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A due anni e due mesi dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, la Federazione Russa sembra ancora perfettamente capace di sostenere uno sforzo bellico molto più protratto del previsto. Nonostante i fenomeni di dissidio interni, come la sollevazione dei “wagneriti” guidati da Yevgeny Prigozhin nel giugno del 2023 o le vicende legate alla morte dell’oppositore Alexey Navalny, il regime guidato da Vladimir Putin mantiene saldo il suo controllo sul Paese, come dimostrato dalla tornata di elezioni presidenziali svoltesi lo scorso marzo. Anche sul piano economico Mosca sembra essere stata in grado di adattarsi alle sanzioni imposte dall’Occidente e dai suoi alleati, sviluppando canali di commercio alternativi più o meno legali (ad esempio reindirizzando il suo export di petrolio verso Paesi “amici” come la Repubblica Popolare Cinese o sfruttando una flotta fantasma finalizzata all’evasione delle sanzioni internazionali), allo stesso tempo riorganizzando la sua economia in una forma adatta al contesto bellico. E mentre l’Ucraina ha iniziato ad accusare la carenza di munizioni e di personale, le forze armate del Cremlino hanno ripreso una lenta ma costante spinta offensiva per riguadagnare terreno. Una situazione a prima vista ottimale, dietro alla quale però si profilano alcuni sommovimenti, simbolo che in questa apparente efficienza si nasconde qualcos’altro. Nonché preziosi suggerimenti del futuro di Mosca.

Secondo quanto riporta il New York Times, sembra che il Cremlino stia lavorando ad una nuova tassa da imporre sui grandi capitali, la prima da più di dieci anni. Una scelta che denota il bisogno di risorse economiche per finanziare la costosa guerra intrapresa nel febbraio del 2022 (già ad oggi, un terzo del bilancio russo del 2024 è destinato alle spese per la Difesa), e che suggerisce come la leadership russa si stia preparando per un impegno continuativo, magari guardando anche oltre il conflitto in Ucraina. Ma da questo provvedimento emerge anche la relativa acquiescenza della grande imprenditoria russa nei confronti del potere politico. Secondo Richard Connolly, esperto di economia russa presso la società di analisi strategica Oxford Analytica, dietro la scelta di Putin ci sono due motivi principali. Il primo è quello di introdurre questa nuova tassa in una congiuntura economica relativamente positiva per i soggetti interessati, che così avranno minori difficoltà ad adeguarsi ad essa; il secondo è invece l’intenzione di toccare solamente le fasce più agiate della popolazione, così da non instigare il malcontento nelle classi sociali più basse, che già contribuiscono allo sforzo bellico fornendo forza lavoro da mandare al fronte.

Le misure che il Cremlino starebbe studiando sono l’aumento dell’imposta sugli utili societari dal 20%, considerata uno dei modi principali per aumentare la quota di entrate provenienti da fonti diverse dal settore del petrolio e del gas, e l’aumento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche per i guadagni superiori a un milione di rubli annuali dal 13% al 15%, e di aumentare l’aliquota per i guadagni superiori a cinque milioni di rubli all’anno dal 15% al 20%.

Anche nel terreno politico qualcosa si muove. La scorsa settimana è stato arrestato con una serie di accuse di corruzione il vice-ministro della Difesa Timur Ivanov, uno dei fedelissimi del ministro della Difesa Sergei Shoigu, uomo chiave del sistema di potere putiniano. Un arresto che, secondo una fonte vicina al ministero della Difesa russo interpellata dal Financial Times, è segnale di un “cambiamento” nelle sorti di Shoigu.  “Lo hanno arrestato in ufficio, in uniforme, subito dopo la riunione del consiglio di amministrazione del ministero della Difesa, dove era seduto a un posto di distanza da Shoigu. È tutto un teatro. Che senso ha se non quello di minare Shoigu?”.

Dopo essere uscito vincitore nel suo confronto con Prigozhin, e con il nuovo ondeggiare dell’andamento della guerra a favore delle forze di Mosca, la posizione del Ministro della Difesa sembrava infatti essere divenuta piuttosto solida. Ma Putin, ha detto un’altra persona dell’élite moscovita contattata dalla stessa testata, diffida notoriamente di qualsiasi fazione della sua élite che si rafforza troppo, e questo arresto sarebbe un modo per controbilanciare il centro di potere di Shoigu e del ministero della Difesa ora che non c’è più il leader della Wagner a svolgere questo ruolo. E in un momento in cui gran parte dell’élite politica del Paese si aspetta un imminente rimpasto in occasione dell’inaugurazione del nuovo mandato presidenziale di Putin, durante la quale dovrebbe presentare un nuovo gabinetto per l’approvazione, questi segnali attirano ancora di più l’attenzione.

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