USCITA POLITICA 

Sul referendum revocatorio, previsto dalla Costituzione venezuelana e richiesto dall’opposizione con le firme necessarie, Casini è molto pessimista. Non crede che il governo ceda a nuove elezioni perché teme di perderle. “La questione ora è come evitare atti di violenza nelle strade. Per questo è così importante il dialogo politico. Ma deve essere impostato su nuove basi, con contenuti”, dice Casini. E poi ci sono i diritti civili: il senatore non ha potuto incontrare Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, condannato a 26 anni di reclusione per cospirazione e attentato alla Costituzione. Le autorità gli hanno negato il permesso.

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