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È forse finito il tempo in cui lo Stato Islamico offriva, a chi faceva parte dell’organizzazione, buoni stipendi, viaggi di nozze, sussidi e premi, persino cioccolata e bibite gassate gratis. Quasi tutti “i buoni motivi per diventare moglie di un jihadista” (qui l’articolo di Formiche.net sul post di Diary of a Muhajirah), sono decaduti. La promessa di uno stato sociale solido, in contrapposizione al “fallimento della schiavitù capitalista degli Stati Uniti”, lanciata da Isis nel video “Il ritorno del Dinar d’oro”, sta venendo meno.

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L’INFLAZIONE DEL CALIFFATO

Nel Califfato scarseggiano i prodotti di prima necessità e, quando si trovano, hanno un prezzo molto più elevato del normale. Un reportage pubblicato dalla rivista Newsweek racconta dell’aumento dell’inflazione nel territorio del Califfato. Il prezzo di un litro di benzina è passato da 0,30 a 2 dollari; una bombola di gas per cucinare da 5 a 25 dollari. Il prezzo dello zucchero si è duplicato e quello della carne è aumentato del 70%.

L’ANNUNCIO DELLA SPENDING REVIEW

Secondo un documento al quale ha avuto accesso Aymenn Jawad al-Tamimi, esperto del think tank Middle East Forum, l’Isis è in grande difficoltà economica e ha messo in atto una vera e propria spending review. Nelle ultime settimane, il vertice dell’organizzazione terroristica ha annunciato una riduzione del 50% degli stipendi dei suoi combattenti e anche di chi ne amministra le ricchezze. “Nessuno sarà escluso da questa decisione, non importa quale sia l’incarico o posizione”, si legge nel documento. Tuttavia, è per ora garantita la consueta distribuzione di alimenti due volte al mese.

COLPO AL VERTICE ECONOMICO

Rand corporation aveva calcolato in 1,2 miliardi di dollari le entrate economiche dell’Isis nel 2014. Ma da quando il prezzo del petrolio è crollato, e la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha colpito il sempre più le finanze dell’organizzazione, i conti continuano ad andare in rosso. A dicembre del 2015, gli Usa hanno confermato l’uccisione di Muafaq Mustafa Mohamed al Karmush, aka Abu Salah, uno dei capi con più esperienza e responsabilità economica all’interno dell’organigramma di Isis (qui il ritratto di Formiche.net).

CAUSE DELLA CRISI

Tra le cause che avrebbero condotto a questo cambio di approccio c’è la caduta del prezzo del petrolio, una delle principali risorse economiche dell’Isis, ma anche i bombardamenti a banche, depositi di combustibile, linee di approvvigionamento energetico e blocco della rete di contrabbando di arte. Ha anche influito la decisione del governo iracheno di non pagare gli stipendi ai funzionari pubblici che lavorano ancora in territori controllati dagli estremisti islamici. Il divieto di lavoro femminile ha anch’esso colpito molto l’indice di produttività.

TAGLI AGLI STIPENDI PUBBLICI

“Tutti gli stipendi sono stati tagliati. Non solo quelli dei combattenti. Tutti i funzionari pubblici, da quelli dei tribunali a quelli delle scuole, guadagnano la metà”, ha detto una fonte originaria di Raqqa all’agenzia Associated Press. Inoltre, un altro attivista di Raqqa chiamato Abu Ahmad, ha spiegato che i jihadisti hanno deciso di accettare il pagamento delle tasse solo in dollari, hanno cominciato a chiedere ai fedeli di pagare le proprie bollette di acqua ed elettricità e scambiano prigionieri per denaro.

NUOVA INTERPRETAZIONE DELLA SHARIA

Alcuni analisti credono che l’organizzazione stia sfruttando fonti alternative di finanziamento in Libia. In alcuni quartieri di Mosul, condanne fisiche sono state sostituite da multe. A Faluya, alcuni detenuti possono riavere la libertà pagando 500 dollari. Sono queste alcune delle nuove applicazioni della sharia che compromettono la credibilità dell’Isis.

MANCATO STATO SOCIALE

Per Tom Keatinge, direttore del Centre for Financial Crime and Security Studies at del think tank Rusi, “l’Isis non è stato in grado di mantenere gli impegni. A Mosul il costo del gas da cucina è aumento 10 volte. La rete mobile non funziona più e la spazzatura non è raccolta. Come stato sociale il Califfato è venuto a mancare”.

Ecco tutti gli approfondimenti recenti di Formiche.net sulle finanze dell’Isis:

Chi era Abu Salah, il “ministro delle Finanze” di Isis ucciso in un raid Usa. Di Rossana Miranda

Ecco tutti i guadagni dell’Isis. L’articolo di Rossana Miranda

Ecco da dove arrivano i soldi dell’Isis. L’articolo di Simona Sotgiu

Ecco costi e ricavi di Isis. L’analisi di Carlo Jean

Ecco come Isis si finanzia con l’arte. L’articolo di Rossana Miranda

Chi finanzia Isis. Stati, nomi e numeri

Ecco il tesoro dei terroristi dell’Isis. Di Simona Sotgiu

Ecco come funziona il fisco dell’Isis

Ecco come Isis esporta il petrolio. L’analisi di Luca Longo

Isis, così la spending review tocca anche il Califfato

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