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Un viaggio a sorpresa, deciso all’ultimo momento. Dopo una breve sosta in terra polacca, il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato a Kyiv nella mattina di martedì 14 maggio. Questo è il quarto viaggio di Blinken in terra ucraina dall’inizio del conflitto. Il primo dall’approvazione del pacchetto di aiuti da parte del congresso di Washington avvenuta qualche settimana fa. Secondo le informazioni disponibili, oltre ad un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e con altri vertici dell’amministrazione statale, Blinken ha in programma di tenere un discorso per celebrare l’afflusso di aiuti americani, e per dipingere il fallito tentativo della Russia di prendere il controllo del Paese come un successo strategico per l’Ucraina, sottolineando al contempo come l’Ucraina debba continuare a fare progressi nella governance democratica e nelle riforme anticorruzione se vuole integrarsi con l’Occidente.

Ma il tono del discorso di Blinken potrebbe rischiare di sembrare alquanto propagandistico in questo momento. Al fronte, la situazione continua a peggiorare: dopo che nelle ultime settimane la pressione delle forze armate di Mosca è rimasta costante (per quanto non decisiva) lungo le linee della regione del Donbass, nella notte di venerdì 10 maggio i russi hanno lanciato una nuova offensiva nell’oblast di Kharkhiv. I guadagni territoriali sono stati marginali, e le difese ucraine hanno retto; tuttavia, nonostante le dichiarazioni ufficiali del Cremlino sull’intenzione di creare una “fascia di sicurezza” per la città di Belgorod, quest’azione è stata considerata più come una “ricognizione armata” atta a saggiare la capacità di difesa degli avversari, in preparazione di una preannunciata offensiva estiva. Grazie alla quale i militari di Mosca, attaccando nell’area di Kharkhiv, mirerebbero ad arrivare a colpire alle spalle le truppe di Kyiv schierate nel Donbass, come nota il generale Carlo Jean. “Stiamo aggiungendo altre forze a Kharkiv. Sia lungo il nostro confine di Stato che lungo l’intera linea del fronte, distruggeremo invariabilmente l’occupante in modo da interrompere qualsiasi intenzione offensiva russa” ha dichiarato Zelensky poco tempo dopo l’avvio degli scontri.

Ma non è il presidente ucraino, bensì il comandante in capo delle forze di terra, il generale Oleksandr Pavliuk, a stressare il concetto chiave: “La Russia sa che se riceviamo un numero sufficiente di armi entro un mese o due, la situazione può rivoltarsi contro di loro”. Mosca in questo momento gode di un forte vantaggio sul campo, sia in termini di uomini che in termini di equipaggiamento; tuttavia, questo vantaggio potrebbe andare ad erodersi con il tempo, quando le nuove reclute inquadrate grazie all’abbassamento dell’età di leva entreranno in servizio attivo e quando i sistemi militari di manifattura occidentale torneranno ad affluire verso l’Ucraina, dai sistemi contraerei alle capacità a lungo raggio, fino ai velivoli F-16 (il cui primo batch dovrebbe diventare operativo nelle prossime settimane).

Il Cremlino è cosciente di ciò, e proprio per questo potrebbe tentare un colpo di mano fintanto che la situazione rimane favorevole. Con l’obiettivo di respingere ulteriormente le forze ucraine e di rafforzare la propria posizione, in vista di eventuali evoluzioni sul fronte negoziale, che al momento non appaiono all’orizzonte, ma che potrebbero d’improvviso diventare una realtà concreta.

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