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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Gianni Bucchi apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

È un vero e proprio terremoto quello che sta facendo cadere a terra come birilli i vertici dei sindacati campani. Dalla Uil alla Cgil, le due organizzazioni confederali dei lavoratori sono entrate in una crisi i cui contorni non appaiono ancora del tutto definiti. Per il momento l’unica leadership ben salda nell’ambiente sindacale regionale risulta essere quella di Lina Lucci, dal 2009 segretaria generale della Cisl Campania, fiera oppositrice del sindaco di Napoli Luigi de Magistris tanto da essere stata tirata in ballo più volte come potenziale candidata a palazzo San Giacomo proprio in contrapposizione all’ex pm.

In casa Uil invece la segretaria regionale e di Napoli Anna Rea dopo 14 anni alla guida del sindacato la settimana scorsa ha lasciato la poltrona ufficialmente per «motivi personali e politici»; in realtà dietro c’è la rivolta di alcune categorie che l’hanno sfiduciata, paventando irregolarità amministrative e gestionali.

Un audit interno avviato dalla confederazione nazionale – e chiesto dalla stessa Rea – ha invece confermato la correttezza della gestione sua sindacale, ma alla diretta interessata tutto ciò non è bastato per tornare sulla sua decisione di dimettersi.

Così il leader nazionale Carmelo Barbagallo si è visto costretto a commissariare la struttura, mandando da Roma il segretario organizzativo nazionale Pierpaolo Bombardieri e e il tesoriere Benedetto Attili.

Situazione ancora più complessa si registra nella Cgil campana, dove sta andando in scena un braccio di ferro tra i vertici regionali e napoletani – freschi di dimissioni – e la segretaria generale nazionale Susanna Camusso.

Le ricostruzioni sulle reali motivazioni di questo scontro si sprecano; le cronache vesuviane narrano che da Roma si voglia imporre un giro di vite a una struttura locale che ha accumulato 5 milioni di euro di debiti e perso 7.700 iscritti in un anno (sono circa 327mila a livello regionale di cui 151mila solo a Napoli).

La versione fornita dalle fonti campane è invece ben diversa: quello economico e gestionale sarebbe soltanto un pretesto, la vera causa dell’intervento a gamba tesa di Camusso è la volontà di togliere di mezzo segretari locali troppo vicini al Pd e in particolare al governatore Vincenzo De Luca, in contrasto quindi con la linea antirenziana portata avanti dalla leader nazionale.

Sullo sfondo, ci sono le elezioni amministrative, con quattro capoluoghi al voto in Campania tra cui i due più importanti, Napoli e Salerno.

Morale della favola, nei giorni scorsi Franco Tavella si è dimesso da segretario regionale della Cgil e Federico Libertino da segretario della Camera del Lavoro di Napoli; li hanno seguiti in questa decisione gesto anche i componenti della segreteria regionale Enza Sansaverino, Luigi Savio e Alfonso Viola.

Il redde rationem è previsto per il 14 dicembre con la riunione del direttivo nazionale a Roma, ma già ieri Camusso proprio da Napoli ha annunciato il commissariamento delle due organizzazioni rimaste senza vertici (confederazione regionale e provinciale di Napoli). Dal canto suo, Tavella lancia bordate dalle colonne del Mattino: «Occorre una rivisitazione radicale e complessiva della confederazione non solo in Campania ma anche a livello nazionale. C’è l’esigenza di avere un’organizzazione più snella e meno burocrazia di fronte a un mondo così cambiato».

Concetti questi che l’ex segretario regionale aveva ripetuto più volte anche nei mesi scorsi. Nel frattempo però la Cgil in Campania (come riportato dal dorso locale di Repubblica) ha accumulato debiti con le imprese di pulizia e di manutenzione della sede.

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