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Già da qualche mese qualcosa si muove nella Repubblica Centrafricana, uno dei principali potentati della compagnia di sicurezza privata russa Wagner. Nell’autunno successivo all’“estate calda” della ribellione del gruppo guidata dal suo leader Yevgeny Prigozhin e alla morte dello stesso in un misterioso incidente aereo, il presidente della Repubblica Centrafricana Faustin-Archange Touadéra (noto col nomignolo di “Presidente Wagner” per via della sua forte vicinanza alla compagnia mercenaria di Mosca) aveva intrattenuto contatti con alcuni interlocutori occidentali. Come ad esempio il colloquio avuto con il presidente francese Emmanuel Macron, incentrato principalmente sul rinnovo della cooperazione tra la Francia e la sua ex-colonia, nel tentativo di superare la decennale fase di crisi nei rapporti tra i due Stati culminata con il ritiro del contingente militare francese nel 2022.

Nello stesso periodo, alcuni funzionari americani avrebbero portato avanti delle discussioni con esponenti dell’amministrazione di Bangui riguardo alla “dimensione securitaria”: il governo statunitense avrebbe offerto a Bangui assistenza nell’ambito della sicurezza. Ma a condizione di rimpiazzare completamente il gruppo Wagner. Tra i funzionari americani recatisi in Repubblica Centrafricana vi erano anche membri di Bancroft Global Development (Bgd), una società statunitense che lavora in parallelo con organizzazioni no-profit ma che è considerata alla stregua di una società militare privata. La Bgd, con sede a Washington, sostiene di essere presente in Kenya, Somalia, Uganda e Libia, dove fornisce “soluzioni permanenti ai danni economici, ambientali e sociali causati dai conflitti armati e dai pericolosi residuati bellici”. La delegazione di Bancroft, comprendente il fondatore Michael Stock e il franco-sudafricano Richard Rouget, si sarebbe rapportata direttamente con degli stretti consiglieri del presidente Touadéra.

Nei mesi precedenti vi erano state altre forme di contatto tra Usa e dirigenza centrafricana. In un controverso memorandum consegnato al presidente Touadéra nel dicembre del 2022, Washington avrebbe ventilato l’ipotesi di un addestramento militare e di aiuti umanitari statunitensi, sempre dietro condizione di un completo ritiro della Wagner dal Paese. L’esistenza di tale documento è stata successivamente negata dal ministro degli Esteri di Bangui, che però ha ammesso di aver stabilito una “relazione di cooperazione” con gli Stati Uniti. Tuttavia, le voci sull’esistenza del memorandum statunitense sono state sufficienti a provocare proteste nel Paese (dalla spontaneità alquanto dubbia) contro l’eventualità di un ritiro di Wagner, così come contro il presunto attacco statunitense alla sovranità della Repubblica Centrafricana.

Eppure, al netto dell’opposizione (più o meno) popolare, il processo non sembra essersi arrestato. E sebbene Bgd abbia mantenuto un riserbo sulla sua associazione con Bangui, la conferma di un accordo è stata rilasciata da un portavoce dello stesso Touaderà nel dicembre 2023. Pochi giorni prima, il presidente centrafricano aveva preconizzato che la Repubblica centrafricana fosse “in procinto di diversificare le sue relazioni”.

Difficile immaginare una convivenza pacifica tra personale militare russo e statunitense impegnato in parallele operazioni di sicurezza e addestramento sullo stesso territorio. Qualora l’inserimento di Bancroft si concretizzasse, per il gruppo Wagner potrebbe iniziare uno sganciamento, parziale o totale, da quella che è una delle sue principali roccaforti africane.

Non solo Wagner. Nella Repubblica centrafricana arriva anche Bancroft, targata Usa

Durante gli ultimi mesi i contatti tra l’establishment di Bangui e quello di Washington si sono moltiplicati. E all’orizzonte si intravede la possibilità del dispiegamento di una compagnia di sicurezza privata Usa sul terreno. Ma la cosa non piace affatto alla Wagner

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