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Come incentivare il consumo di prodotti culturali? Secondo le Associazioni della Filiera della Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione (Acimga, Aie, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg) gli strumenti più adatti sono sgravi fiscali per la lettura e per gli investimenti pubblicitari sulla stampa. La proposta è stata fatta durante l’incontro pubblico “Più lettura, più comunicazione” che si è svolto ieri a Roma.

INCENTIVARE LA LETTURA

La necessità di dare un nuovo impulso al consumo dei prodotti culturali da parte delle famiglie è alla base della prima delle due misure condivise dalle sette organizzazioni, illustrata dal direttore dell’AIE (Associazione Italiana Editori), Alfieri Lorenzon: una detrazione dalle imposte sul reddito delle persone fisiche per gli acquisti di libri, quotidiani e periodici in formato cartaceo o digitale, pari al 19% dell’importo speso nel corso dell’anno. “I timidi segnali di miglioramento del mercato libraio e degli indici di lettura da ultimo registrati – ha detto Lorenzon – devono essere sostenuti con una misura strutturale: la detrazione delle spese di acquisto di libri, come di quotidiani e periodici, è utile per una promozione stabile della lettura e per sostenere lo stesso diritto allo studio e alla conoscenza dal cui esercizio si sviluppa il sapere e il futuro sociale ed economico del nostro Paese“.

QUALCHE NUMERO SUI LETTORI

Secondo il rapporto Istat sulla lettura in Italia relativo al 2015, i lettori sono rimasti stabili rispetto al 2014. Il 42% dei cittadini intervistati, infatti, ha dichiarato di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, un valore che di poco si discosta dal 41,1% del 2014. Solo il 13,7%, però, si annovera tra i “lettori forti”, ossia lettori che hanno letto almeno 12 libri nell’ultimo anno (14,3% dei lettori nel 2014). A condizionare le abitudini di lettura sono, secondo il rapporto dell’Istat, il livello d’istruzione (tre laureati su quattro dichiarano di aver letto almeno un libro nel corso degli ultimi 12 mesi, mentre fra chi ha conseguito al più un diploma superiore la quota si riduce a una persona su due), le abitudini familiari e la zona geografica (al Nord Italia ha letto almeno un libro più del 48% dei residenti, contro il 28,8% del Sud e il 33,1% delle Isole).

AIUTARE I GIORNALI RILANCIANDO GLI INVESTIMENTI PUBBLICITARI

Il direttore generale della FIEG, Fabrizio Carotti (nella foto), ha presentato una misura che può avere secondo gli editori un duplice effetto: rilanciare gli investimenti pubblicitari, con la loro funzione prociclica di spinta ai consumi e, nello stesso tempo, garantire risorse a quotidiani e periodici, veicolo di cultura e libertà. La proposta premia le imprese che effettuano investimenti pubblicitari maggiori rispetto a quelli degli anni precedenti. “La detassazione degli investimenti pubblicitari incrementali su quotidiani e periodici – ha affermato Carotti – è contenuta come criterio di delega del DDL sull’editoria che inizia in questi giorni il suo percorso parlamentare al Senato, dopo l’approvazione da parte della Camera. Sarebbe auspicabile trasformare il criterio di delega in puntuale disposizione di legge per rendere immediatamente operativa la misura e cogliere e potenziare l’avvio della ripresa economica”.

IL RUOLO DELLA FILIERA DELLA CARTA

L’illustrazione delle proposte è stata preceduta da quella dei dati complessivi del settore da parte dei direttori di ASSOCARTA, Massimo Medugno, e ASSOGRAFICI, Claudio Covini, che ne hanno ribadito l’importanza strategica all’interno della economia italiana e il notevole impatto dal punto di vista anche occupazionale. “Anche nel 2015, dei circa 31 miliardi di fatturato complessivo, circa 9,5 sono stati realizzati con l’export con un saldo attivo di poco meno di 4. Il mercato interno rimane il vero tallone d’Achille. Infatti, nel 2015 è andata appena meglio del 2014 che insieme al 2008 (“annus horribilis”) rappresentano i minimi storici”, ha commentato Covini. E Medugno ha aggiunto: “Una Filiera unica e irripetibile che innerva tutta l’Italia e che dà voce e veste anche al Made in Italy: oggi già ricicla il 55% di quanto immette sul mercato e rappresenta il 5% dell’occupazione manifatturiera, circa 200.000 addetti, che arrivano a 680.000 con l’indotto”.

I DATI AUDIPRESS

Secondo il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2015 (Audipress) – relativo all’anno 2014 e al primo semestre del 2015 – “la filiera editoriale si trasforma, nonostante la crisi, nonostante l’impatto del digitale che cambia regole e processi consolidati da decenni, nonostante gli scenari macroeconomici (la minor disponibilità di spesa delle famiglie), nonostante lo scenario internazionale con cui gli editori italiani si stanno confrontando”. Tuttavia il segno per il mercato dell’editoria non è positivo: nel 2014 il bacino dei lettori si è ristretto del -3,4% (848mila in meno), si è ridimensionato il mercato (-3,6%), sono diminuiti i titoli pubblicati (-3,5%) così come le copie di “carta” vendute (-6,4%). tuttavia non è stato possibile stabilire quante copie “elettroniche”, sotto forma di ebook, siano state vendute, perché Amazon non fornisce dati al riguardo. Nei primi sei mesi del 2015 i dati, seppure negativi, si attenuano: “-2,8% il fatturato nei canali trade (dati Nielsen per AIE), – 4,8% le copie. La percentuale si traduce in circa 2milioni di libri venduti in meno (per la precisione 2,156milioni in meno) e 15,8milioni di euro in meno di fatturato”, si legge nel Rapporto Audipress.

FABRIZIO CAROTTI DIRETTORE FIEG, editoria

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