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Mentre il presidente Barack Obama ribadisce la sua certezza che Donald Trump non diventerà presidente perché “la Casa Bianca è un lavoro serio”, non è solo battute e apparenza, lo showman repubblicano e Hillary Clinton dominano nei sondaggi i rispettivi campi repubblicano e democratico, in vista delle primarie del South Carolina.

Il voto repubblicano è previsto sabato 20 febbraio. Secondo Public Policy Polling, Trump è al 35% delle preferenze, davanti ai due senatori Ted Cruz e Marco Rubio entrambi al 18%. John Kasich sta al 10%, Jeb Bush e Ben Carson entrambi al 7%.

Il voto democratico avverrà il 27 febbraio. Lo stesso rilevamento indica la Clinton è al 55%, mentre il suo rivale, il senatore del Vermont Bernie Sanders, è al 34%. Un sondaggio Cnn dà l’ex first lady al 56% e Sanders al 38%.

Trump e la Clinton sono avanti anche a livello nazionale, dove, però, il distacco di Sanders si riduce a una decina di punti (50% contro 40%). Fra i repubblicani, dice la Nbc, Trump guida con il 38%, davanti a Cruz al 18%, Rubio al 14%, Carson all’8%, Kasic al 7% e Bush al 4%. Si conferma l’impressione di tre poli repubblicani: Trump a sé, Cruz per Tea Party ed evangelici e un campione dei moderati che fatica a emergere tra Rubio, Kasich e Bush. E Trump, avvertendo l’ostilità dell’establishment del partito, che sta ancora chiedendosi su chi sia meglio puntare, torna a parlare di correre da indipendente.

La campagna vede una serie di duelli a distanza: Cruz accusa Trump di essere ‘liberal’, il magnate replica dando dell’ ‘instabile’ al senatore. C’è – a sorpresa – la percezione che la discesa in campo della famiglia Bush, specie dell’ex presidente George W., che se la prende con Trump “l’incendiario”, stia dando una spinta al fratello Jeb – una scommessa vinta contro ogni pronostico -, mentre gli interventi dell’ex presidente Bill Clinton zavorrano la moglie Hillary, una scommessa persa, quando sembrava sicura. Dice la sua pure un altro parente, il fratello inglese di Sanders, Larry, che dopo avere paragonato Bernie al leader laburista Jeremy Corbyn, assicura: “Ce la farà, è un politico tosto”.

Se interviene contro Trump, Obama, che rivendica a sé la designazione del successore del giudice della Corte Suprema Antonin Scalia, non si pronuncia tra la Clinton e Sanders: “Conosco meglio Hillary”, ammette, “ma il dibattito fra i democratici è salutare”, aggiunge. Contro Trump e Sanders, si schiera l’europeo Financial Times, perché – spiega – loro sono l’isolazionismo americano, sia politico sia economico.

La Clinton cerca di garantirsi il sostegno dei neri incontrando a New York il reverendo Al Sharpton, che giorni fa aveva visto Sanders, mentre la figlia di Eric Garner, uno dei tanti afroamericani vittime della polizia si schiera con il senatore; la moglie di Garner, invece, sostiene l’ex first lady. È un altro esempio di come i giovani, con il loro sostegno a Sanders in campo democratico, possano essere protagonisti del voto 2016.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016

Perché il Financial Times boccia Trump e Sanders

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