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Domani, giovedì 1 dicembre, prende il via a Lucerna, in Svizzera, una nuova ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa). I 22 Paesi membri dell’Esa si ritrovano per il periodico incontro durante il quale si discute delle strategie spaziali europee per il futuro. La posizione della Gran Bretagna, lo spazio 4.0, il futuro della stazione spaziale internazionale, Exomars, la competitività dell’industria europea dei lanciatori, il ritorno della Luna nei sogni spaziali e tanti altri aspetti saranno al centro delle discussioni di Lucerna.

L’agenzia chiederà ai suoi membri di sostenere nei prossimi anni un impegno finanziario di circa 11 miliardi di euro. Tra i punti all’ordine del giorno nell’agenda della due giorni dell’Esa c’è anche la questione della Gran Bretagna. Inserito nel contesto della Brexit, pur con tutte le problematiche legate soprattutto alla svalutazione della sterlina, ci si attende che il Paese d’oltremanica annunci l’intenzione di un forte potenziamento del suo impegno in ambito Esa. Una scelta politica che metterebbe ancora più in risalto la distinzione tra il metodo intergovernativo, tipico dell’Esa, e quello comunitario delle istituzioni europee.

E’ cosa nota che la politica spaziale europea si muove su due binari distinti – Esa e Commissione europea – seppur nel tentativo di avvicinare gli sforzi verso obiettivi di sviluppo comuni. La posizione della Gran Bretagna si inserisce, quindi, all’interno di una ministeriale in cui, tra le tante cose di cui discutere, si parlerà anche di spazio 4.0 e dell’impegno di Esa relativo alla dichiarazione congiunta Esa-Eu “Shared vision and goals for the future of Europe in space” rilasciata lo scorso 26 ottobre. Unire gli sforzi è fondamentale per andare più lontano, ma l’ostacolo maggiore che vivono queste due realtà è proprio legato alla differente logica che muove i singoli impegni; l’annosa distinzione tra l’intergovernativo e il comunitario in cui la Gran Bretagna ha sempre avuto un peso di rilievo.

Quando si parla di spazio 4.0 si fa riferimento alla nuova era del settore spaziale, laddove si tende a rafforzare l’interazione tra governi, settore privato, società civile e politica. In un’epoca caratterizzata dalla progressiva digitalizzazione delle attività umane e dalla connessione globale, ragionare in maniera congiunta e con aperture mentali innovative è cruciale per garantire crescita e competitività. Con le sue Space X, Virgin Galactic e Blue Origin – per citare le più note – gli Stati Uniti sono già entrati nella nuova ottica spaziale. Ora tocca all’Europa fare un passo oltre.

Tra i finanziamenti richiesti ai membri dell’Esa, rientra anche un miliardo di euro per il rafforzamento della ricerca pubblico-privata nel settore delle telecomunicazioni. L’attività degli operatori satellitari tradizionali è in crisi, ma le prospettive di mercato, visti gli sviluppi dell’Internet of things, sono enormi. Per questo l’Esa si impegna a stimolare la ricerca permettendo a operatori di riferimento come Inmarsat di potenziare il business. In gioco c’è la sottoscrizione di partnership pubblico-private con le industrie europee che operano nel settore delle telecomunicazioni.

Alla prossima ministeriale di carne sulla brace ce n’è davvero molta, soprattutto per l’Italia. Il ministro Stefania Giannini, cui compete il settore spaziale, e il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston (nella foto col ministro Giannini) hanno l’obiettivo compito di garantire all’Italia la migliore posizione d’azione in Europa per lo sviluppo di attività spaziali. Certo, su di loro pende la spada di Damocle del referendum costituzionale, che scioglierà le sue riserve solo a tre giorni dalla chiusura dei lavori dell’Esa.

Tra gli aspetti che più ci interessano c’è senza dubbio Exomars. Nel 2020 dovrebbe partire la seconda missione del programma che porterà una trivella italiana sul pianeta rosso alla scoperta di vita extraterrestre. Servono circa 400 milioni di euro per garantire la realizzazione della missione, come ricordato dallo stesso direttore generale dell’Esa Jan Woerner. Certo, la vicenda di Schiaparelli ha reso il percorso più complesso, ma allo stesso tempo ha permesso al team del progetto – a guida italiana con Thales Alenia Space Italiadi individuare criticità utili alla programmazione di future missioni. In fin dei conti era proprio questo uno degli obiettivi di Exomars 2016. Sarà interessante capire quali sono gli umori a Lucerna. Resta il fatto che esplorare l’ignoto, sviluppare l’esobiologia e cercare di capire come l’uomo possa inserirsi in modo sostenibile in un contesto extraterrestre può essere di grandissima importanza per il futuro dell’umanità.

Un altro tema centrale per il nostro Paese, considerata l’eccellenza dell’italiana Avioimpegnata nella costruzione del nuovo lanciatore Vega C e dei motori per il grande Ariane 6 –, è quello dei lanciatori. Proprio di recente, nell’ottica di una maggiore competizione e ottimizzazione dei costi, il Consiglio dell’Esa ha deciso di attivare la seconda linea di produzione dell’involucro dei booster del motore P120 in Germania, laddove finora l’intera produzione era fatta a Colleferro, proprio da Avio. La macchina europea, dunque, cerca di muoversi verso la medesima direzione. Il compito dell’Esa dovrà essere quello di garantire sempre un corretto georitorno degli investimenti (l’Esa ripartisce i finanziamenti dei programmi sulla base dei contributi dei singoli Paesi, cercando di mantenere un equilibrio negli impegni) e una buona attenzione alla continua innovazione, in particolare con riferimento al nuovo Vega E con i suoi motori basati sulla tecnologia ossigeno-metano.

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