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Il porto indiano di Visakhapatnam fa da scenario a un’esercitazione insolita: dal 19 al 27 febbraio, l’India ha raccolto insieme le marine di cinquanta Paesi, compresi Stati Uniti, Russia e Iran. Servisse una dimostrazione di all-alignment sarebbe perfetta. Le manovre nell’Indo Mediterraneo riflettono le preoccupazioni indiane per la sicurezza collettiva. New Delhi teme che le turbolenze in corso lungo il Mar Rosso, per colpa degli Houthi, possano colpirla pesantemente. Circa l’80% del suo commercio con l’Europa di solito attraversa il tratto Suez-Bab el Mandeb. Ma dall’inizio della destabilizzazione delle rotte indo-mediterranee, il 95% delle navi indiane ha dovuto reindirizzare le spedizioni doppiando il Capo di Buona Speranza, causando un’impennata dei prezzi delle esportazioni indiane. Anche a questo si devono i rinnovati interessamenti all’Imec, il corridoio infrastrutturale (e geopolitico) che connette India, Medio Oriente ed Europa (leggere Alberto Rizzi di Ecfr su Formiche.net).

L’esercitazione indiana si chiama “Milan 2024”, e serve a dimostrare che New Delhi è una potenza già inserita nel multipolarismo, e vi si muove quando si tratta di tutelare la sicurezza collettiva. Per esempio: due giorni fa, un missile degli Houthi ha colpito una nave britannica che stava trasportando fertilizzante e ha iniziato a perdere il carico nel Mar Rosso. Il governo indiano sta dicendo che davanti a certi atti condotti da un attore non statale (e sebbene connesso al network dei miliziani iraniani, piuttosto fuori controllo) serve superare vecchi schematismi. È un’ambizione apprezzabile, ma è molto improbabile che ne esca un reale coordinamento tra americani, russi e iraniani: tensioni e divisioni sono profondissime. Tuttavia lo scenario sottolinea il rispetto e il peso diplomatico che l’India ha ormai raggiunto. I tre Paesi rivali scelgono la partecipazione a Milan2024 perché temono potenziali ricadute diplomatiche della non partecipazione. L’esercitazione vale molto di più degli obiettivi tattici di sicurezza marittima, ma è una dimostrazione di quanto New Delhi sia strategicamente rilevante per tutti gli attori internazionali.

(Articolo tratto da “Indi Pacific Salad”, la newsletter curata da Emanuele Rossi. Qui per iscriversi)

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