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Si infiamma la battaglia su Ansaldo Sts. E Hitachi, reduce dal lancio di un’Offerta pubblica di acquisto (Opa) obbligatoria con cui ha raccolto poco più del 6% del capitale, trova il modo di portarsi appena sopra il 50% della società del segnalamento ferroviario con base a Genova. L’obiettivo del gruppo giapponese è chiaro: impedire che Ansaldo Sts possa essere contendibile, impedire cioè che qualcun altro gliela possa sfilare di mano.

LA MOSSA DEI GIAPPONESI

Nel dettaglio, il 23 marzo il gruppo giapponese ha annunciato di avere comprato lo stesso giorno fuori Borsa, tramite l’intermediario Intermonte, un pacchetto del 3,47% del capitale della società quotata in Borsa a 10,5 euro per azione. In questo modo, Hitachi Rail Italy Investments ha annunciato di essere salita ufficialmente al 49,95% circa di Sts, conteggiando sia il 40% già acquistato nel 2015 da Finmeccanica sia il 6,4% rilevato al termine del lancio dell’offerta pubblica che si è da poco conclusa. Secondo indiscrezioni, però, Hitachi avrebbe già blindato il controllo di Ansaldo portandosi al 50% del capitale più una azione.

IL PREZZO DELL’OPA SALE

Il prezzo di 10,5 euro per titolo pagato con l’acquisto del pacchetto è superiore sia a quello dell’Opa, pari a 9,68 euro (inizialmente era stato fissato a 9,50 euro), sia a quello ritoccato al rialzo dalla Consob, pari a 9,899 euro ma messo in “stand-by” dal Tar del Lazio. Ma proprio perché Hitachi ha appena pagato di più di quanto proposto a tutti gli azionisti nell’ambito dell’offerta pubblica, la società giapponese per legge è stata costretta a ritoccare al rialzo il prezzo dell’Opa, che sale così a 10,5 euro. In altre parole, chi ha aderito all’Opa ora si vedrà riconosciuto un conguaglio di 82 centesimi entro il primo aprile.

LA POLEMICA

E qui però cominciano le polemiche. Come scrive Gianni Dragoni sul Sole 24 ore, “risulta che alcuni investitori hanno reagito infuriati alla mossa di Hitachi, considerandola un modo di eludere gli obblighi dell’Opa totalitaria. Perché Hitachi, con una spesa aggiuntiva di 85-90 milioni di euro, è arrivata al 50% più un’azione di Sts, senza l’obbligo di offrire la stessa somma (10,50 euro ad azione) anche all’altro 49,9% di capitale”. Secondo l’Ansa, la Consob analizzerà se le norme dell’Opa sono state rispettate. “All’orizzonte – scrive sul Giornale Sofia Fraschini – finché Consob non si esprimerà, sono dunque sul piatto diverse ipotesi e c’è chi si domanda se addirittura non possa essere decisa kafkianamente una nuova offerta pubblica di acquisto”.

 Il RISCHIO CHE CORREVA HITACHI

A interpretare il rischio che stava correndo Hitachi è Dragoni sul Sole 24 ore: “Il gruppo è salito al 50% più un’azione per evitare il rischio che il gioiellino del segnalamento ferroviario venisse scalato da altri. Una simile ipotesi circolava da quando era apparso chiaro che con l’Opa obbligatoria Hitachi avrebbe portato a casa poche azioni, a causa della contestazione sul prezzo sollevata da alcuni fondi (Amber e Bluebell, che è sia socio sia advisor del fondo Elliott)”.

Il fondo Elliott di Paul Singer è il primo azionista di Ansaldo Sts alle spalle di Hitachi con in mano il 20% effettivo e opzioni per salire fino a quasi il 29. Cosa farà ora che è stato messo all’angolo dalla mossa dei giapponesi? Per ora, in una nota del 24 marzo, il fondo ha fatto sapere che il prezzo dell’Opa lanciata da Hitachi è “fortemente sottovalutato”. Secondo Elliott anche quest’ultimo corrispettivo di 10,5 euro per azione riconosciuto dal gruppo giapponese continua a sottovalutare il valore dell’azienda. Elliott “auspica che le autorità di mercato e giudiziarie italiane proteggeranno i diritti degli azionisti di minoranza così come prevede la legge”. La battaglia su Ansaldo Sts non sembra essere finita

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