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Dopo l’energia, il settore dei trasporti è il più inquinante d’Europa: la CO₂ prodotta costituisce il 23% delle emissioni totali di gas a effetto serra e il comparto, nell’Ue, è l’unico il cui livello di emissioni, di cui circa il 71 è dovuto al trasporto su strada, non è diminuito dal 1990. La mobilità è però oggi al centro di una epocale trasformazione, focalizzata su tre principali direttrici di sviluppo: innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e prosperità economica.

Integrando questi aspetti, si possono semplificare i processi, migliorare le condizioni di vita dei cittadini e favorire lo sviluppo economico nel rispetto dell’ambiente. Non un’utopia, ma una combinazione possibile, come dimostrato dalle centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro creati dal settore e dai miliardi di euro di investimenti resi possibili dalle innovazioni sviluppate negli ultimi anni, a livello globale, per migliorare le prestazioni e ridurre l’impatto ambientale.

Un cambio di paradigma che il nostro Paese ha il dovere e l’interesse di cogliere: secondo lo studio L’evoluzione del settore automotive in Italia condotto da Rome Business School, nel 2030 nel nostro Paese la transizione all’elettrico potrebbe portare il settore a raggiungere i 300 mila posti di lavoro, in aumento di oltre 15 mila nuovi lavoratori rispetto al 2022 (+6%). Per le realtà specializzate nella produzione di componenti, la sola creazione di infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici genererà oltre 4 mila nuovi occupati diretti.

La mobilità elettrica emerge dunque quale soluzione cruciale, anche attraverso l’elettrificazione delle flotte per il trasporto merci, una transizione che si stima potrebbe ridurre del 50% le emissioni del trasporto leggero su strada. Anche perché l’Italia registra da questo punto di vista cifre allarmanti.
Tuttavia, diverse ricerche dimostrano che l’adozione diffusa di veicoli elettrici potrebbe avere un impatto significativo sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico. A Milano, ad esempio, entro il 2030 si potrebbero ridurre le concentrazioni di PM10 del 41% e del biossido di azoto (NO2) dell’84%, con benefici sulla salute pubblica e sui costi associati all’inquinamento.

L’Italia si sta dunque muovendo nella giusta direzione, ma il mercato è ancora limitato, con appena lo 0,5% di veicoli 100% elettrici sul totale del parco circolante a fine 2023. Per quanto riguarda l’infrastruttura di ricarica elettrica, indispensabile abilitatore della conversione, il numero di punti di ricarica a fine marzo 2024 in Italia ha superato quota 54 mila, con un incremento del 31,5% rispetto all’anno precedente. Il nostro Paese risulta essere tra i migliori in Europa, in termini di rapporto tra veicoli elettrici e punti di ricarica pubblica, con gli operatori che stanno continuando ad investire in maniera massiccia nello sviluppo di ulteriori punti di ricarica.

L’Italia vanta infatti nella mobilità elettrica una delle filiere più solide a livello internazionale: produttori di componenti e colonnine, installatori, manutentori e sviluppatori di software App e di sistemi energetici integrati. Con la sua lunga tradizione nell’automotive, nel design e nella produzione di alta qualità ha tutte le potenzialità per vivere da protagonista questa transizione.

Affinché l’Italia (e l’Europa) assuma un ruolo guida in questo processo globale, sono però necessari un dialogo e una collaborazione sempre più stretta tra i player in gioco, aziende, istituzioni e amministrazioni, al fine di aumentare la quota di mercato dei veicoli elettrici, incentivarne l’acquisto e semplificare le operazioni di ricarica, anche sfatando diversi falsi miti ancora troppo diffusi riguardo ai veicoli elettrici.

Solo così sarà possibile cavalcare da protagonisti la transizione in atto e costruire insieme un futuro che coniughi crescita economica, sviluppo tecnologico e rispetto dell’ambiente.

Mobilità elettrica, cosa può fare l'Italia per essere leader della transizione. Il commento di Fea (Powy)

Di Federico Fea

Affinché l’Italia e l’Europa assumano un ruolo guida nel mercato della mobilità verde sono necessari un dialogo e una collaborazione sempre più stretta tra aziende, istituzioni e amministrazioni. Solo così sarà possibile cavalcare da protagonisti la transizione in atto e costruire insieme un futuro che coniughi crescita economica, sviluppo tecnologico e rispetto dell’ambiente. Il commento di Federico Fea, fondatore e ceo di Powy

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