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Gran parte delle infrastrutture critiche del mondo dipendono per il loro funzionamento quotidiano dagli assetti in orbita. Telecomunicazioni, trasporto aereo, commercio marittimo, servizi finanziari, navigazione e posizionamento, monitoraggio meteorologico e, naturalmente, difesa e sicurezza sono solo alcuni degli ambiti cruciali che dipendono in larga misura dalle infrastrutture spaziali e dalla loro sicurezza. E se il ruolo svolto dai satelliti è chiaro, nulla sarebbe possibile senza le infrastrutture di Terra, deputate non solo al controllo degli assetti orbitali, ma soprattutto di ricevere, elaborare e poi diffondere le informazioni ricevute dagli apparecchi oltre l’atmosfera.

L’Italia, in questo contesto, ha un assetto fondamentale nel Centro spaziale del Fucino di Telespazio, joint venture formata da Leonardo (67%) e dalla francese Thales (33%), il primo e più importante teleporto al mondo per usi civili e una delle infrastrutture spaziali più avanzate a livello mondiale. Un assetto che diventa non solo importante per la gestione delle molte attività svolte oltre l’atmosfera dal nostro Paese, ma anche strategico per il mantenimento dei servizi che da queste attività dipendono. Assicurarne la tutela e la protezione diventa, di conseguenza, una priorità che impatta da vicino la sicurezza nazionale. Al Fucino, infatti, hanno sede il Centro di controllo della costellazione satellitare italiana per l’osservazione della Terra Cosmo-SkyMed, la prima missione di osservazione della Terra concepita per scopi duali, civili e militari, e uno dei Centri di controllo che gestiscono il sistema europeo di navigazione e localizzazione satellitare Galileo.

Non è un caso, allora, che il centro sia stato visitato da una nutrita delegazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), guidata dal suo presidente, Lorenzo Guerini (già ministro della Difesa) e dai componenti Claudio Borghi, Enrico Borghi, Ester Mieli, Licia Ronzulli, Roberto Scarpinato e Marco Pellegrini, accolti dai vertici di Leonardo con il presidente, Stefano Pontecorvo, e il nuovo managing director della Space business unit, Massimo C. Comparini, insieme all’amministratore delegato di Telespazio, Gabriele Pieralli, nominato dal cda della joint venture ad aprile.

L’interesse del Comitato parlamentare per lo spazio non è una novità, e nella conformazione della precedente legislatura, il Copasir aveva rilasciato la prima Relazione sul dominio aerospaziale quale nuova frontiera della competizione geopolitica. Nel quadro della crescente competizione spaziale globale, il documento riconosceva la solida posizione italiana nel settore, a partire dalla dimensione tecnologica e industriale del Paese, da preservare e rafforzare.

Le attività del centro, inoltre, continuano a crescere. A giugno Telespazio ha sottoscritto un accordo di partnership con SpaceX per la distribuzione dei servizi offerti dalla costellazione Starlink. L’accordo consentirà di integrare i servizi offerti dalla costellazione Internet di Elon Musk nella propria rete ibrida di connettività dell’azienda italiana, che combina soluzioni satellitari e terrestri, proponendosi di garantire comunicazioni affidabili e resilienti, fisse e mobili, con una copertura estesa su scala globale. Un passo avanti significativo verso la realizzazione di una connettività globale senza precedenti.

A settembre, invece, Telespazio si è aggiudicata il bando dell’Agenzia spaziale italiana per la costituzione del nuovo centro di eccellenza per le tecnologie e le competenze di navigazione satellitare il cui obiettivo è mettere in rete in maniera diffusa, sfruttando soluzioni cloud, diverse realtà di ricerca, industriali e universitarie italiane. L’obiettivo è elaborare nuove capacità e soluzioni tecnologiche e per testare nuovi sistemi di supporto alla navigazione satellitare.

Infrastrutture critiche e spazio. Cosa significa la visita del Copasir a Telespazio

La visita del Copasir, guidata da Lorenzo Guerini, conferma il ruolo strategico del Centro spaziale del Fucino di Telespazio in un momento nel quale le infrastrutture critiche dipendono sempre più dalle risorse spaziali, come satelliti e centri di controllo a Terra

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