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(…) I risultati del partito laburista sono conseguenti alla piattaforma politica proposta da [Keir] Starmer, molto diversa da quella del suo predecessore Jeremy Corbyn e ben definita nei suoi contenuti.

Due sono gli elementi essenziali che definiscono il suo progetto: una politica estera di chiara collocazione occidentale filo-atlantista – con esplicito riferimento alla causa ucraina da sostenere senza indugi – e una politica interna basata su una forte agenda sociale e di interventismo statale, ma con riguardo anche a temi generalmente associati a una linea politica più moderata.

Se da un lato quindi Starmer è riuscito a concentrare gran parte dell’attenzione del suo programma sui bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, esprimendo la volontà del partito di mettersi a loro disposizione, dall’altro si è anche riappropriato di temi da tempo monopolizzati dai conservatori, come la sicurezza dei confini e quella interna delle città.

Il suo programma si concentra infatti su sei aspetti: la garanzia di una tanto necessaria stabilità economica, con regole di spesa severe; la riduzione dei tempi di attesa del Servizio sanitario nazionale; il lancio di una nuova Autorità per la sicurezza delle frontiere; la creazione di una società pubblica per l’energia pulita (la Great british energy); l’implementazione di un piano contro i comportamenti “antisociali”, con un maggior numero di poliziotti di quartiere; l’assunzione di 6.500 nuovi insegnanti nelle scuole pubbliche, da pagare grazie all’introduzione di una tassa del 20% sulle scuole private.

Con questo programma Starmer è riuscito a rendere la sua agenda politica condivisibile ai più, a guadagnarsi il consenso di molti elettori britannici moderati e a ripristinare la credibilità del partito persa in parte durante gli anni di Corbyn.

In questi ultimi mesi, poi, è stato anche in grado di costruire una narrativa sul caos creato dai conservatori negli ultimi quattordici anni di governo opposta a una prospettiva di stabilità economica e politica dei laburisti finalmente al potere.

La narrativa si riflette anche nel manifesto del partito laburista, dove la parola chaos riferita al governo Tory appare 33 volte e la parola stability riferita al futuro governo a traino laburista ne appare 12.

Anche nel suo discorso d’inaugurazione della campagna elettorale tenuto a Lancing, nel West Sussex, il 27 maggio 2024, Starmer ha concluso dicendo: “Ho cambiato il Labour e farò esattamente lo stesso a Westminster: questa è la scelta da fare in queste elezioni. Servizio o interesse personale, stabilità o caos, un Labour che è cambiato o un partito conservatore che si è allontanato dal senso comune. La scelta è vostra. Potete fermare il caos, potete voltare pagina, potete unirvi a noi e insieme ricostruire il nostro Paese”.

La rifioritura del partito laburista inglese con Starmer può diventare un esempio di successo della sinistra in tempi in cui questa non gode di grandissima fama a livello mondiale.

Un modello al quale anche la sinistra in Italia dovrebbe guardare. Il paradigma di questa vittoria è dato dalla combinazione di una forte attenzione sociale a livello nazionale – con l’aggiunta di singole proposte coraggiose come l’introduzione di una tassa sulle scuole private o del breakfast free club, un piano di pasti gratis nelle scuole per contrastare la malnutrizione molto diffusa tra i bambini inglesi (i dati mostrano che circa un bambino su tre oltremanica non ha accesso a cibo di qualità) – e di una altrettanto chiara collocazione filo-atlantista a livello internazionale.

Tutto questo unito a un’idea di stabilità e sicurezza. Il caso inglese ci impartisce infatti un’altra lezione: in tempi di crisi sociali ed economiche i cittadini sentono maggiore bisogno di rassicurazione e di essere guidati da leader affidabili. Questo è ciò che incarna Starmer.

Oggi, infatti, come direbbero gli inglesi, scegliere lui significa affidarsi a un safe pair of hands. Alle prossime elezioni politiche, anche il centrosinistra italiano dovrebbe farsi trovare pronto con un safe pair of hands del centrosinistra.

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