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Un investimento da un milione di euro per la Space economy italiana. È quanto messo a disposizione da parte di Fondazione Roma in un fondo di venture capital. Ad annunciarlo è stato il presidente della Fondazione, Franco Parasassi, durante il simposio “Più Spazio per tutti!” a cui hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il presidente dell’Ispi, l’ambasciatore Giampiero Massolo, l’astronauta Luca Parmitano (collegato da Huston), il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Teodoro Valente, la presidente del Ctna, Cristina Leone, e l’avvocato Stefano Mele. “La promozione della crescita economica e sociale del territorio in cui operiamo è uno dei nostri obiettivi principali – ha detto Parasassi – e la nostra scelta di investire nella Space economy va proprio in questa direzione”. Un settore, ha aggiunto il presidente, “che è una vera e propria eccellenza del Made in Italy, con prospettive di sviluppo notevoli sia dal punto di vista economico che delle competenze”.

La legge per lo spazio

Per il ministro Urso, del resto, “l’economia del futuro sarà sempre più strettamente connessa alle attività spaziali”, e non è un caso se il governo si appresta a varare la prima legge quadro sulla Space economy, che verrà collegata alla legge di bilancio. Insieme a quella sulle tecnologie abilitanti e a quella sulla blue economy, il collegato sulla Space economy “sarà un provvedimento a 360 gradi, da approvare entro l’anno, che affronterà sia problemi regolamentari (come il lancio nello spazio da parte di privati, i detriti spaziali, le assicurazioni da eventuali infortuni), sia la politica industriale per lo spazio” ha spiegato Urso. La legge, la prima dedicata al settore “colma una lacuna che l’Italia aveva, pur essendo una potenza spaziale, ed è in sintonia con una norma europea di prossima attuazione”.

L’importanza delle regole

Sull’importanza di una regolamentazione è intervenuto anche l’astronauta Luca Parmitano, che ha ricordato come le regole siano “il punto di partenza. L’obiettivo, secondo il comandante dell’Aeronautica, “non è limitare l’accesso allo spazio da parte dei privati, anche perché, quando una tecnologia esiste, non si può più tornare indietro. Il punto è fare in modo che queste tecnologie siano utilizzate nel modo migliore per il bene pubblico”. Per l’astronauta, allora, ben vengano le iniziative normative prima nazionali, poi europee e infine con il forte supporto internazionale “per regolamentare l’accesso allo spazio dei privati”. Su questo punto, poi, l’ufficiale italiano ha anche lanciato un monito: “In Europa siamo indietro di vent’anni sulle idee circa l’utilizzo dello spazio, dobbiamo dare un salto, ma per farlo serve volontà politica”.

Italia, potenza spaziale

“L’Italia è una potenza spaziale di tradizione ormai consolidata”, ha ricordato il presidente di Asi, Valente, “l’unico Paese in Europa in grado di presidiare tutti i domini, dall’accesso allo spazio alle telecomunicazioni, dall’osservazione della Terra alla navigazione”, oltre a essere il terzo Paese (quasi secondo, parimerito con Parigi) contributore dell’Esa. L’Italia, inoltre, si prepara a un appuntamento importante: “La prossima Conferenza astronautica internazionale (Iac) sarà organizzata a Milano dal 14 al 18 ottobre, e vedrà la partecipazione di oltre diecimila persone”, ha ricordato Valente. Un’ulteriore occasione per dimostrare il protagonismo italiano nel comparto dello spazio.

Le sfide sopra e sotto l’atmosfera

Tuttavia, oltre alle opportunità, lo spazio comporta anche notevoli sfide. “Quello che vediamo nello spazio è una replica di quanto accade sulla Terra” ha infatti registrato il presidente di Ispi, Massolo. Per l’ambasciatore, ci troviamo in una “crisi del multilateralismo, nella quale le collaborazioni tra Stati in organizzazioni internazionali non è più vista come migliore soluzione per arrivare a risolvere i problemi”. Per il presidente Massolo, allora “il disordine globale si ripercuote anche più su” in orbita. “Se saltano le regole in un campo così nuovo come lo spazio – ha detto l’ambasciatore – partiamo male fin da subito. Se aumentano i rischi sulla Terra, nello spazio queste crisi si moltiplicano”. Da qui la difficoltà della diplomazia “il cui compito è creare legami, trovare soluzioni, smussare gli angoli” di avere a che fare con stati che “competono e che non hanno intenzione di rifarsi a sistemi di convivenza internazionali”.

Un Elon Musk italiano?

Un settore che, come ricorda la presidente Leone, vale in Italia circa tre miliardi di euro, con oltre quattrocento imprese che operano nel comparto spaziale. “Ma questi numeri sono addirittura al ribasso – ha dichiarato Leone – se mettiamo insieme anche le aziende che utilizzano i dati spaziali, il panorama della Space economy nazionale aumenta considerevolmente”. L’obiettivo della Space economy, infatti, è mettere insieme le tecnologie con i servizi anche per altri settori, in modo da creare valore aggiunto. “Per ogni dieci occupati del settore spazio, ce ne sono altri trenta in altri settori collegati” ha infatti registrato la presidente del Ctna. Il tessuto italiano, fatto da pochi grandi player e molte Pmi, ha numerosi vantaggi, dal momento che essendo una filiera tecnologica di alto valore, le specificità delle piccole realtà, se messe in rete da network verticali e orizzontali, come quelli messi a disposizione dal Ctna, può rappresentare un vero valore aggiunto. Tuttavia, “nel nostro Paese siamo meno propensi al rischio d’impresa” ha sottolineato Leone “ed è difficile trovare un imprenditore che investe del suo in un grande progetto strategico, come per esempio un Elon Musk”.

Un milione per la Space economy. Ecco l’iniziativa di Fondazione Roma

Adolfo Urso, Giampiero Massolo, Luca Parmitano, Teodoro Valente, Cristina Leone e Stefano Mele fanno il punto sulla Space economy italiana nel corso del simposio Più Spazio per tutti! di Fondazione Roma. Un evento che ha permesso al presidente della fondazione, Franco Parasassi, di lanciare un fondo di investimento da un milione per sostenere progetti spaziali dei giovani italiani

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