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Uno dei problemi più difficili da affrontare oggi, sul fronte della difesa, è rappresentato dai droni. Non parliamo di quelli definiti dall’Air Force statunitense “pilotati a distanza” e che trasportano bombe o missili. Affatto. La minaccia più grande – quella che preoccupa maggiormente forze dell’ordine e servizi segreti tanto quanto il Pentagono – sono i droni che molto più banalmente hanno ricevuto centinaia di migliaia di bambini sotto l’albero per questo Natale.

DRONI DI PICCOLE DIMENSIONI: UNA MINACCIA

«Sono facili da acquistare, semplici da far volare, al contempo sono molto difficili da individuare, possono trasportare diversi carichi, e che stanno proliferando in fretta», ha dichiarato in un’intervista a Breaking Defense Steve Williams, un portavoce di Selex ES, la sussidiaria Finmeccanica nel Regno Unito.

Si dice, ad esempio, che l’Isis abbia usato mini droni per individuare i bersagli dei kamikaze. O che alcuni manifestanti abbiano fatto atterrare droni dal prato della Casa Bianca alla residenza del primo ministro giapponese. Piloti di linea, inoltre, hanno segnalato centinaia di avvistamenti di droni pericolosamente vicini ai loro aerei durante decolli e atterraggi. Si tratterebbe, insomma, di una minaccia sempre in crescita. Un problema difficile da risolvere, come testimoniano oltre un decennio di esercitazioni di Nero Dart, le contromisure adottate dai militari USA contro i droni: «Non esiste un’unica soluzione per questo problema», secondo Williams. «Bisogna sviluppare un sistema di approccio al sistema, e quei sistemi devono essere integrati in un modo che venga posto al centro l’utente».

IL SISTEMA “FALCON SHIELD”

Proprio per far fronte a questo pericolo, Finmeccanica avrebbe messo a punto un sistema di contromisure chiamato Falcon Shield che combina radar, infrarossi e camere ottiche per l’identificazione dell’obiettivo, microfoni per captare il tipico ronzio dei multicotteri, oltre a un sistema di radiomisure che scova anche il pilota, oltre al drone. Stando a quanto dichiara Finmeccanica, il sistema può distruggere oppure catturare il drone, inserendosi nel suo sistema di controllo. Il sistema permette di acquisire il controllo di un drone  pilotato da remoto  e di farlo atterrare in modo sicuro, senza passare necessariamente ad un attacco vero e proprio che prevedrebbe l’induzione di un disturbo elettromagnetico o dinamico. Questa nuova modalità di contrasto consente di ridurre notevolmente eventuali effetti collaterali. Falcon Shield dovrebbe essere presentato ad aprile.

UN SISTEMA “SCALABILE”

«Il sistema è scalabile» ha spiegato Williams. «Può andare dalla protezione di un singolo VIP alla protezione di grandi impianti, come aeroporti, centrali nucleari e stadi». La possibilità di catturare il drone invece di farlo precipitare, spiega il portavoce di Selex ES, «rende il sistema utilizzabile anche in ambienti affollati, come i centri cittadini, senza rischiare di interferire con i mezzi di soccorso e della polizia». Per ora il sistema è ancora sotto sviluppo: «Funziona già ed è stato testato il sistema per trovare, inquadrare e identificare il bersaglio, per aprile integreremo sia i sistemi di attacco elettronico sia le funzioni di pattugliamento».

Falcon Shield  nasce dalla lunga esperienza di Selex ES nella realizzazione di velivoli senza pilota e nella progettazione e sviluppo di soluzioni per la difesa a corto raggio contro una vasta gamma di minacce aeroportuali.

Così Finmeccanica con Selex fronteggia la minaccia dei mini droni

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