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Gli accenti, nell’aula di Montecitorio, erano ovviamente diversi: più marcati in difesa del diritto dello Stato Israele di difendersi da chi vuole programmaticamente annientarlo quelli della maggioranza; più centrati sulla denuncia del “massacro del popolo palestinese” quelli delle opposizioni. Ma a leggere le mozioni parlamentari depositate alla Camera in vista del dibattito sul Medio Oriente, le differenze in buona parte sfumano. Solo in una delle sei mozioni si usa la parola “genocidio”. Lo fa, a nome di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni. “Di fronte ad eclatanti violazioni del diritto internazionale, al mancato rispetto dei diritti umani e a crimini di guerra e genocidio non possono esserci spazi di impunità o doppi standard”, è scritto. Ed è scritto in esplicito riferimento al ricorso presentato dal Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Una tesi aberrante, fortunatamente minoritaria nel Parlamento italiano. Persino il Movimento 5 Stelle si è astenuto dal farvi ricorso.

Quanto al Pd, più della telefonata con Giorgia Meloni, sono state le diverse e spesso opposte sensibilità che caratterizzano gli eletti e gli elettori del partito ad indurre Elly Schlein ad una non facile opera di equilibrismo. Letta per parti, la mozione presentata dalla segretaria dem può apparire sbilanciata. Letta per intero, no. E infatti, anziché dare parere contrario, il governo ha scelto la via dell’astensione. Quel che mancava alla mozione del Pd, semmai, è l’analisi dettagliata del contesto geopolitico in cui si collocano i fatti di Gaza.

Figurano, per capirci, le parole Iran, Libano, Mar Rosso, Hezbollah e Houthi. Ma figurano più come atto dovuto che come occasione di approfondimento della complessità della situazione e del grado di minaccia che incombe su Israele. Una minaccia che va ben oltre le potenzialità terroristiche di Hamas. Situazione, invece, ben rappresentata nella mozione di Italia Viva, accolta dal governo, e in quella della maggioranza firmata da Andrea Orsini e illustrata all’Aula della Camera da Raffaele Nevi. Due deputati di Forza Italia, non a caso il partito del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il quale, allineandosi agli Stati Uniti, al Regno Unito, all’Unione europea e all’intera comunità internazionale, ha detto che “Israele sbaglia” e che la reazione militare al pogrom del 7 ottobre “è sproporzionata”, ma non per questo ha perso di vista il fatto che in Medio Oriente, così come in Ucraina, è in corso un conflitto tra liberaldemocrazie e regimi autoritari da cui dipenderanno gli equilibri geopolitici e commerciali del futuro.

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