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La notizia era stata annunciata durante la conferenza con gli sviluppatori lo scorso giugno, quindi nessuna sorpresa. Ma il lancio dell’iPhone 16 è accompagnato comunque da una dose di fascino superiore rispetto ai modelli precedenti. Il motivo è semplice: anche Apple ha deciso di introdurre nel suo ultimo dispositivo l’intelligenza artificiale, Apple Intelligence, così come già fatto dalle rivali Google e Samsung, grazie alla collaborazione con OpenAI che metterà la tecnologia di ChatGPT a disposizione dell’azienda di Tim Cook. In sostanza, ci sarà un potenziamento dell’assistente vocale che sarà in grado di interagire con le altre app e di offrire maggiore aiuto all’utente. Leggendo delle e-mail, ad esempio, o trovando una foto nel proprio rullino semplicemente descrivendola a voce.

La necessità di aprirsi all’IA è dovuta al momento di flessione del gigante di Cupertino, con un -1% riscontrato nelle vendite di iPhone tra aprile e giugno. Nelle aspettative di Apple, l’intelligenza artificiale generativa dovrà contribuire a rialzarle, come dimostra un sondaggio secondo cui una percentuale non altissima ma comunque significativa è disposta ad acquistare un cellulare con IA. “Si tratta della categoria di prodotti più redditizia di Apple e dell’ingranaggio essenziale del suo universo in espansione e abbonamenti, la sua seconda attività più redditizia”, ha spiegato l’analista di Emarketer, Gadjo Sevilla. Per i modelli più sofisticati, l’azienda ha previsto un’infrastruttura di server chiamata Private Cloud Compute, per salvaguardare la privacy dell’utente i cui dati non saranno archiviabili nemmeno dall’azienda.

Quello della sicurezza è un punto centrale. Proprio per i problemi legati a questa, i consumatori europei dovranno attendere prima di poter comprare il nuovo iPhone. Per via delle “incertezze normative”, l’Unione europea ha rinviato a data da destinarsi la sua messa sul mercato, volendo prima fare chiarezza e schiarirsi tutti i dubbi sui rischi.

Su tutti, quelli legati alla disinformazione, di cui l’IA è promotrice – per volontà umana, è logico. Come ha ammesso la deputata californiana Gail Pellerin, che ha riconosciuto gli “strumenti incredibili” di iPhone 16 “per fare cose creative e trovare informazioni”, allo stesso tempo “dobbiamo mettere in atto misure di salvaguardia e regolamenti per evitare che ciò causi il caos in determinati settori o comunità”. Proprio il governo del suo stato ha da poco introdotto una legge per mitigare la diffusione di fake news. Per la professoressa informatica Leilani Gilpin, una cosa è certa: “Che si tratti di domande aneddotiche o di generazione di immagini o altro, ci saranno informazioni inventate. È proprio così che funzionano i modelli di intelligenza artificiale”. L’interrogativo che si pone, dunque, è se sia giusto – ma soprattutto utile – offrire alle persone tecnologie sempre superiori.

A differenza delle altre aziende, Apple è stata più parsimoniosa nello sviluppo della sua IA. Semplicemente perché non è sua. Mentre alcune società hanno speso miliardi nella loro ricerca, quella di Cook si è appoggiata sull’esperienza di OpenAI, motivo per cui le preoccupazioni sulla sicurezza sono aumentate ancor di più, essendoci un’altra società di mezzo. “Sta facendo partnership invece di dover reinventare la ruota”, ha spiegato Trip Miller, managing partner di Gullane Capital Partner, tra gli azionisti di Apple. L’azienda ha “già la piattaforma e la base di utenti che vogliono utilizzare questa tecnologia rivoluzionaria”.

Così come ha già gli occhi puntati addosso. A giugno scorso, quando Cook aveva svelato al mondo le sue intenzioni, Elon Musk aveva minacciato platealmente Apple. “Se integrerà OpenAI su OS, il suo sistema operativo, allora vieterò i dispositivi nelle mie aziende. Questa è una violazione della sicurezza inaccettabile. Non ha idea di cosa accadrà una volta che i dati sono nelle mani di OpenAI”. È la guerra dell’IA, a cui Apple ha deciso di partecipare.

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