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Il braccio di ferro tra Banca d’Italia e piccole realtà locali in sofferenza, registra un nuovo colpo di scena nella vicenda che ruota attorno al Credito Cooperativo di Terra d’Otranto.

La Bcc, commissariata più di un anno fa con decreto del ministro Padoan, sulla scorta della dettagliata informativa redatta e inviata da Ignazio Visco, ha un nuovo presidente, Flavio Ciurlia, ragioniere, e un nuovo cda, eletti ieri in assemblea.

Ma non si tratta della squadra su cui avevano puntato i commissari di via Nazionale, Roberto Lorìa e Giuseppe Tammaccaro, che poche settimane fa, dopo la modifica a statuto e regolamento, avevano  lanciato un diktat che sembrava granitico: creare una lista unica con un governo tecnico super partes staccato da logiche di campanile e per cui era stato già individuato il presidente. Lo scopo era di traghettare la Terra d’Otranto in maniera dolce e accorta verso la riforma nazionale delle Bcc, evitando accorpamento o liquidazione e salvaguardando una realtà economica locale importante, allontanando per sempre lo spettro deleterio delle divisioni storiche che tanti guai avevano portato all’istituto.

A partire dall’avvio di un’inchiesta penale da parte della procura di Lecce, due anni fa, a pochi giorni dall’elezione del nuovo cda, di cui ancora si attendono gli esiti.

L’arrivo dei carabinieri in filiale portò una pioggia di avvisi di garanzia  per riciclaggio, tentata estorsione aggravata da metodo mafioso e truffa e a seguire, dimissioni in seno al cda e l’ispezione interna avviata da Bankitalia, culminata nella gestione commissariale dopo aver rilevato, nero su bianco, forti conflitti interni all’istituto diviso tra due schieramenti riconducibili da un lato, al territorio di Carmiano dove ha sede la filiale storica dell’istituto, comune di cui è sindaco Giancarlo Mazzotta, fratello dell’ex presidente Bcc, e dall’altro a quello di Melendugno sorretto dalla compagine vicina al decano Italo Potì.

E proprio la base sociale su cui via Nazionale aveva acceso i riflettori torna a sedere sugli scranni più alti di Bcc. Il voto sovrano dei soci presenti in assemblea e l’evoluzione degli eventi non lasciano dubbi e sconfessano la Banca Centrale e la virata promessa e difesa a spada tratta fino a qualche settimana fa.

Attorno al neo presidente hanno trovato infatti accordo e sintesi Giancarlo Mazzotta e Italo Potì, da sempre su fronti opposti. L’alleanza tra nemici, e la spinta da Melendugno, hanno portato alla vittoria seppur con solo 57 voti di scarto rispetto alla seconda lista con in testa giulio Ferrieri Caputi – Bankitalia aveva chiesto lista unica e individuato anche il candidato  presidente, per poi cedere davanti all’evidenza di un’antica lotta di campanili e famiglie -, espressione di parte della base sociale carmianese da sempre contrapposta a Mazzotta.

L’onda d’urto degli eventi che hanno caratterizzato la storia recente del credito cooperativo si legge anche nelle presenze in assemblea: su 1800 soci in 700 non si sono presentati alle urne.

Il futuro della Terra d’Otranto resta un’incognita. La situazione ereditata dal neo presidente non  è semplice. I commissari avevano paventato l’ipotesi di accorpamento o, ancor peggio, liquidazione, se non si fosse saliti sul treno di un governo altro, avulso da contrasti interni, in grado di scrivere una pagina completamente nuova.

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