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Ci sono aziende da risanare, posti di lavoro da salvare e un patrimonio scientifico e professionale da non disperdere. Oltre a ciò, c’è anche un’immagine da ricostruire dopo il caso dell’appartamento del cardinale Tarcisio Bertone ristrutturato con i soldi dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, come svelato dalle inchieste giornalistiche poi finite nel filone di Vatileaks 2. Stiamo parlando della sanità cattolica, negli ultimi anni più croce che delizia per le alte sfere vaticane a causa di alcuni scandali che hanno offuscato pure le grandi eccellenze, e sulla quale Papa Francesco ha deciso di intervenire.

IL SUPER-COMMISSARIAMENTO

Istituire una Commissione pontificia con il compito di mettere mano alle situazioni di crisi economiche (e pure gestionali) che riguardano la sanità cattolica. E’ questa la decisione assunta da Jorge Mario Bergoglio, che ha affidato il compito al segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, dopo aver acquisito “informazioni relative alle particolari difficoltà delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa operanti nel settore sanitario” come reso noto da Oltretevere. Qual è l’obiettivo di questo nuovo organismo ribattezzato “Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa”? “Contribuire alla più efficace gestione delle attività e alla conservazione dei beni mantenendo e promuovendo il carisma dei fondatori”, è la risposta della Santa Sede (qui il rescritto del 12 dicembre 2015 nel quale il cardinale Parolin dà conto dell’udienza avuta col Pontefice la settimana precedente).

NIENTE DA FARE PER MONS. MANTO

All’indomani della diffusione del rescritto vaticano, Dagospia aveva pubblicato un informato articolo (qui il link all’articolo) nel quale oltre a parlare del “papagno” di Bergoglio alla sanità cattolica di fatto commissariata, svelava il nome del probabile stretto collaboratore del cardinale Parolin in questa opera di accentramento del controllo: “Il capo operativo della sanità vaticana, salvo colpi di scena dell’ultima ora, sarà monsignor Andrea Manto”, scriveva il sito diretto da Roberto D’Agostino. Un mese e mezzo dopo le cose sono andate diversamente; monsignor Manto è rimasto al suo posto nell’incarico di direttore del Centro della Pastorale Sanitaria del Vicariato di Roma e la poltrona di commissario della sanità cattolica è andata a un altro prelato.

CHI E’ IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE

A presiedere la nuova Commissione, come annunciato nel comunicato della Santa Sede del 30 gennaio scorso è stato infatti chiamato monsignor Luigi Mistò, segretario della Sezione Amministrativa della Segreteria per l’Economia e presidente del Fondo di Assistenza Sanitaria (FAS). Sessantaquattro anni da compiere a giugno, originario della provincia di Como, monsignor Mistò ha iniziato a occuparsi di faccende economiche fin dall’inizio degli anni ‘90, quando sotto la guida del cardinale Carlo Maria Martini divenne incaricato per la Promozione del sostegno economico alla Chiesa per la Curia di Milano e per la Conferenza episcopale lombarda. Nell’arcidiocesi ambrosiana ha ricoperto vari incarichi, fino a divenire cancelliere arcivescovile prima e in seguito canonico onorario del Capitolo Maggiore Basilica Metropolitana con funzione presbiteriale.
Nel 2011 è stato Benedetto XVI a volerlo in Vaticano, nominandolo segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), un ruolo questo di grande delicatezza e rilevanza che il sacerdote lombardo ha mantenuto fino all’aprile 2015, quando Francesco gli affidato la guida della sezione amministrativa della Segreteria per l’Economia.
Tra gli scandali vaticani degli ultimi anni, il nome di Mistò è spuntato fuori per l’ormai famoso buffet dei vip sulla splendida terrazza del Palazzo della Prefettura degli Affari Economici tenuto in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, per il quale – secondo la ricostruzione de l’Espresso – fu proprio il segretario dell’Apsa a concedere “un’autorizzazione verbale”.

I COMPONENTI DELLA COMMISSIONE

Oltre al presidente Mistò, la Commissione è composta da altri sette componenti. Quattro di questi sono laici. Balza agli occhi innanzitutto il nome dell’imprenditrice piemontese Mariella Enoc, la presidente del Cda dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma chiamata a imprimere un cambio di passo anche in termini di trasparenza alla struttura – qui il ritratto di Famiglia Cristiana che l’ha definita una “lady di ferro” -, una che non ha avuto remore nell’invocare risarcimenti per danni economici e morali rispetto allo scandalo legato all’appartamento del cardinale Bertone. Tra i laici della Commissione figurano anche il docente di Diritto ecclesiastico all’Università di Roma Tre, Carlo Cardia, giurista molto vicino al Vaticano e firma di Avvenire; Vladi Lumina, definito dalla Santa Sede “esperto nel settore patrimoniale” mentre il vaticanista del Sole 24 Ore Carlo Marroni ne ha parlato come di un consulente del Vaticano per le questioni economiche; infine il direttore generale del Policlinico Gemelli di Roma, Enrico Zampedri.
Chiudono il cerchio don Carmine Arice, sacerdote piemontese e direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute della Cei, il congolese monsignor Jean-Marie Mupendawatu, segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, suor Maria Annunziata Remossi delle Oblate di Maria Vergine di Fatima, Officiale della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

MARIELLA ENOC

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