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Le lancette corrono, settembre è alle porte e della riforma del credito cooperativo, per ora, neanche l’ombra. Dopo l’attacco a Federcasse sferrato dalla Cassa centrale trentina, pronta a riunire in un unico soggetto da 1 miliardo di patrimonio un centinaio di banche del Nord Est, la sospirata autoriforma del sistema cooperativo sollecitata dal Governo a febbraio per allargare una volta per tutte le spalle delle Bcc, è rimasta imprigionata nello scontro in atto all’interno del credito cooperativo. Da un lato le aspirazioni indipendentiste del Nord Est, che nel frattempo si è fatto la sua holding per salvaguardare la propria indipendenza, dall’altra la Federcasse guidata da Alessandro Azzi, allergica a ogni sorta di “balcanizzazione” del sistema e propensa alla creazione di un’unica capogruppo, corrispondente al nome di Iccrea, che già puo contare su un patrimonio miliardario.

Due scuole di pensiero che, come più volte documentato da formiche.net, rischiano di congelare la riforma. Il Governo, d’altronde, la pretende ma finché le banche non si mettono d’accordo tra loro, è difficile che sblocchi l’apposito decreto da tempo nei cassetti governativi. Dunque, se non è la paralisi, poco ci manca. Ma nel mondo del credito cooperativo qualcuno, in questi ultimi giorni, pare abbia immaginato una sorta di duopolio, vale a dire una convivenza più o meno forzata tra la Iccrea espressione di Federcasse e la Cassa centrale. Idea legittima, quando il tempo stringe, d’altronde, di possibili soluzioni ne vengono in mente tante. Il progetto però ha un limite fondamentale, ossia la natura stessa del credito cooperativo, fatto di strutture spesso diametralmente diverse. E allora vale la pena fare qualche considerazione.

Cassa centrale risponderebbe a esigenze di istituti mediamente più piccoli rispetto a quelli che andrebbero sotto Iccrea. E poi Cassa centrale andrebbe a formare un polo con al massimo 100 banche sotto il suo controllo, mentre Iccrea ne avrebbe sotto il cappello oltre 200. Per non parlare della struttura patrimoniale. La Cassa trentina partirebbe da un patrimonio basso, da elevare anche con un contributo degli istituti aderenti. Di contro Iccrea potrebbe contare su un capitale molto più elevato, visto e considerato sia la diversa consistenza delle Bcc sotto la sua sfera sia il patrimonio di partenza della stessa Iccrea. Insomma, disparità evidenti, che rischierebbero di mettere Davide contro Golia e creare una frattura insanabile tra le Bcc. Allora, sarebbe molto meglio abbandonare del tutto la concezione dell’unica capogruppo per far posto a moteplici poli su base territoriale. Di certo si avrebbe un sistema molto più equilibrato. Ma è difficile che Federcasse accetti tale soluzione.

I fautori del duopolio, almeno per il momento, non sono comunque molti. Ma è certo che, ad oggi, i giocatori in campo sono essenzialmente due, Iccrea e Cassa centrale. A conti fatti, c’è già un duopolio, seppur virtuale. Federcasse non ha dato almeno per il momento, ulteriori indicazioni sulla sua strategia in vista di settembre. E’ probabile che qualche trattativa con il Nord Est possa essere intavolata. Purchè lo si faccia in fretta, altrimenti la riforma rischia di rimanere solo sulla carta e rinviata a chissàquando. Alla prossima puntata.

Bcc, tutti i dubbi sul duopolio Iccrea-Cassa centrale

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