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Nella lotta ai drappi neri in Siria si può intervenire ma “solo se c’è una strategia per il dopo”. Nel suo incontro di ieri a Villa Taverna col vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, Matteo Renzi ha ribadito quella che è la linea del governo italiano, espressa anche nella riunione di giovedì scorso col capo di Stato francese François Hollande.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA

La via migliore per Roma è quella capace di coniugare azione concreta, diplomazia e risposta culturale (sul fronte interno, la posizione resta quella di “un euro per la sicurezza, un euro per la cultura”). “Abbiamo già visto”, ha detto il presidente del Consiglio comunicando i concetti chiave nella consueta e-news settimanale, “ciò che è accaduto in Libia, quando si è bombardato senza pensare” a ciò che andava fatto successivamente. Il colloquio tra i due è durato circa un’ora e, secondo fonti diplomatiche citate da Askanews, ha registrato sintonie sulla situazione geopolitica in Medio Oriente e Nordafrica.

LA STRATEGIA

Il terrorismo di matrice jihadista, ha sottolineato ancora il premier rivendicando la bontà della sua strategia di “medio periodo”, sarà un problema che “durerà a lungo” e dunque servono “nervi saldi e lucidità”. Nella coalizione internazionale a guida americana, al momento Roma offre da un anno i propri Tornado per voli di ricognizione, addestra i curdi, ma non bombarda le postazioni dello Stato Islamico. La Germania ha deciso di fare qualcosa di simile, annunciando in più l’invio di truppe in Mali per alleggerire gli sforzi francesi in Africa.
Dopo i fatti nella capitale francese, l’Eliseo ha svolto un tour diplomatico tra i partner di primo piano nel contrasto al terrore e ha rafforzato la collaborazione con la Russia in chiave anti Daesh. La risposta più forte in sede europea è arrivata dal Regno Unito di David Cameron, mentre Roma e Berlino hanno tenuto una posizione più prudente.

L’IMPEGNO DI ROMA

Ma Palazzo Chigi respinge l’idea che Roma sia defilata nel contrasto all’Isis e non stia rispondendo secondo le aspettative di Parigi, che ha chiesto maggior sostegno sia in sede europea sia bilateralmente. “Siamo uno dei Paesi con il maggior numero di soldati all’estero (circa 5mila al momento, ndr): dal Libano all’Afghanistan, dall’Iraq alla Somalia, fino ai Balcani”.

IL NODO LIBICO

La presenza italiana, ha rimarcato il presidente del Consiglio, “non può però essere scollegata da una strategia”, che va realizzata proseguendo il modello diplomatico inaugurato a Vienna per la Siria; format che il premier vorrebbe “replicare per la Libia” che resta la priorità italiana e il teatro dove eventualmente Roma può assumere su di sé ulteriori impegni e svolgere un ruolo di coordinamento. Ma sui destini dell’ex regno di Muammar Gheddafi pesa ancora una profonda incertezza. L’accordo per un governo di accordo nazionale fra le parti libiche (Tobruk e Tripoli) sembra ancora lontano. Dopo la conclusione del mandato di Bernardino León ora è la volta del tedesco Martin Kobler, che rappresenterà l’Onu nel difficile negoziato che, auspica Roma, potrà offrire positivi sviluppi nelle prossime settimane.

LA NOTA DELLA CASA BIANCA

Gli argomenti del colloquio sono stati confermati in una nota pubblicata dalla Casa Bianca, secondo cui Biden ha parlato con Renzi “delle relazioni bilaterali, della situazione in Medio Oriente e Nordafrica, del conflitto tra Russia e Ucraina, di sicurezza energetica e altri temi globali”. Il vice di Barack Obama, si apprende dal comunicato, ha anche ringraziato la Penisola “per il contributo italiano alla sicurezza internazionale, compreso quello in Afghanistan, in Iraq e nel bacino del Mediterraneo”. I due leader – si legge ancora – hanno discusso dei nostri comuni sforzi per sconfiggere l’Isis, della cooperazione contro il terrorismo e degli sforzi per contrastare l’estremismo violento”.

LA CRISI UCRAINA

Spazio anche al dossier ucraino, sul quale l’Italia è stata talvolta accusata di essere troppo timida nel condannare l’aggressività russa in Crimea e il sostegno del Cremlino ai ribelli filo russi che imperversano nell’Est di Kiev. “Sull’Ucraina, il vicepresidente e il presidente del Consiglio – prosegue la nota Usa – si sono trovati d’accordo sulla necessità di una piena attuazione degli accordi di Minsk”. Infine, Renzi e Biden “hanno discusso di sicurezza energetica e dell’importanza di diversificare le fonti”, fondamentale per diminuire la dipendenza del Vecchio continente dal gas di Mosca e spuntare le armi di ricatto di Vladimir Putin.

Che cosa si sono detti Joe Biden e Matteo Renzi

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