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Donald Trump si sta avvicinando sempre di più alla nomination presidenziale repubblicana. Secondo i sondaggi, sembra pronto a una potente performance elettorale in occasione del Super Tuesday del prossimo 5 marzo. E, stando alla sua campagna, potrebbe addirittura blindare matematicamente la nomination nel giro di un paio di settimane. Certo, alcune incognite restano in campo, a partire dal fatto che la Corte Suprema degli Stati Uniti deve ancora pronunciarsi sulla sua candidabilità. Tuttavia, in termini di consenso tra la base repubblicana, è al momento assai probabile che l’ex presidente vincerà le attuali primarie. Non a caso, nelle ultime settimane è cominciata a emergere in modo sempre più insistente la questione del candidato alla vicepresidenza. I nomi che circolano sono svariati: dal businessman, Vivek Ramaswamy, alla governatrice del South Dakota, Kristi Noem. A ben vedere, non si può neppure escludere che sia in corso una trattativa sotterranea con Nikki Haley: l’unica candidata ancora in corsa contro Trump. Eppure, sembrerebbe che a prendere quota sia soprattutto un nome: quello del senatore del South Carolina, Tim Scott.

Anche lui si era candidato alle attuali primarie repubblicane. Tuttavia, a causa dei magri risultati sondaggistici, si è ritirato lo scorso novembre: circa due mesi prima, cioè, del caucus dell’Iowa. Eppure, nonostante le difficoltà durante la campagna per le primarie, Scott resta una figura piuttosto influente nel Partito Repubblicano.

Innanzitutto è attualmente l’unico senatore afroamericano del Grand Old Party: si tratta quindi di un punto di riferimento per le minoranze etniche. In secondo luogo, è tendenzialmente associato all’ala maggiormente moderata del partito. Non a caso, Axios News riportò che Trump e la Haley si contesero aspramente il suo endorsement prima delle fondamentali primarie del New Hampshire dello scorso 23 gennaio. Ricordiamo infatti che, pur presentando un corpo elettorale prevalentemente bianco, il cosiddetto Granite State ha un elettorato repubblicano di orientamento più centrista. Alla fine, Scott si è schierato con Trump: un endorsement, il suo, che ha aiutato significativamente l’ex presidente a vincere in New Hampshire. Non solo. L’appoggio del senatore è stato determinante anche per il trionfo di Trump nello stesso South Carolina, dove – lo scorso 24 febbraio – l’ex presidente ha staccato la Haley di circa venti punti. Insomma, il sostegno di Scott è stato finora prezioso per Trump in queste primarie.

D’altronde, che le quotazioni del senatore stiano salendo è testimoniato da vari elementi. Lo scorso 23 febbraio, l’ex presidente ha avuto parole di elogio per Scott, definendolo una persona di “alta qualità”. Il giorno dopo, l’altro senatore del South Carolina, il repubblicano Lindsey Graham, ha a sua volta lodato Scott, esortando Trump a inserirlo nel suo ticket presidenziale. “Spero che scelga lui”, ha detto durante un’intervista a Fox News. Scott, dal canto suo, ha continuato a supportare strenuamente l’ex presidente nelle scorse settimane: ha minimizzato i controversi commenti di Trump sulla Nato e ha attaccato la Haley, esortandola a ritirarsi dalle primarie.

Ovviamente è ancora presto ed è improbabile che il ticket presidenziale si formi prima che Trump riesca a blindare matematicamente la nomination. Tuttavia, in questo momento, il senatore afroamericano sembra in pole position per il ruolo di candidato vice. La storia politica statunitense mostra che generalmente i ticket più efficaci sono quelli maggiormente eterogenei, in quanto potenzialmente capaci di attrarre voti trasversali.

Scegliendo Scott, Trump potrebbe sia strizzare l’occhio all’elettorato repubblicano di tendenza centrista sia rafforzare la sua posizione agli occhi delle minoranze etniche. Soprattutto quest’ultimo punto risulta fondamentale per la campagna dell’ex presidente. Secondo un sondaggio di GenFoward pubblicato a fine dicembre, Joe Biden starebbe infatti perdendo il sostegno di una parte dell’elettorato afroamericano: un elemento, questo, che potrebbe rivelarsi cruciale alle presidenziali del 5 novembre.

Infine, l’endorsement che Scott ha ricevuto da Graham è significativo anche da un altro punto di vista: Graham è infatti considerato piuttosto vicino agli apparati governativi, tanto che, pur essendo uno stretto alleato parlamentare di Trump, non è granché amato dall’ala trumpista dura e pura. Il che è un’arma a doppio taglio: da una parte, un pezzo dello zoccolo duro trumpista potrebbe non gradire un candidato vicepresidente, sponsorizzato da Graham; dall’altra, scegliendo Scott, Trump potrebbe inviare un segnale distensivo a quegli apparati con cui è spesso stato in cattivi rapporti.

(Foto account X-@SenatorTimScott)

Tim Scott, chi è il senatore che studia da vicepresidente

Scegliendo Scott, Trump potrebbe sia strizzare l’occhio all’elettorato repubblicano di tendenza centrista sia rafforzare la sua posizione agli occhi delle minoranze etniche. Soprattutto quest’ultimo punto risulta fondamentale per la campagna dell’ex presidente. Secondo un sondaggio di GenFoward pubblicato a fine dicembre, Joe Biden starebbe infatti perdendo il sostegno di una parte dell’elettorato afroamericano: un elemento, questo, che potrebbe rivelarsi cruciale alle presidenziali del 5 novembre

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