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Il Mezzogiorno, quello c’era al Nazareno, nel torrido pomeriggio romano di ieri. Michele Emiliano, Vincenzo De Luca, Mario Oliviero e persino Rosario Crocetta, fino a ieri spauracchio di tutto quel Pd filorenziano trascinato nella polemica sulle presunte intercettazioni sulla figlia di Paolo Borsellino. Presidenti di Regione made in Sud, al cospetto di un Matteo Renzi che ha agguantato la questione meridionale dopo la denuncia dello Svimez, convocando ad hoc una direzione del partito.

All’inizio sembrava che il leader democratico, apparso per la verità un po’ stanco, volesse partire con la solita giostra contro i “gufi”. Poi però, quando l’intervento sembrava l’esempio più puro della retorica renziana con un solenne “al Sud manca la politica, non i soldi”, ecco finalmente una piccola fiammata. Un barlume di strategia, al netto delle rivendicazioni sull’Ilva, per il rilancio del meridione.

Nessuna decisione immediata, nessun documento conclusivo, ma qualche idea da sviluppare da qui a settembre e magari da portare nella prossima legge di stabilità. Quella sì. Idea che corrisponde al nome di “masterplan”, come lo ha definito Renzi, tracciando la road map del Pd per il Sud. “Oggi si inizia una discussione. Si ascolta. Vi propongo un secondo momento di riflessione durante la Festa nazionale dell’Unità, o il 5 o 6 settembre. E poi il 15 o il 16 settembre mi piacerebbe che il Pd uscisse con un vero e proprio masterplan per il Sud”. Insomma, un forcing ai migliori cervelli del Pd affinché, da qui a settembre, elaborino una proposta articolata con tutte le ricette per il rilancio del Mezzogiorno.

La direzione di ieri è sembrata più un’occasione per dire ognuno la sua che un’occasione per dettare una linea più o meno comune. I convenuti, rappresentanti del Meridione in primis, hanno detto un po’ la loro dando una sensazione di confusione all’interno del Pd. La parola masterplan, non sembra essere insomma stata apprezzata un granché, o forse, molto più semplicemente, non è stata capita. E per questo non ha fatto colpo?

Ma che cosa si è detto? Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che solo sei giorni fa parlava di “scatenare l’inferno” pur di rilanciare il Sud e rivendicava come la sua Puglia i fondi Ue li spende eccome, alla direzione è parso un po’ disorientato. Per non parlare di Mario Oliviero, governatore della Calabria, che più che di discussioni e masterplan, ha parlato di “grandi progetti” da cui bandire ogni sorta di assistenzialismo “di cui non c’è davvero bisogno”. Poi è arrivato anche Crocetta, tra gli ultimi, ha scomodato persino Obama, elogiando le sue politiche per gli Stati più deboli.

Insomma, i governatori erano venuti a Roma non per ricevere una pacca sulle spalle ma per avere proposte concrete. O almeno una linea dal loro leader. Meno male che l’hashtag indicato da Renzi per l’occasione era #zerochiacchere. Se ne riparla, con maggiore compiutezza, a settembre.

Risultato? “Direzione superloffia”, ha chiosato il pur renziano Claudio Velardi.

Che cosa (non) si è detto alla direzione Pd sul Mezzogiorno

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