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Il discorso che il Papa rivolge a inizio anno al Corpo diplomatico è da sempre annoverato tra i più “politici” pronunciati dal Pontefice. Anche quest’anno è stato così, considerati gli argomenti e il taglio che Francesco ha dato al lungo intervento dinanzi agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.

PREOCCUPAZIONE PER “I GRAVI CONTRASTI SORTI NEL GOLFO”

Prova ne sono le parole spese nel lodare l’accordo sul nucleare iraniano, il raggiungimento “dell’atteso accordo sul clima nel corso della Conferenza di Parigi” e i “segnali incoraggianti provenienti dalla Libia”, dove “solo un’azione politica comune e concordata potrà contribuire ad arginare il dilagare dell’estremismo e del fondamentalismo, con i suoi risvolti di matrice terroristica”. Allo stesso tempo, il vescovo di Roma ha espresso preoccupazione per “i gravi contrasti sorti nella regione del Golfo Persico” e per “l’esperimento militare condotto nella penisola coreana”.

(LE FOTO DELL’INCONTRO DI PAPA FRANCESCO CON GLI AMBASCIATORI IN VATICANO)

LE PAROLE SULLA “GRAVE EMERGENZA MIGRATORIA”

Al cuore del discorso c’è stata la “grave emergenza migratoria che stiamo affrontando”, e Bergoglio ha fin da subito fatto intendere che quanto stava per dire non avrebbe riguardato solamente il piano spirituale, bensì sarebbe andato a “discernerne le cause, prospettare delle soluzioni, vincere l’inevitabile paura che accompagna un fenomeno così massiccio e imponente”, che non riguarda solo l’Europa, ma anche l’Asia e l’America centro-settentrionale.

NON SOLO ACCOGLIENZA

Francesco ha sì delineato per sommi capi la questione – come del resto aveva già fatto in altre circostanze – specie quando ha citato “la voce delle migliaia di persone che piangono in fuga da guerre orribili, da persecuzioni e violazioni dei diritti umani, o da instabilità politica o sociale, che rendono spesso impossibile la vita in patria”, collegandola alla “cultura dello scarto che mette in pericolo la persona umana, sacrificando uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo”. Ma stavolta è andato oltre: “Siamo consapevoli che sul tema della migrazione occorre stabilire dei progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza. Essi dovrebbero da un  lato aiutare effettivamente l’integrazione dei migranti nei paesi di accoglienza e, nel contempo, favorire lo sviluppo dei paesi di provenienza con politiche solidali, che però non sottomettano gli aiuti a strategie e pratiche ideologicamente estranee o contrarie alle culture dei popoli cui sono indirizzate”.

LA CHIAMATA IN CAUSA DELL’EUROPA

Bergoglio, forse per la prima volta in modo così netto, ha chiamato in causa l’Europa, avvertendo che il rischio concreto è quello di far naufragare l’Unione sorta “faticosamente sulle ceneri del secondo conflitto mondiale”. Il Papa lo dice chiaramente, quando collega “i massicci sbarchi sulle coste del Vecchio continente” all’evidenza che quel sistema di accoglienza vecchio di decenni sta vacillando: “Di fronte all’imponenza dei flussi e agli inevitabili problemi connessi sono sorti non pochi interrogativi sulle reali possibilità di ricezione e di adattamento delle persone, sulla modifica della compagine culturale e sociale dei paesi di accoglienza, come pure sul ridisegnarsi di alcuni equilibri geo-politici regionali”. Premessa necessaria per parlare dei “rilevanti timori per la sicurezza, esasperati oltremodo della dilagante minaccia del terrorismo internazionale”.

(LE FOTO DELL’INCONTRO DI PAPA FRANCESCO CON GLI AMBASCIATORI IN VATICANO)

A RISCHIO “LO SPIRITO UMANISTICO” EUROPEO

Il punto centrale, che il Pontefice ha messo bene in evidenza, è che “l’attuale ondata migratoria sembra minare le basi di quello ‘spirito umanistico’ che l’Europa da sempre ama e difende”. Tuttavia – ha aggiunto – “non ci si può permettere di perdere i valori e i princìpi di umanità, di rispetto per la dignità di ogni persona, di sussidiarietà e di solidarietà reciproca, quantunque essi possano costituire, in alcuni momenti della storia, un fardello difficile da portare”. Da qui, l’auspicio: “Desidero ribadire il mio convincimento che l’Europa, aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, abbia gli strumenti per difendere la centralità della persona umana e per trovare il giusto equilibrio fra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire l’assistenza e l’accoglienza dei migranti”.

LE LODI ALL’ITALIA

Qui Francesco ha lodato l’Italia, “il cui impegno deciso ha salvato molte vite nel Mediterraneo e che tuttora si fa carico sul suo territorio di un ingente numero di rifugiati”. Importante è – ha chiosato – “che il tradizionale senso di ospitalità e solidarietà che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltà del momento, ma, alla luce della sua tradizione plurimillenaria, sia capace di accogliere ed integrare il contributo sociale, economico e culturale che i migranti possono offrire”.

L’OCCIDENTE E IL “VUOTO DI IDEALI”

E di Europa ha continuato a parlare quando ha ricordato che “l’estremismo e il fondamentalismo trovano un terreno fertile non solo in una strumentalizzazione della religione per fini di potere, ma anche nel vuoto di ideali e nella perdita d’identità – anche religiosa – che drammaticamente connota il cosiddetto occidente”. Da un tale vuoto, ha sottolineato Francesco, “nasce la pauura che spinge a vedere l’altro come un pericolo e un nemico, a chiudersi in se stessi, arroccandosi su posizioni preconcette”. E quindi, anche per queste ragioni, “il fenomeno migratorio pone un serio interrogativo culturale, al quale non ci si può esimere dal rispondere. L’accoglienza – infatti – può essere un’occasione propizia per una nuova comprensione e apertura di orizzonte, sia per chi è accolto, il quale ha il dovere di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi della comunità che lo ospita, sia per quest’ultima, chiamata a valorizzare quanto ogni immigrato può offrire a vantaggio di tutta la comunità”.

(LE FOTO DELL’INCONTRO DI PAPA FRANCESCO CON GLI AMBASCIATORI IN VATICANO)

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