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(Quarto post. Qui per leggere il terzo)

Il tema dei migranti non può peraltro prescindere dalle scelte comunitarie e quindi dalla miopia di un’Europa ormai più intergovernativa che politica, incapace di vedere un principio elementare logico e fondamentale dell’Unione, e cioè la necessità di delineare i confini esterni. Stabilizzandoli e garantendone – con una guardia di frontiera europea e con idonee iniziative internazionali – le caratteristiche di permeabilità, utilizzando le risorse necessarie al rispetto di regole condivise. In caso contrario, verrà abolito Schengen, con fine della libera circolazione per il ripristino di frontiere interne. Si veda ciò che sta avvenendo in Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria, Germania e Francia.

Che nostalgia per il pensiero dei padri fondatori che ci entusiasmavano ai tempi lontani del liceo!E ,allo stesso scopo, risulta indispensabile fare alcune considerazioni

A) Le criticità sopra riportate assieme ad altre non meno importanti omesse per brevità , costituiscono un problema che lo Stato nel suo insieme è tenuto a risolvere;

B) Il governo deve trovare le risorse finanziarie necessarie a far funzionare la macchina dello Stato;

C) L’Europa richiede che l’equilibrio di bilancio venga mantenuto entro i parametri concordati e che il debito pubblico (attualmente il 133% circa del Pil) venga gradualmente ridotto.

D) In caso di previsione di sforamento correlazione negativa Pil/Spese macchina dello Stato (lo sforamento della spesa pubblica è previsto al -2,4%),i cittadini si aspettano che le risorse necessarie vengano reperite attraverso interventi identificati(se si vuol far salvo il senso dello Stato) con ineccepibili criteri di rigorosa priorità.
Ammesso e non concesso l’esaurimento delle altre opzioni, in ultimissima istanza (vedi punto E) la richiesta di risorse ulteriori attraverso il fisco dovrebbe interessare in maniera equa e proporzionale tutti i cittadini italiani, e non solo una parte di essi;

E) Purtroppo il mantenimento dei parametri richiesti dall’Europa e’stato raggiunto nell’ultimo decennio non grazie allo sviluppo economico del paese ma sopratutto mediante l’aumento della pressione fiscale (43,7%).

I CITTADINI
La maggior parte degli italiani e’ già stata cronicamente dissanguata con oneri, tasse,balzelli, accise,cd. contributi di solidarietà,prelievi, mancate perequazioni e quant’altro, con retoriche motivazioni tecniche sempre nuove e varie (contributi+imposte dirette+imposte indirette risultano gravare per il 55% su un reddito familiare di 53.000 euro lordi al mese; reddito da lavoro di 74.000 euro lordi da cui vengono detratti il 28,4% di oneri sociali a carico del datore di lavoro).

LE IMPRESE

Per quel che concerne la vera crescita economica , quella cioè capace di disinnescare i record negativi raggiunti dall’azione del fisco italiano, ne viene fuori un quadro rappresentato dal classico effetto del cane che si morde la coda, in barba agli anemici segni di ripresa dell’ultimo anno.

Se a questo fattore si aggiunge la considerazione che il Paese si è giovato della contingenza favorevole legata al pagamento di minori interessi sul debito pubblico per prevalenti fattori esterni (spread, quantitative easing Bce,apprezzamento cambio dollaro,discesa prezzo petrolio,ecc..) la situazione che si profila è per lo meno incerta.

Consegue a queste premesse che la camera di compensazione tra tutti i punti sopra evidenziati va individuata in seno allo Stato e non settorialmente.

(4/Continua…)

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