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Mi piace ricordare Ettore Bernabei con gli stessi sentimenti e parole con i quali nel 2011 scrissi questo articolo pubblicato sul Tempo in occasione dei suoi 90 anni. Riposa in pace amico mio!

Bernabei va narrato ai giovani come esempio di gran lavoratore. Genio, capacità, ma anche quantità.

Festeggiare i novant’anni di Ettore Bernabei può essere occasione per tracciare un apologo a buon uso delle nuove generazioni, un esempio in cui successo e merito sono facce della stessa medaglia. Bernabei è stato ed è protagonista del suo tempo. Un giornalista autorevole che ha diretto due quotidiani che poi ha guidato – ancora indimenticato – la Rai per ben quattordici anni e dopo una pur significata parentesi di manager industriale ha dato vita ad uno dei progetti imprenditoriali e culturali più rilevanti che mai sono stati varati in Italia: la società di produzione televisiva e cinematografica Lux Vide.

Nonostante la sua contemporaneità, in Bernabei si addensano molte caratteristiche che la società moderna fatica a recepire. Innanzitutto un rapporto di fedeltà costante con chi a suo tempo ha investito su di lui, cioè Amintore Fanfani. Il legame con lo statista democristiano è rimasto per Bernabei indelebile negli anni, con grande conoscenza e rispetto per il ruolo avuto nei decenni passati. E se per quarant’anni molte scelte politiche di questo Paese sono ruotate intorno alle intuizioni e anticipazioni dello statista Dc, addolora che oggi anche molti addetti ai lavori della politica ne trascurino il contributo. La memoria di Fanfani che Bernabei ci consegna già lo rende anomalo, una eccezione che speriamo possa contagliare anche la regola.

Bernabei va quindi narrato ai giovani come esempio di gran lavoratore. Genio, capacità, ma anche quantità. Un formidabile diesel da dodici ore di lavoro al giorno. Cifre che in certi ambienti, come la Rai dove ha operato per tanti anni, sono addirittura un prerequisito per far bene. Ed è far bene la missione che ha mosso sempre Bernabei: non solo fare. E´ la sua profonda fede, privata e civile, la credenza nei valori cristiani e repubblicani, che si sostanziano nell’adesione a una visione etica e morale della famiglia, ad essere il faro di un impegno indefesso e nobilitante che nulla ha che vedere con quei comportamenti che, spesso superficialmente, vengono considerati come bacchettoni. Ma benedette sono le visioni della vita dense di principi e saldezza, piuttosto che un generico immedesimarsi senza domande nella materia indisciplinata della vita quotidiana.
Una profondità di valori che dalla sfera privata subito si trasmette a quella pubblica: Bernabei, insieme a Enrico Mattei, è stato il primo esempio di manager moderno dell’Italia repubblicana. Un uomo che ha saputo investire sempre coniugando le migliori risorse a disposizione con le giovani età, ricercando e formando, e determinando quel giacimento di competenze cui la Rai ha dopo attinto per decenni. Una curiosità e un’attenzione per i giovani concretizzata anche da un amore giovanile per le sfide. Creare la Lux Vide in età avanzata rappresenta un caso unico in un Paese in cui le persone adulte troppo spesso preferiscono vivere di rendite senza mettersi in discussione. Innovatore e tradizionale anche nell’avventura di produttore televisivo, confezionando opere ben fatte, con una precisa valenza morale e destinate a sbancare l’audience televisiva e destinate a penetrare nel tessuto delle famiglie. Insomma, i novant’anni di Bernabei sono il migliore paradigma di una esperienza intrisa di valori profondi e insieme proficua di risultati grandemente positivi.

(Il Tempo, 15 maggio 2011)

Ettore Bernabei

Grande Ettore

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