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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Raffaele Porrisini apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

Non fa in tempo a nascere, che subito il nuovo partito di Flavio Tosi scatena la rabbia di qualcuno. Ma non per le proposte programmatiche annunciate qualche giorno fa in conferenza stampa alla Camera dei deputati, bensì per il nome scelto. Come noto, il sindaco ex leghista di Verona ha deciso di chiamare la sua creatura politica con l’appellativo Fare! dopo aver avviato un sondaggio tra i sostenitori della Fondazione Ricostruiamo il Paese.

In cima alle preferenze c’erano anche altre due opzioni (Italia del Fare e Popolo del Fare), ma alla fine si è voluto privilegiare l’immediatezza dell’esclamazione, nel tentativo di identificare quel verbo che suscita l’immagine positiva di chi si rimbocca le maniche con la figura del leader. Non a caso, uno dei suoi slogan alle regionali venete recitava proprio «Siamo abituati a fare».

(CHI VUOLE “FARE” CON TOSI. TUTTE LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE DEL MOVIMENTO)

Qualcuno però aveva già fatto notare, all’indomani delle prime indiscrezioni, che il rischio di copiare altre esperienze politiche era dietro l’angolo. C’è già un partito che si chiama (più o meno) così, seppure molti lo considerino defunto; si tratta di Fare per Fermare il Declino, la forza turboliberista lanciata dal giornalista economico Oscar Giannino in occasione delle elezioni politiche del 2013 poi naufragata tra scandali imbarazzanti (la finta laurea del fondatore), polemiche interne e disastrosi risultati elettorali attorno all’1% se non addirittura sotto, come accaduto l’anno scorso con l’adesione a Scelta Europea.

Giannino ne è uscito, tornato a pieno regime all’attività giornalistica; attualmente il timone è in mano a Michele Boldrin, l’economista padovano che insegna alla Washington University in St. Louis. Ed è stato proprio lui su Facebook ad annunciare azioni legali. «Avviso dovuto: ciò che Tosi intenda fare non so, ma nulla ha a che vedere con Fare per Fermare il Declino. Nulla».

Fin qui la prima dichiarazione. Dopodiché, sollecitato dai commenti dei seguaci, Boldrin ha spiegato la differenza tra «copyright e brevetti dai marchi», lui che è contrario alla difesa della proprietà intellettuale, aggiungendo che «il marchio esclusivo è legittimo e proprietario. Ovvio che, in base a questo, quella di Tosi&Co, sia pura e semplice appropriazione indebita».

Accusato il partito dal nome simile di aver compiuto un sorta di plagio, Boldrin ha però precisato di non conoscere «i dettagli della giurisprudenza italiana abbastanza per dire se si configura una violazione della PI copyrighted», dunque «ora sento degli avvocati italiani e poi vediamo».

Infine il ragionamento politico: «Essendo Fare per Fermare il Declino il simbolo di un partito, c’è chiaramente una violazione che, a mio avviso, va impedita. Come per l’uso della freccia da parte dei Popolari di Mario Mauro (che mi sembrano spariti comunque, quindi abbiamo lasciato stare».

La matassa da sbrogliare è finita agli «amici del Cgt», il comitato di gestione transitoria del partito. «Vedremo come sia più appropriato agire». Ma una cosa è certa, chiosa Boldrin: «La valutazione politica, in ogni caso, è ovvia e plateale: han cominciato con una cialtronata».

(CHI VUOLE “FARE” CON TOSI. TUTTE LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE DEL MOVIMENTO)

Perché tra Boldrin e Tosi volano quasi le carte bollate

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