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Devono aver tirato un bel sospiro di sollievo alla Nasa dopo che il razzo cargo Kounotori 5, con a bordo i rifornimenti per la Stazione spaziale internazionale, si è ancorato con successo lo scorso 24 agosto. È stato un anno decisamente difficile: prima la navicella cargo russa Progress, con a bordo tre tonnellate di rifornimenti, è andata fuori controllo in orbita e si è distrutta mentre precipitava sulla Terra nel mese di aprile, poi il razzo Falcon 9 si è disintegrato dopo solo tre minuti dal lancio da Cape Canaveral, in Florida, lasciando che una capsula cargo precipitasse nell’Oceano Atlantico a giugno. Questo fallimento ha seguito l’esplosione dell’ottobre 2014 di un razzo Orbital Sciences su una piattaforma di lancio presso l’impianto di Wallops Flight in Virginia.

Entrambe le navicelle di rifornimento americane trasportavano apparecchiature per la gestione dell’acqua fondamentali sulla Iss. “Una volta che si arriva alla Stazione spaziale, la mia vita va decisamente meglio” ironizza Layne Carter, il manager del water subsystem per la Iss presso il Marshall Space Flight Center della Nasa.

L’ACQUA CHE BEVI NELLO SPAZIO HA TUTTO UN ALTRO SAPORE

Tra le due perdite cargo dei lanci fallimentari degli Stati Uniti, vi erano infatti una coppia di multifiltration beds per il filtraggio dell’acqua e i filtri per il sistema di elaborazione delle urine che ricicla gli scarti degli astronauti in acqua potabile. Avete capito bene, gli astronauti americani bevono la propria pipì riciclata! “Ha un sapore come l’acqua in bottiglia – sostiene Carter – fino a quando si può andare psicologicamente oltre il pensiero che si tratta di un mix di pipì riciclata e condensa”. Per condensa si legga il respiro e il sudore dei membri dell’equipaggio raccolti, senza tralasciare i deflussi della doccia.

LA SOLUZIONE A STELLE E A STRISCE…

La Stazione spaziale trasporta circa 2mila litri di acqua di riserva per le emergenze, divisi equamente tra le sezioni americane e russe della Iss. Le due parti operano attraverso sistemi idrici separati soprattutto a causa di decisioni vecchie decenni riguardo il modo migliore per disinfettare l’acqua. Quando il programma Space Shuttle è iniziato nel lontano 1981, l’acqua dei suoi astronauti dipendeva dallo iodio, un biocida che aveva servito a lungo come alimento base per le truppe americane che operavano in zone con forniture di acqua sospette. Questa pratica proseguì soltanto nella parte americana della Stazione spaziale, lanciata nel 1998. In realtà si tratta di un modo efficace ma inefficiente per pulire la fornitura di acqua, dal momento che deve essere filtrata affinché i membri dell’equipaggio possano berla.

E QUELLA RUSSA

I russi, però, si basano su un diverso approccio: l’argento, che nella sua forma ionica è un potente agente antibatterico. Il suo uso risale alla stazione spaziale sovietica Mir, lanciata nel 1986. A differenza dello iodio, l’argento non deve essere filtrato dall’acqua. Sali di Epsom vengono poi aggiunti per migliorarne il gusto.

PIPÌ SÌ PIPÌ NO

Il sistema di riciclo dell’acqua americano produce circa 3,6 litri al giorno, per una media di tre membri dell’equipaggio Nasa sulla Iss, leggermente superiore alla fornitura di acqua potabile russa che sfrutta soltanto acqua di condensa e della doccia. Semplice, la Nasa sfrutta anche la pipì russa. “La raccogliamo in sacchetti, e poi l’equipaggio la trasporta dalla parte degli Stati Uniti – spiega Carter – non trattiamo il 100 per cento delle urine russe, dipende dalla nostra disponibilità di tempo ovviamente”.

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