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C’è sintonia sulla Libia tra il presidente Barack Obama e la candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton, mentre il candidato repubblicano Donald Trump ritiene che il duo stia “umiliando l’America”. L’ennesimo non sorprendente contrasto in politica estera emerge dopo la ripresa, lunedì  1° agosto, di raid Usa sul territorio libico, contro le postazioni jihadiste a Sirte. I raid sono compiuti su richiesta del governo di unità nazionale libico del premier al Serraj.

Lo scontro sulla Libia si inserisce nel più generale scontro tra il presidente e il magnate. Obama ha appena invitato in modo esplicito il partito repubblicano a prendere le distanze da Trump, che “non è adeguato” a fare il presidente.

Per tutta risposta, lo showman ha affermato che l’accoppiata Barack/Hillary ha ”consegnato l’Iraq, la Libia e la Siria all’Isis”: ”Ci hanno umiliato all’estero” e ”hanno tradito la nostra sicurezza”. Obama e la Clinton, che è stata suo segretario di Stato dal 2009 al 2013, ”hanno ripetutamente ammesso migranti che si sono poi rivelati implicati nel terrorismo”.

Secondo quanto detto a La Stampa da Jake Sullivan, consigliere di Hillary per la politica estera, “quello che il presidente Obama ha fatto e sta facendo in Libia non è pienamente conosciuto né apprezzato”.

Per Sullivan, “la combinazione delle politiche attuate dall’Amministrazione democratica in Libia coincide con le posizioni di Hillary, che intende continuarle ed espanderle […] La linea di Obama è quella del doppio binario: sostegno alla mediazione dell’Onu e libertà di colpire i terroristi”.

Un analista italiano, Mattia Toaldo, dello European Council on Foreign Relations (Ecfr), pensa che i raid possano aiutare la candidatura della Clinton, perché una sconfitta dei jihadisti in Libia, realizzata con il concorso dei caccia-bombardieri Usa, porterebbe acqua al suo mulino. Sempre che l’operazione non si riveli un boomerang.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)

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