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E’ un gioco, ma fino ad un certo punto, con i tempi che corrono, e alla scuola giudiziaria, diciamo così, di Piercamillo Davigo: il nuovo presidente annuale dell’associazione dei magistrati, i cui ragionamenti e giudizi sulle abitudini dei politici potrebbero indurre, al di là delle sue stesse intenzioni, qualche giovane collega a leggere le cronache dei palazzi del potere, e delle piazze, con lenti deformate.

Proviamo a rileggere qualcuna delle dichiarazioni prodotte dal dibattito e dalla campagna elettorale in corso per le amministrative di giugno e a immaginare a quali tentazioni potrebbe essere indotto qualche sostituto procuratore della Repubblica, a meno di provvidenziali interventi dissuasivi di un superiore assennato.

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Giorgia Meloni, la sorella dei Fratelli d’Italia candidatasi a sindaco di Roma. col sostegno della Lega di Matteo Salvini, contro il berlusconiano Guido Bertolaso, il renziano Roberto Giachetti, la grillina Virginia Raggi, il “civico” apartitico Alfio Marchini e altri ancora, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Se Silvio Berlusconi dovesse avere bisogno di un favore oggi da Matteo Renzi, quello che il premier gli chiederebbe in cambio è proprio evitargli la sconfitta a Roma”. Cioè, mettendo in pista e facendo votare Bertolaso giusto per sottrarre voti a lei nel bacino elettorale di quello che fu il centrodestra e procurare vantaggi così a Giachetti. Il quale potrebbe quanto meno arrivare più facilmente al ballottaggio con la grillina Raggi, a scapito dell’aspirante leader della destra post-missina.

Quel “chiedere in cambio”, ma soprattutto quel “cambio”, potrebbe fare scattare nella mente di qualche sostituto procuratore d’assalto, come una volta si chiamavano certi pretori ardimentosi, la spia del reato di voto appunto di scambio. Quello che per molto meno, peraltro, si vide una volta contestare in Calabria, non ricordo più per quale campagna elettorale, il povero Vittorio Sgarbi scatenandone le solite, anche scomposte reazioni.

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Il Matteo padano, cioè il segretario leghista Salvini, ha così commentato il rifiuto di Berlusconi di rinunciare alla candidatura di Bertolaso al Campidoglio per sostenere quella della Meloni: “Stendo un velo di tenerezza e umana comprensione. Io nella Lega li ho vissuti i periodi in cui a decidere era qualcuno che non rappresentava nessuno: mogli, figli….”.

A completare il quadro, o a renderlo più chiaro, per non fermarlo al ricordo degli ultimi anni o mesi della guida leghista di Umberto Bossi, il nuovo capo del Carroccio se l’è presa con la giovane fidanzata dell’anziano Berlusconi: la campana Francesca Pascale. Dalla quale Salvini si è sentito dare in rete del “troclodita”.

Mogli, film, fidanzate. Ma dove siamo? Si potrà chiedere qualche sostituto procuratore, facendo magari volargli la fantasia verso la circonvenzione d’incapace. O verso il traffico di influenze, per stare ad un reato più nuovo e di esplorazione appena avviata.

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“Sapete che vi dico?”, ha chiesto di recente il presidente del Consiglio in persona ai giovani accorsi alla scuola del Partito Democratico. “Ho ricevuto da Roberto Snaidero”, che è il presidente della Federlegnoarredo, “una segnalazione sul bonus fiscale per le giovani coppie che acquistano mobili, per lui insufficiente nei limiti attuali di ottomila euro. Ha ragione. Abbiamo deciso di portarli a 16 mila”. Così le giovani coppie potrebbero essere invogliate ad acquistare più mobili, e Snaidero e colleghi industriali venderne e, conseguentemente, guadagnare di più.

Giustamente smanioso, nell’interesse generale dell’economia nazionale, di sbloccare lavori impanatasi nei soliti conflitti burocratici, di aumentare i consumi, e con i consumi la produzione, e con la produzione i posti di lavoro, Renzi pensa di fare il suo dovere di capo del governo. Come ha dichiarato pubblicamente di aver voluto fare con il famoso emendamento alla legge di stabilità del 2015 per sbloccare i cantieri petroliferi di Tempa Rossa in Basilicata. Un emendamento che in qualche modo è costato il posto ad una ministra ma di cui il presidente del Consiglio ha voluto assumersi la responsabilità pensando forse di destare l’attenzione, l’interesse, la curiosità, chiamatela come volete, dei magistrati che su quel cantiere stanno indagando da tempo a Potenza. Ma che almeno sinora non hanno ritenuto di doverlo o poterlo sentire.

Chissà se qualche altro magistrato, in tutt’altra parte d’Italia, non si incuriosisca invece, nell’ambito di qualche indagine sinora ignota, per quell’aumento del bonus chiesto e ottenuto dai mobilieri, vedendovi magari un eccesso di lobbismo. Che già di per sé sta diventando nel dibattito politico una parolaccia, se non reato. Tutti sono sospettati di praticarlo oltre i limiti consentiti, che peraltro non sono neppure fissati ancora da una legge.

Verrebbe da augurare buona fortuna a chi parla e a chi ascolta, a chi scrive e a chi legge, in Procura.

Matteo Renzi

Tutte le recenti esternazioni dei politici a rischio di indagine giudiziaria

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