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Polemiche sui voti dei cinesi alle primarie? Inutili. La comunità cinese che è all’ombra della Madunina da un secolo ha mandato un preciso segnale, specie dal mondo cattolico cinese di questa città che ruota attorno alla parrocchia della Santissima Trinità in zona Sarpi.

E il segnale è che Giuseppe Sala, se diverrà sindaco di Milano, dovrà finalmente confrontarsi con la comunità locale e divenirne un interlocutore istituzionale. È così che si legge oggi, dalle parti di Via Paolo Sarpi, il risultato delle primarie del Partito Democratico che hanno visto la vittoria dell’ex commissario Expo. Con una netta inversione politica di marcia.

Non bisogna sottovalutare la comunità cinese. In origine, fino ai primi anni ’90, a rappresentarla politicamente era il missino Stefano Di Martino, punto di riferimento a Milano per cattolici tradizionalisti e monarchici.

Poi le cose sono cambiate: è arrivato l’imprenditore Angelo Ou, alias Wu Xinghua, il quale è per certi versi la memoria storica della comunità cinese meneghina.

Ou è uno degli esponenti del cattolicesimo con gli occhi a mandorla della zona Sarpi, di quel mondo della parrocchia Santissima Trinità. Aveva puntato su Letizia Moratti, quando sconfisse Bruno Ferrante nel lontano 2006, ma la zona a traffico limitato in via Paolo Sarpi fu la pietra della discordia. La Moratti voleva infatti venire incontro ai residenti italiani e limitare il commercio all’ingrosso della Chinatown milanese, ma la Ztl avrebbe danneggiato l’attività dei commercianti dall’ex Celeste Impero. La rottura si consumò nell’ottobre 2008, quando Ou disse al Corriere che il dialogo su quella Ztl era stato chiuso dal Comune nel maggio dello stesso anno. Però è anche vero che gli imprenditori asiatici avevano disertato un tavolo a Palazzo Marino con l’amministrazione di quel tempo. Riccardo De Corato, allora vicesindaco, fu chiaro:«In nessuna città d’Europa – disse al Corriere – il commercio all’ingrosso sta in un quartiere del centro». Poi del centro logistico non si fece niente.

E il centro logistico resta uno dei punti sui quali la comunità cinese cerca referenti, mandando precisi segnali politici.

Ecco allora che, in queste elezioni, i cinesi – meglio ancora se cattolici – vogliono esserci e contare. Basta con l’appoggio al centrodestra, il voto si sposta su Sala. E contro Pierfrancesco Majorino, con cui la comunità cinese non ha mai avuto un rapporto sereno dal momento che al tempo della Ztl in via Sarpi lui si disse favorevole a tale progetto facendo un inedito asse politico con la Lega Nord. In questo modo, Sala adesso è il nuovo referente politico della comunità cinese di Milano: che dovrà risolvere dei problemi non da poco se vorrà ottenere la poltrona di Palazzo Marino (ed eventualmente conservarla). Prima di tutto il rapporto tra la popolazione e i commercianti della zona Sarpi; il centro logistico per la comunità cinese (tema che, come si vede, è in discussione da un decennio o quasi); infine una figura istituzionale con cui dialogare, dal momento che i problemi una volta gestibili dalla comunità (povertà, sanità, criminalità) adesso hanno bisogno di una risposta a livello locale. Sala è pronto ad assumersi un compito simile? I cinesi ci sperano.

(Pubblichiamo un estratto dell’articolo uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori)

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Perché i cinesi hanno appoggiato Sala alle primarie

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