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Un “sindacalista d’impresa”, come amava dire ai nostri dottorandi (I giovani chiedono agli esperti: colloquio con Giorgio Usai, in Bollettino ADAPT 1° giugno 2010) e come bene ha scritto Alberto Orioli sul Sole 24 Ore. Un uomo forte e leale che non poco ha contribuito, con competenza e spirito costruttivo, alla legge Biagi quando sussidiarietà e aperto confronto con gli attori sociali erano ancora il metodo messo al centro dei processi di riforma e cambiamento della legislazione del lavoro.

Non è compito nostro e non avremmo del resto titolo alcuno per ricordare il ruolo pubblico, la professionalità e l’impegno istituzionale di Giorgio Usai, vero protagonista di oltre un decennio di politiche di modernizzazione del mercato del lavoro e figura carismatica di quel complesso e affascinante spaccato delle relazioni umane che sono le relazioni industriali. Ci limitiamo solo a testimoniare la contagiosa passione che sapeva trasmettere ai nostri giovani dottorandi nei non pochi momenti di confronto e docenza; il rigore metodologico nell’inquadrare i problemi del lavoro alla ricerca di soluzioni praticabili e mai ideologiche e anche i generosi consigli per quanti di loro volessero specializzarsi nell’ambito delle relazioni industriali e del diritto del lavoro. Primo fra tutti il senso di responsabilità personale a cui dover sempre aggiungere “una buona dose di studio e tanta fatica”. Fare relazioni industriali – ammoniva Giorgio – “non vuol dire avere una buona parlantina come qualcuno pensa ma essere preparati sempre e a tutte le età”. E di studiare, Giorgio, non ha mai smesso neppure dopo l’uscita da Confindustria. Al punto da indurci ora a prendere a prestito le parole che, in un recente confronto coi nostri dottorandi (I giovani chiedono agli esperti: colloquio con Giorgio Usai), volle dedicare a Felice Mortillaro con cui collaborò per ventidue anni. Giorgio è stato un punto di riferimento per il mondo della rappresentanza delle imprese, e non solo, e tutti ne sentiamo già la mancanza. Anche lui, come Mortillaro, è scomparso troppo presto quando avrebbe potuto ancora dare moltissimo sia per un più ordinato e costruttivo sviluppo delle relazioni industriali sia in qualità di Maestro e guida per tanti giovani.

Dei giovani – e ai giovani – di ADAPT Giorgio ha parlato lo scorso 19 marzo, con una toccante testimonianza al XIII convegno in ricordo di Marco Biagi a Roma, sottolineando l’importanza per il nostro Paese di una Scuola libera, pronta ad ascoltare tutti ma senza rinunciare a indipendenza ed equilibrio non solo nel leggere le dinamiche del mercato del lavoro ma anche nel formare una nuova generazione di esperti di relazioni industriali chiamati a operare con rigore, competenza e senza pregiudizi o logiche di appartenenza. Un invito alla serietà e alla correttezza, quello di Giorgio lo scorso 19 marzo, ricordando a tutti noi, nel finale del suo intervento, che la finalità delle relazioni industriali non è delegittimare e umiliare gli avversari ma, semmai, trovare il giusto equilibrio possibile e praticabile tra le ragioni dell’impresa e le istanze di tutela del lavoro. Nulla di più e nulla di meno di quello che era il programma riformista di Marco Biagi, il fondatore della nostra Scuola. “Una Scuola che – va detto ora pubblicamente – deve la sua esistenza, dopo la scomparsa di Marco Biagi, proprio all’impegno di Giorgio che, il 19 aprile 2002, quando ci ritrovammo a Modena per la prima commemorazione di Marco, convinse me per primo, in quei giorni scettico e completamente svuotato, e poi tutti gli altri soci a continuare senza esitazione e anzi con maggiore determinazione e orgoglio l’esperienza di ADAPT.

Anche per questo abbiamo deciso di dedicare a Giorgio una borsa di studio e intitolargli il nostro corso di “Diritto delle relazioni industriali”. Una piccola iniziativa, la nostra, che certamente vuole essere aperta al concorso di quanti, tra gli amici e gli estimatori di Giorgio, vorranno dare il loro contributo.

Michele Tiraboschi

Tiraboschi@unimore.it

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