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È arrivato l’attesissimo giorno dell’assemblea degli azionisti di Telecom Italia, che a Rozzano, vicino a Milano, dovrà decidere sulla proposta di conversione dei titoli risparmio in ordinari e sull’ingresso dei quattro rappresentanti di Vivendi in consiglio di amministrazione, con l’annesso allargamento dell’organo da 13 a 17 componenti.

CLIMA INFUOCATO

Il clima intorno all’assise è infuocato perché i soci francesi, appena saliti al 20,5% della società italiana guidata da Marco Patuano e Giuseppe Recchi, nei giorni scorsi, hanno preannunciato l’astensione sulla conversione delle azioni. E questo dopo che poco prima erano montate le polemiche intorno all’ingresso in cda dei quattro loro rappresentanti. La possibilità che il gruppo di Vincent Bollorè si rafforzasse così tanto nel consiglio di Telecom aveva creato tensioni soprattutto tra i fondi azionisti e aveva suscitato le reazioni delle società di proxy advisor, molte delle quali avevano raccomandato di votare contro la proposta in assemblea.

INCOGNITA ESITO

Alla luce degli schieramenti in campo, quale sarà il probabile esito dell’assemblea? Secondo Il Sole 24 Ore del 15 dicembre, giorno dell’assemblea, “la conversione delle azioni di risparmio Telecom rinviata a tempi migliori, mentre – con il 55,6438% del capitale che alla chiusura di Borsa di ieri risultava registrato per l’assemblea – Vivendi, che dal 18 al 23 novembre ha arrotondato la quota al 20,53%, potrebbe riuscire sul filo di lana a piazzare i suoi quattro consiglieri. Se sarà questo l’esito dell’assemblea di oggi, la partita si chiuderà 2 a 0 a favore del gruppo presieduto da Vincent Bolloré, che rischia però di dover giocare una prossima rivincita con buona parte di mercato contro”.

E SE VINCESSERO I FRANCESI?

Il Messaggero punta tutto sulla vittoria di Vivendi, riportando indiscrezioni secondo cui “i francesi, tra partecipazione diretta, prestito titoli e sostegno di azionisti amici (di recente si è parlato del gruppo Bnp Paribas) sarebbero riusciti a coagulare un 28% di Telecom. Una percentuale che consentirebbe al gruppo dei media francese, in occasione dell’assemblea, di fare entrare nel consiglio i propri rappresentanti ma anche di affossare la proposta di conversione delle azioni”. Aggiunge Il Messaggero: “Se effettivamente la società transalpina fosse riuscita a coagulare il 28% di Telecom, questo significa che avrà il controllo di più di metà dell’assemblea. Una circostanza che dovrebbe permettere a Vivendi di far passare senza grossi problemi la propria proposta sull’ingresso dei consiglieri, che richiede l’approvazione a maggioranza semplice. Allo stesso tempo, con questi numeri la società di Bollorè dovrebbe essere in grado di affossare la proposta di conversione delle azioni, che richiede invece una maggioranza qualificata di due terzi dei presenti”.

L’IPOTESI DELLA PARTITA PATTA

Secondo Repubblica, “l’esito più gettonato dell’assemblea di oggi è la bocciatura di entrambi i punti all’ordine del giorno”. E per quanto riguarda in particolare l’allargamento a 17 componenti del cda di Telecom e l’ingresso dei rappresentanti di Vivendi, a detta di Giovanni Pons, “bisognerà vedere quale sarà l’entità delle azioni prese a prestito che possono affiancare il 20,5% di Vivendi. Il punto è molto delicato poiché il superamento della soglia Opa pari al 25% potrebbe dar spunto alla Consob di stabilire se vi sia stato o meno un’azione di concerto con conseguente obbligo di lancio dell’offerta. I francesi temono molto questa eventualità e dunque cercheranno di tenersi molto distanti da chi si presenterà in assemblea e voterà al loro fianco”.

RISCHIO IMPUGNAZIONE

Non solo. Sempre secondo Repubblica, “sussiste un serio rischio di strascichi legali. Nel caso infatti, contro ogni previsione, vincesse l’allargamento del consiglio con l’ingresso dei quattro rappresentanti di Vivendi, la delibera sarà molto probabilmente impugnata. L’art. 147-ter del testo Unico della Finanza, infatti, recita: «Lo statuto prevede che i componenti del cda siano eletti sulla base di liste di candidati ….». Ciò significa che anche in caso di allargamento del cda le nuove nomine debbano essere effettuate attraverso il voto di lista, che nel caso di specie attribuirebbe due consiglieri alla lista di maggioranza e due a quella di minoranza. Poiché invece si procederà a chiedere un sì o un no ai quattro esponenti di Vivendi, senza voto di lista, la delibera potrà essere annullata tornando così al punto di partenza. E rimandando alla prossima assemblea – conclude Repubblica – il nuovo confronto per un eventuale rinnovo dell’organo di gestione”. Insomma, la battaglia in assemblea potrebbe semplicemente essere rimandata.

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