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Mentre a Mosca il presidente Vladimir Putin concedeva un incontro formale al segretario di Stato americano John Kerry, in Siria le forze governative, aiutate sia a terra che dal cielo dai russi, entravano a Palmyra: 146 i bombardamenti condotti dalla RuAF negli ultimi cinque giorni, a conferma che la Russia in Siria dispone ancora di una buona potenza di fuoco, nonostante quello che è stato definito istintivamente “ritiro”.

La televisione statale siriana ha trasmesso le immagini dei soldati, e soprattutto delle milizie lealiste, che entravano vittoriosi avanzando da sudovest verso il centro della città storica patrimonio dell’Unesco, caduta sotto il controllo dell’Isis il maggio scorso. Conquistare Palmyra è un passaggio fondamentale per stringere sulla direttiva per Deir Ezzor, città simbolo dell’area petrolifera dell’est siriano, da cui partono i traffici che permettono al Califfato di fare cassa.

PALMYRA LBERATA

Per definire Palmyra completamente liberata bisognerà aspettare qualche giorno, sia perché non sarebbe la prima volta che i media statali siriani enfatizzano certe vicende al fine propagandistico, sia perché i miliziani del Califfo potrebbero lanciare controffensive e i soldati potrebbero trovare trappole esplosive che ne impediscono un’ulteriore avanzata (situazioni già viste in altre circostanze, per esempio a Ramadi, in Iraq). Tuttavia, l’immagine della Palmyra liberata segna un risultato positivo per la Russia, che appena due settimane fa ha annunciato una rimodulazione dell’impegno militare in Siria per avere mani più libere al tavolo negoziale. Argomento di cui si è parlato anche nell’incontro con Kerry: incontro che si è tenuto nel giorno di chiusura dell’ultimo round dei negoziati di Ginevra per trovare una soluzione politica al conflitto siriano, a cui lentamente adesso ci si potrebbe avvicinare. Il 9 aprile riapriranno con una bozza di accordo.

HONEST BROKER

Giovedì Putin ha sottolineato in diretta a Kerry di essere quell'”honest broker” di cui parlava il prof. Carlo Pelanda su Formiche.net: ossia, apparire un interlocutore affidabile che ha sposato il cessate il fuoco del 27 febbraio, sta promovendo l’intesa politica e dal punto di vista militare sta combattendo lo Stato islamico in un luogo simbolico e strategico (come spesso capita in certe situazioni che riguardano Mosca c’è molta propaganda ad affiancare questi comportamenti). E intanto su Palmyra s’è portato dietro anche qualche attacco aereo della Coalizione a guida americana, in un accenno di operazione congiunta. Contemporaneamente la riconquista potrebbe essere una spinta propagandistica anche per il presidente siriano Bashar el Assad, che ha più volte sostenuto che la sua è una missione di difesa della civiltà mondiale dall’avanzata degli estremisti: la Russia sta allontanando Assad dalla propria orbita, ma il Cremlino potrebbe usare letture analoghe nei confronti dell’opinione pubblica internazionale.

LE PERDITE

C’è un prezzo: da qualche giorno gli account collegati allo Stato islamico diffondono segnalazioni sulle pesanti perdite riportate dai governativi. Morti sia nelle file dell’esercito siriano, sia in quelle delle milizie sciite lealiste, a cominciare da Hezbollah, mostrate anche in immagini (e infografica) su al Nabaa, il settimanale in arabo del Califfato che ultimamente è tornato sotto gli occhi degli osservatori. Ad aggravare le perdite, un episodio di fuoco amico: un bombardamento aereo russo ha ucciso tre giorni fa per errore un numero tra i 17 e i 25 Marines siriani.

In una di queste segnalazioni si è parlato anche della morte di 5 russi, ma non ci sono state ulteriori conferme e non è ancora chiaro se fossero militari regolari o advisor. Intanto giovedì sera l’agenzia stampa russa Interfax ha riferito che un ufficiale delle forze speciali russe è rimasto ucciso durante le operazioni: “stava segnalando gli obiettivi dell’Isis da colpire”, quando è stato accerchiato “dai terroristi”, ha provato a rispondere al fuoco ma è stato sopraffatto, è l’eroica descrizione che il media di stato ne dà. Il dato interessante è che il militare era praticamente in prima linea, a conferma di segnalazioni già circolate.

 

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