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Non passa giorno senza che i talk-show più vari, i giornalisti “generici e specialisti” e i parlamentari di più variopinta estrazione parlino, anzi straparlino di pensioni. Di riforma integrale o parziale della Fornero, dei poveri esodati, della flessibilità in entrata ed in uscita dal lavoro, della pensione anticipata, dei lavori usuranti, della previdenza complementare, dell’uso del TFR ai fini pensionistici, del ruolo futuro di banche ed assicurazioni.

La canea è iniziata da quando il nostro beneamato (?!) premier ha avuto una delle sue tante “pensate geniali”: mettere a capo dell’INPS un bocconiano, Tito Boeri, noto per le sue pluriennali idee di rifondazione dell’INPS e della previdenza.

Le conseguenze? Dal giorno della sua nomina, Boeri ha cominciato a blaterare consigli, a dare numeri a casaccio, a parlare di insostenibilità del sistema pensionistico italiano, nonostante la riforma Fornero.

Lungi dal dedicarsi ad ottimizzare la gestione dell’INPS (e dall’essere sintonico sia con il suo Direttore Generale che con i suoi Dirigenti apicali) Boeri ha cominciato ad esternare, a proclamare al colto ed all’inclito le sue idee di riforma, quelle che – per anni – aveva scritto, assieme a Patriarca, sul sito lavoce.info.

Conseguenze? Apprensione tra i pensionati, quelli da 4 volte il minimo INPS (503 euro/lordi/mese) in su. Apprensione ed ansia, perché hanno capito subito che, con Boeri e con Renzi, sarebbero proseguiti i tagli pensionistici. Ovvero le mancate o modeste rivalutazioni ISTAT ed i ” contributi di solidarietà”. Solidarietà a favore di chi c’è da chiedersi e se lo è chiesto, più volte, la Corte Costituzionale.

Invece di perdere tempo in chiacchiere, Boeri avrebbe dovuto:

– fare chiarezza nei bilanci INPS 2014 e 2015, separando totalmente le spese assistenziali da quelle previdenziali;

– chiedere a Renzi e a Padoan il pagamento integrale dei crediti che l’INPS ha maturato verso lo Stato, per milioni di prestazioni assistenziali vecchie e nuove, volute da chi ci governa ma finora pagate dai pensionati e non dal ministero dell’Economia e delle Finanze;

– leggere attentamente ed imparare a memoria lo STUDIO BRAMBILLA sul bilancio INPS 2014, uno studio che ha chiarito – una volta per tutte – che il BILANCIO PREVIDENZIALE INPS E’ IN PAREGGIO o addirittura in attivo e che ad ESSERE IN PASSIVO è il BILANCIO ASSISTENZIALE, per la sottovalutazione dei costi legati a circa 100 tipologie assistenziali diverse, non ultime quelle prodotte dall’immigrazione politica ed economica;

– concretizzare il suo ruolo “tecnico” (?!) ed evitare accuratamente di cercare di costruirsi un avvenire politico;

– sospendere l’invio delle “buste arancione” che stanno generando panico, pur se con previsioni fantasmagoriche sui PIL dei prossimi decenni.

E, invece, nulla di tutto questo.

Incontri segreti a Palazzo Chigi con Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza. Ovviamente, in Italia, la segretezza è un optional, così l’ANSA non solo ne ha dato notizia ma l’ha ampliata. Il colloquio ha riguardato la flessibilità in uscita (dove troveranno i 7 miliardi necessari?); la riforma della riforma Fornero; il fantomatico “prestito pensionistico” (cui prodest?), erogato in tutto od in parte dal sistema bancario (!) con copertura assicurativa del rischio morte.

Torniamo alle pensioni.

CONSIDERAZIONI FINALI

Le imprecisioni sui numeri, le incertezze crescenti, le promesse vaghe stanno creando panico tra i pensionati. Poco tra quelli fino a 1500 euro/lordi/mese, sempre salvaguardati. Molto panico, tra tutti gli altri pensionati, quelli da 1502 euro lordi/mese in su, sempre taglieggiati da Tremonti, Monti, Letta e Renzi.
Non siamo pessimisti ma realisti. Ed allora Noi pensiamo che la LEGGE di STABILITA’ 2017 massacrerà, ancora una volta, le pensioni over 3000 euro/lordi/mese, per le quali continuerà il taglio della rivalutazione ISTAT. Ed allora Noi pensiamo che la LEGGE di STABILITA’ 2017 farà proseguire per altri 2-3 anni (almeno) il contributo di solidarietà, imponendolo anche a fasce economiche più basse rispetto a quelle attuali.
Perché  lo pensiamo? Perché non ci sono soldi e perché un noto costituzionalista (Giulio Prosperetti) ha ripetutamente dichiarato che “la pensione non è un diritto acquisito….e che la Costituzione non va applicata alla lettera ma interpretata sulla base dei sentimenti correnti…” (citazione a memoria, ma la sostanza è questa).

Per questo siamo realisti. Importerà a pochi, ma a NOI importa molto. Cosa? Ricordare che, in tempi non sospetti, NOI TRE MEDICI SINDACALISTI AUTONOMI (Carlo Sizia, Michele Poerio e Stefano Biasioli) avevamo ripetutamente dichiarato e scritto che la brusca elevazione dell’età pensionistica voluta dalla Fornero (e dalla UE) avrebbe causato danni incalcolabili ai giovani, che sarebbero stati costretti a lavorare quasi fino “al limine mortis”.
L’abbiamo detto e scritto, invano.

Una considerazione personale, che vale però per alcuni milioni di pensionati pubblici (per analogia). Sono in pensione da circa 8 anni. Pensione coatta, perche’ mi ci hanno mandato a 65 anni. Ho versato contributi (33% dello stipendio teorico) per 47 anni, 3 mesi e 15 giorni (riscatti universitari inclusi). Mi hanno tagliato 7 anni e rotti di contributi, che ho dovuto regalare allo Stato. Ebbene, dal momento della pensione (sono passati 98 mesi) ho ricevuto la pensione “intera” solo per 8 mesi. Per gli altri 90 mi hanno “taglieggiato”. Qualcuno vorrebbe che mi vergognassi della mia pensione. Perché?
Già! Perché non si cassano i privilegi dei parlamentari, perché non si sistema il fisco, introducendo in contrasto di interesse? Perché decine di migliaia di persone hanno denunciato redditi “fasulli” (si veda la recente documentazione DIRSTAT) e poi protestano per “pensioni da fame”, legate tuttavia a pochi contributi versati?

Quaero et non invenio, meliora tempora (Diogene).

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