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La guerra in Ucraina non sembra destinata ad esaurirsi presto. È questo quello che si evince dalla relazione annuale dei Servizi di sicurezza dell’Intelligence, presentata pubblicamente oggi mercoledì 28 febbraio; e in particolare dalla sezione del documento specificatamente dedicata al conflitto ucraino. La copertura fornita dai sistemi d’informazione non si limita soltanto gli eventi prettamente bellici con annesse cause e conseguenze, ma anche ad altre dinamiche di carattere economico, politico e sociale: dal “colpo di stato” realizzato da Yevgeny Prigozhin alle politiche scolastiche realizzate dal regime russo atte a giustificare un conflitto di lunga durata con l’Occidente, definito da Putin il “nemico” di Mosca.

Quest’ultimo aspetto, che mostra la tendenza del regime guidato da Vladimir Putin a rimodellare il sentimento collettivo della popolazione verso uno “scontro di lungo periodo”, è uno dei fattori che spinge il Dipartimento ad esprimere previsioni negative rispetto al raggiungimento di una soluzione nel conflitto e di un conseguente avvio della ricostruzione dell’Ucraina. Le altre ragioni principali individuate dal Dis sono la mancanza della necessaria fiducia tra i belligeranti affinché essi si convincessero a sedersi a un tavolo negoziale, la mancata modifica dei propri obiettivi strategici da parte di entrambi i contendenti e ragioni di politica interna (come l’assenza di sostegno a concessioni territoriali né da parte della popolazione ucraina, né da quella dell’establishment moscovita).

In particolare, ogni tentativo di Putin di segnalare l’avvio di possibili negoziazioni si è scontrato contro l’espressa volontà di non voler offrire alcuna concessione, evidenziando come un’eventuale pausa nei combattimenti sarebbe finalizzata solamente alla ricostituzione delle Forze russe per sferrare nuovi attacchi in futuro.

Inoltre, nel documento si sottolinea come Mosca continui a rimanere l’attore più attivo nella conduzione delle campagne di guerra ibrida (rispetto alle quali l’Italia e i Paesi alleati continuano a dimostrare un buon livello di resilienza sia rispetto al condizionamento dell’opinione pubblica, sia sul versante economico e della tutela degli asset strategici), segnalando una scarsa intenzione di riappacificazione con il blocco occidentale nel suo complesso. Tra i principali sforzi ibridi promossi da Mosca rientra quello delle campagne disinformative atte a manipolare le narrazioni: esemplificativo a questo riguardo è il caso della colpevolizzazione dell’Alleanza Atlantica e dei Paesi occidentali come veri responsabili della guerra in Ucraina.

Interessante notare come sempre più, dopo l’invasione russa dell’Ucraina sulla quale le intelligence anglosassoni e quelle europee avevano dato segnali divergenti (convinte dell’aggressione le prime, meno le seconde), stiamo assistendo ad un riavvicinamento tra le due posizioni. Queste relazioni sono il frutto anche di una più forte condivisione di informazioni tra sistemi alleati.

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