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Uno stringato comunicato sindacale e l’impegno a ritrovarsi con delegazioni ristrette il 18 o il 19 maggio: e solo successivamente “si deciderà come proseguire”. Non poteva che finire così l’incontro tra sindacati metalmeccanici e Federmeccanica ed Assistal, tenuto ieri in Confindustria e non iniziato sotto una buona stella. Le parti si ritrovavano dopo lo sciopero generale di quattro ore di tutto il settore metalmeccanico svolto il 20 aprile scorso. A più di qualche sindacalista presente al tavolo non erano sfuggite delle righe di una corrispondenza da Padova pubblicate la mattina stessa dal Corriere della Sera.

LE PAROLE DI STORCHI AL CORRIERE

In effetti, Raffaella Polato, inviata del quotidiano milanese di via Solferino al Festival dell’Innovazione in corso nella città veneta, chiudeva il suo articolo tirando in ballo Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica. Rispetto alle sfide dell’innovazione, quindi, citava una ricerca in cui risaltava che chi rappresenta i lavoratori ha “molte più resistenze al cambiamento”. E subito dopo: “Per dire – continuava l’articolo – si può affrontare una rivoluzione del genere con ‘l’impianto contrattuale dei metalmeccanici, fermo agli anni ’70? Annuisce Fabio Storchi, l’uomo che da leader Federmeccanica sta provando a cambiare. Si è preso uno sciopero. Non pensa che sarà oggi, che le trattative riprendono, la giornata buona. Ma nemmeno crede che il sindacato non capisca. E poi, non ha fretta”.

GLI UMORI DELL’INCONTRO

E’ stato come se quest’ultima frase fosse stata pronunciata nella sala A del palazzo romano di viale dell’Astronomia  a scatenare le reazioni dei leader di Uilm, Fim e Fiom. Davanti a loro il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, che in un prologo aveva provato a ricomporre, in occasione del sedicesimo incontro tra le parti, “un quadro organico in cui tutto tenga, salario compreso, con l’obiettivo di trovare un accordo per il rinnovo del Ccnl  che possa soddisfare persone ed imprese”. In questo contesto, Franchi si era dichiarato disponibile “a fare passi insieme verso l’obiettivo condiviso”.

Ai dirigenti sindacali delle “tute blu” quel passo deve esser parso lento, soprattutto dopo averlo immaginato con la cadenza che il presidente Storchi avrebbe voluto imprimergli.

PALOMBELLA E IL NODO DEL SALARIO

“Oggi non abbiamo registrato alcuna apertura sugli aumenti salariali –ha detto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – E’ positivo che si ricominci a discutere, ma Federmeccanica ha proposto solo di differire nel triennio gli aumenti riservati ai lavoratori al di sotto del minimo salariale, la sostanza resta la stessa: aumenti solo per il 5% dei lavoratori e per gli altri aumenti con il contratto aziendale”. Palombella ha tenuto a precisare che “è importante portare a casa un obiettivo comune,ma dato che i tempi sono maturi per fare il contratto, è necessario che i passi siano compiuti attraverso un negoziato di merito che sciolga proprio il nodo principale del salario”.

BENTIVOGLI E IL RITMO SERRATO

Anche Marco Bentivogli, leader della Fim, ha spinto il piede sull’acceleratore: “I tempi ormai sono più che maturi, addirittura siamo in una fase successiva alla maturazione –ha sostenuto- E non è vero che il passare del tempo aggiusta tutto. Anzi col tempo le cose rischiano di guastarsi come le stesse relazioni. Occorre riaprire il negoziato con passo diverso per consumare la trattativa centrando gli obiettivi comuni. Insomma, quel passo deve avere un ritmo serrato”.

LANDINI CITA QOELET

Maurizio Landini, il capo dei metalmeccanici della Cgil, si è spinto a citare Qoelet ammettendo che “sarà pur vero che c’è tempo per ogni cosa, ma ora è necessario definire un calendario, fare i confronti necessari sui testi contrattuali e verificare entro il mese di maggio se vogliamo fare il contratto”. Landini ha notato che Federmeccanica “ha leggermente modificato la sua proposta ma non c’è un’apertura: dire che vuole raggiungere lo stesso obiettivo in tre anni e’ inaccettabile. Se sul salario non si trova una mediazione accettabile, bisognerà valutare quali altre iniziative mettere in campo perché il nostro mandato è la tutela universale dei diritti dei lavoratori”.

IL COMUNICATO DEI SINDACATI

Raccontavamo in apertura dello stringato comunicato sindacale diffuso alla fine dell’incontro in Confindustria. Nel testo in questione si ribadisce ancora una volta la volontà di giungere ad un accordo che preveda un incremento salariale per tutti i lavoratori e che il negoziato proseguirà in sede tecnica (presso la sede romana di Federmeccanica, ndr) sui singoli argomenti nelle giornate del 10, 11, 16 e 17 maggio.

FRANCHI E L’IMPIANTO CHE NON CAMBIA

Il dg di Federmeccanica, Stefano Franchi, invece, ha ribadito la posizione delle imprese metalmeccaniche: l’impianto della proposta di Federmeccanica sul rinnovo contrattuale di fatto “non cambia – ha precisato – si tratta di trovare insieme con i sindacati una soluzione che ci consenta di arrivare gradualmente al nostro obiettivo entro il triennio. L’approccio graduale – ha spiegato Franchi – è l’unica cosa che possiamo fare. L’obiettivo è sempre lo stesso: generare ricchezza nelle aziende per poi distribuirla con il contratto aziendale e con il contratto nazionale garantire, in tutte le aziende in cui non ci sono profitti, il recupero dell’inflazione solo ai lavoratori al di sotto del minimo salariale. E poi bisogna vedere come tutti gli altri tasselli possono essere messi al loro posto in un mosaico in cui tutto si tiene, anche i costi complessivi”.

LA PREVISIONE DI BELLAVITA

Come finirà? A leggere la cronaca degli eventi accaduti ieri si ha la netta percezione che non si intravede ancora un percorso che possa portare a un accordo.

L’unico che finora si è sbilanciato in maniera opposta a tal riguardo è stato Sergio Bellavita, leader dell’area di minoranza “Il sindacato è”, al momento tenace oppositore di Maurizio Landini nei metalmeccanici della Cgil. A “Lettera 43” la settimana scorsa ha già fatto sapere, pur criticando aspramente il possibile evento, che “si andrà verso un rinnovo contrattuale”.

Se davvero dovesse succedere, bisognerà almeno riconoscergli che ci ha preso in tempi non sospetti.

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