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Negli ultimi cento anni in Italia si è verificato ogni tre anni un terremoto di magnitudo superiore ai 5,5 gradi Richter. E i costi sono stati elevati. Una nota di Mediobanca Securities pubblicata oggi cita un rapporto del Consiglio nazionale degli ingegneri che calcola in 122 miliardi (a valori attuali) le risorse pubbliche spese per gli interventi nei maggiori sismi che hanno colpito l’Italia dal terremoto del 1968 che sconvolse la Valle del Belice in Scilia, a quello in Emilia Romagna del 2012

Nel Belice l’importo attualizzato degli interventi è stato di 9,1 miliardi, mentre per la ricostruzione dopo il sisma che colpì il Friuli Venezia Giulia nel 1976 sono serviti 18,5 miliardi. Per il terremoto del 1980 in Irpinia e Basilicata le spese hanno raggiunto i 52 miliardi, mentre nell’ultima forte scossa, prima di quella del 24 agosto scorso, che nel 1997 si è abbattuta in Umbria e Marche, i costi sono stati di 13,5 miliardi.

Il più recente terremoto dell’Aquila del 2009 ha toccato la cifra stimata di 11-14 miliardi (i lavori di ripristino dureranno secondo le previsioni fino al 2026), un importo simile a quello ipotizzato per ricostruire le aree dell’Emilia Romagna devastate nel 2012 (circa 13 miliardi).

“Quindi possiamo assumere in ciascun anno degli ultimi 44 anni l’Italia ha avuto circa 3 miliardi di perdite economiche derivati da terremoti e considerando che in Italia sono presenti circa 30 milioni di abitazioni, una polizza obbligatoria a copertura di questo tipo di eventi potrebbe costare circa 100 euro pro-capite”, nota Mediobanca Securities.

A questo proposito il broker ricorda che il governo Monti nel 2012, poi quello Letta e da ultimo Renzi, hanno presentato la proposta di una polizza obbligatoria per i rischi di catastrofi naturali. Ma il Parlamento l’ha sempre respinta. A oggi intanto mancano ancora stime ufficiali sui costi per intervenire nei territori di Lazio, Marche e Umbria colpiti dal sisma della scorsa settimana e delle continue scosse di assestamento che si stanno susseguendo in questi giorni dopo la prima scossa.

Ma c’è chi ha iniziato a quantificare le perdite per gli assicuratori. Nei giorni scorsi Fitch ha quantificato tra i 100 e i 200 milioni le perdite per le compagnie, tutte principalmente derivanti dai crolli delle abitazioni. Per le assicurazioni che si espongono in prima battuta i costi sono stimati tra i 40 e gli 80 milioni, mentre per i riassicuratori le perdite vanno tra i 60 e i 120 milioni.

“Considerando la cifra massima indicata da Fitch, 200 milioni, e assumendo che Generali e Unipol abbiamo ciascuna una quota di mercato del 20-30%, ne deriva un impatto complessivo di 40-60 milioni, prima della riassicurazione. In base alle attese di un intervento di quest’ultima pari al 60% delle pedite totali, come accaduto nel terremoto dell’Aquila per Unipol , ciò vuol dire che, al netto della riassurazione, il conto finale per Generali e Unipol dovrebbe essere nell’ordine di 16-24 milioni per ciascuna”, sottolinea Mediobanca.

“Ciò è coerente con le nostre stime su Unipol pubblicate la scorsa settimana che indicano in 50 milioni i costi totali prima della riasscurazione e 20 milioni al netto, un valore pari allo 0,3% del Combined Ratio e”, prosegue Mediobanca , “se facciamo lo stesso ragionamento per Generali, le perdite peserebbero lo 0,1% sul suo Combined Ratio”.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

Carlo Cimbri

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