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Sia gli uni, i fautori, che gli altri, i detrattori, del referendum sulle trivelle hanno avuto dalla maggioranza del popolo italiano, circa il 70%, una risposta che più limpida, come il più bello dei mari incontaminati, non poteva esserci: il rifiuto, con “il non voto”, di una classe politica tanto gentile quanto vuota di idee e di progetti e di una Politica sciatta e votata soltanto al Potere per il Potere, alla carriera e alle prebende connesse al mestiere o di deputato o di senatore.
La maggioranza del popolo italiano ben più intelligente, saggia ed onesta degli improvvisati politici arroganti e presuntuosi, ha usato l’unica arma nonviolenta disponibile: “il non voto”, l’astensione, che è sinonimo di un sano, chiaro, sonoro Vaff.
Che adesso sia gli uni, i fautori, che gli altri, i detrattori, di un pur nobile referendum elitario che poco o nulla c’azzecca con le tante quotidiane difficoltà della vita reale per la tribolata sopravvivenza, si affannino a voler cercare segnali nascosti, il classico ago nel pagliaio, pro o contro l’inquilino ‘piddino’ di Palazzo Chigi, Matteo Renzi, messo lì da un ex-Presidente della Repubblica, il migliorista togliattiano Giorgio Napolitano, quindi senza alcuna investitura popolare, non fa che allargare ancora di più il solco già profondo che divide, come non mai nella storia della Repubblica, il popolo dalla Politica corrotta e corruttrice e dai suoi attuali improvvisati e incolti interpreti.
E’ un pullular di commenti e analisi, tutte erudite e tutte rispettabili, ma che trascurano un dato inoppugnabile: il 70% del popolo italiano, le persone “in carne ed ossa” che faticano a sopravvivere a diseguaglianze e povertà crescenti, sempre più dimenticate e messe ai margini della opulenta società consumistica, adeguata a pochi eletti, bruciate dalle promesse mai mantenute, non ne può più del ‘politichese’ e dei giri di parole fantasiosi e privi di senso, della classica insalata di parole: le persone “in carne ed ossa” sottoposte a vessazioni continue vogliono, pretendono fatti concreti congrui ai propri bisogni. L’elenco sarebbe lungo, ma si può cominciare dalla garanzia di un lavoro, di un salario o di uno stipendio dignitosi, dalla tutela minima della salute e dall’accesso all’istruzione: temi un tempo ben presenti nei pensieri di una classe politica colta che veniva dalla dura lotta al nazifascismo, uomini e donne che a 19 anni, diversamente da Napolitano, invece di aderire ai Guf già si erano arruolate nelle Brigate partigiane. Si potrebbe dire, anzi si deve dire: questa gente “in carne ed ossa” ha il diritto inalienabile a esser considerata non già una merce usa e getta, ma delle persone a tutto tondo con i loro bisogni e le loro aspirazioni.
Ho trasgredito anch’io e non sono andato a votare, senza andare al mare che adoro. Poi a leggere le tante erudite analisi e i tanti forbiti commenti, tutti rispettabili e legittimi, si ritrova quel vecchio vizietto di una certa sinistra abile e pronta a sparare, con il sostegno dei media amici, pallettoni in ogni direzione: strategia che in un lontano passato ha funzionato benissimo, i governi  cadevano come birilli e le maggioranze d’incanto diventavano minoranze ad ogni stormir di fronde, ma poi via via questo vizietto ha mostrato tutti i suoi disastrosi limiti di idee e progetti alternativi. 

E di sinistra a esser generosi ce ne sta ben poca in giro: la parte più corposa, lo zoccolo duro, sta da tempo nel “non voto”, e quella poca che va in giro a esternar forbite analisi e commenti eruditi, tutti rispettabili e legittimi, si sente lontano un miglio che della storia di sinistra ha ereditato quel vecchio anacronistico cinico vizietto di sparare pallettoni e tenere in allerta le masse per coprire un vuoto di idee e di progetti finalizzati a cambiare radicalmente lo status quo che nel tempo è rimasto sostanzialmente immobile e immutabile nella diseguale ripartizione delle risorse e della ricchezza non solo materiale.

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