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La Ferrari è stata quotata alla Borsa di Milano. Due parole per capire di che si tratta. “Quotare” significa semplicemente consentire la compravendita delle azioni di una società in modo veloce, usando meccanismi telematici. In un mercato che organizza gli scambi e cioè mette in contatto chi vuole comprare e chi vuole vendere. Per intenderci, saltando quello che usualmente facciamo dal notaio vendendo una casa o le quote della nostra srl. Ebbene in realtà l’operazione Ferrari è stata leggermente più complessa. In primo luogo, non è stata quotata la Ferrari di Maranello, ma una società olandese che la controlla, che chiameremo Ferrari Olanda, la stessa che lo scorso ottobre decise di quotare il 10% delle sue azioni a Wall Street.

Quindi la Ferrari (o meglio la Ferrari Olanda) che era controllata dalla Fiat (che oggi, dopo la fusione con la Chrysler, si chiama FCA) è stata prima separata dalla Fiat e poi quotata. Cosa significa? Significa banalmente che la Ferrari prima era controllata dalla Fiat e oggi è controllata dai fratelli Elkann tramite la Exxor, la società della famiglia Agnelli che a sua volta controlla anche la Fiat. In altre parole, si è separata la parte industriale Ferrari dalla Fiat ed è questo il vero obbiettivo della quotazione Ferrari. Cosa comporta questo? Sostanzialmente due cose.

La prima. La Fiat non ha più legami societari diretti con la Ferrari, le cui azioni sono state trasferite ad investitori privati o istituzionali. Se quindi da oggi ognuno di noi potrà avere una azione del Cavallino, anche virtualmente nella nostra bacheca, il nostro marchio sarà oggetto di attenzione e acquisti da tutto il mondo. Sì, perché – come ben noto – il marchio Ferrari è il marchio più famoso al mondo (anzi il secondo dopo Apple) ed è il simbolo del nostro made in Italy.

La seconda è che la quotazione consentirà di reperire risorse finanziarie per lo sviluppo del business in modo decisamente più rapido ed efficace e di rendere la Ferrari una vera multinazionale.

È questo il futuro che attende la Ferrari. Separato da Fiat e fluttuante nel mercato dei capitali. Una sfida ordinaria per chiunque voglia passare dal locale al globale e per questo la prima quotazione a New York è un passaggio coerente.

Come concludere? Augurando che la famiglia Elkann insieme a Piero Ferrari – oggi saldamente al comando della Ferrari grazie ad un complesso meccanismo di diritti di voto che ha consentito di massimizzare il numero di azioni da quotare – prosegua nella strada già tracciata con la Fiat che da marchio moribondo è stato resuscitato collocandosi a livelli inaspettati sino a qualche anno fa.

Ma tutto questo è bene ricordarlo non sarebbe stato possibile senza una sola cosa. L’unica cosa che consentirà alla Ferrari di proseguire nella sua strada. Il più prezioso capitale umano del nostro Paese. Gli operai e gli ingegneri della fabbrica di Maranello.

Perché Fiat ha quotato la Ferrari

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